Apathy – Connecticut Casual: Chapter 2

Voto: 4 +

Nel suo esteso corso, l’operato di Apathy ha evidenziato segni di una personalità crescente, determinando un progresso ben più tangibile dal punto di vista umano rispetto a quello strettamente artistico. D’altronde, le sue qualità tecniche sono emerse sin dagli esordi e mai sono risultate oggetto di discussione, facendo intendere con chiarezza di trovarsi di fronte a un rapper stilisticamente brillante, segno tanto di talento naturale quanto di dedizione allo studio pratico di quell’aspetto così essenziale e oggi troppo ignorato, la padronanza del microfono, erigendo un invidiabile arsenale di rime unito a un carisma che ne ha immediatamente definito l’attinenza verso una svolta epocale dal punto di vista rinascimentale del Rap, dato il momento di risciacquo culturale che il medesimo, a cavallo del nuovo secolo, stava attraversando. Chad Bromley non è mai stato solo ed esclusivamente un punchline rapper e sostenere il contrario sarebbe una calunnia alla sua versatilità: si è fatto più intimo col trascorrere delle stagioni, ha conquistato traguardi importanti – uno su tutti, l’invidiabile longevità artistica – e ha avviato una carriera lavorativa importante, esterna alla musica, quale mezzo di sostentamento primario per potersi permettere di continuare a coltivare un amore che non genera sufficienti guadagni per tirare avanti, ha poi sofferto per le sue perdite e utilizzato il dolore per progredire, scoprire cos’altro ci fosse in quell’interiorità così complessa, dall’apparenza vile, ma certamente molto più profonda di quanto potesse sembrare forse perfino a lui medesimo.

Quello di “Connecticut Casual: Chapter 2“, pubblicato per celebrare il decimo anniversario del primo capitolo, è un Apathy meno rancoroso ma ancora fiero della sua scorrettezza politica, meno sofferente per come dimostra di aver cercato di mediare con alcuni aspetti di sé tramite l’accettazione di questi, conscio di quanto realizzato per il benessere suo e della famiglia, nonostante i travagli vissuti in gioventù; un insieme di messaggi che hanno dato luogo a un disco concepito per esclusivo bisogno di fornire direzione e significato all’introspezione messa in moto già da qualche album a questa parte. Quale miglior luogo di casa, per addivenire a tale scopo? L’amato Connecticut, sovente abilmente descritto abbinando l’ambiente all’impatto emotivo che ricopre per il protagonista, rimane in fin dei conti il posto ideale per ritrovare sé, mettere a fuoco i ricordi, silenziare tutto ciò che sta attorno, prendersi il tempo di riflettere, capire il senso di ogni cosa, centrarsi e accumulare le energie necessarie per ripartire di nuovo, osservando quell’acqua che ha dato luogo tanto al vissuto quanto alle storie immaginarie, regalando una vista senza fine e una sensazione di ritrovata pace interiore.

A livello di fattura compositiva, non è un disco diverso rispetto ai lavori che l’hanno preceduto, grazie al cielo Apathy mai si è interfacciato con cadute di stile mantenendo uno standard qualitativo permanentemente alto: il vero valore aggiunto dell’operazione risiede nel saper trasmettere uno stato d’animo, appunto, differente. Tale percezione è direttamente allacciata alla dichiarata necessità di fare dischi per sé, gli altri apprezzeranno di conseguenza, nonché alla decisione di delegare la composizione dell’esatta metà dei beat a Playa Haze, scelta indubbiamente vincente per come centra le esigenze del rapper senza snaturarne l’essenza del suono abituale, ma plasmandolo da un altro punto di vista, privo di alcuni automatismi nei quali Ap aveva senz’altro indugiato, con lievi ma tangibili effetti sulle potenzialità complessive di alcuni dei suoi album trascorsi. Non è una rinuncia totale, la firma individuale in calce a quattro delle migliori strumentali qui presenti è ben evidente, tuttavia la primaria concentrazione al microfono e il maggior peso dato al contributo esterno conducono a un lavoro di rilievo in una carriera già di per sé abbondantemente stellata.

La progressione di trombe con cui “Connecticut Formal” apre le ostilità è la prima di tante altre fonti d’entusiasmo, l’eccellente senso figurativo del testo non risparmia colpi bassi, i riferimenti acquatici assegnano la giusta continuità tematica alle strofe, il revisionismo biografico e il parallelo con l’attualità portano alla visione di un uomo soddisfatto delle proprie conquiste e soprattutto a suo agio nei panni di se stesso (<<nasty! Livin’ my life like Jay Gatsby/the pussy gotta be exceptional for you to catch me/man amongst mermaids walkin’ over water/she never been wetter from all the things that I taught her>>). La sontuosa “Fenwick” prosegue nel filone marittimo estivo intersecandolo sapientemente al senso di appartenenza territoriale, lo status economico diverso dal passato permette di godersi maggiormente la vita ma anche l’ambiente, abbracciando quel ricercato senso di libertà così ben espresso dalla splendida voce di Kappa Gamma nel ritornello e da una strumentale esclamativa per come taglia e ricuce il doppio sample di cantato.

E’ evidente l’orgoglio di non essere cambiati dinanzi a possibilità diverse, che derivano dalla forza di volontà e sono il frutto di tanto lavoro, inquadrando una persona che apporta una morale Hip-Hop in tutto ciò che fa, come dimostra la disquisizione sui traguardi raggiunti proposta da “Never Change”, l’importanza di rimanere fedeli ai propri pilastri interni è espressa con una scrittura che prende fortunatamente le distanze da qualsiasi prevedibilità (<<fuck all these piranhas, my persona can’t be bitten/I’ll be gettin’ the job done when y’all are bullshittin’/y’all ain’t transmittin’ ‘cause you ain’t got the equipment/I’m just wired different, man my galaxy is distant>>). Non per questo si dimenticano i vecchi tempi, durissimi per le economie ma insostituibili in quanto testimoni di cameratismo e condivisione, tema su cui “Hammond Court Kids” letteralmente sguazza, offrendo un ottimo giro di chitarra, batteria polverosa e immagini potenti, esprimendo ogni concetto con enunciato perfetto, denso di prelibatezze quali rime interne multiple, assonanze e allitterazioni.

L’inventiva delle liriche fa sempre sentire il suo peso all’interno del pezzo, sia che si tratti di estrarre le rasoiate più affilate, sia che si passi a un orientamento maggiormente fantasioso. “No One Can Hear You Scream In Space” è particolarmente efficace nell’esprimere emozioni costruendovi attorno un’ambientazione sci-fi che fornisce quello stesso senso di isolamento acquatico, missione compiuta grazie pure al delicato cantato in sottofondo, simbolo di una tanto ricercata armonia interiore. “Todd McFarlane”, esplicita dedica al fumettista canadese, mira invece a ripristinare un’immagine selvaggia, addensata da un flauto scuro, che pare estratto da una videocassetta registrata negli anni ottanta, nonostante Celph Titled non faccia nulla per dimostrare qualche progresso figurativo, oramai fermo da tempo immemore. “Around The Planet” bastona durissimo con un beat eccezionale, proponendosi quale scenario ideale per mollare liriche adrenaliniche, ricche di doppi sensi di sicuro effetto (<<while I be rippin’ rappers like sharks eatin’ whale guts/Steven Spielberg called me, “Bruce”/you’ll have to google that one, or you’ll be all confused>>).

C’è molto altro da scoprire, tra una puntatina in bianco e nero al musical d’annata con tanto di Slick Rick campionato per il ritornello (“Eazy $”), un nuovo brano dedicato alla saga dei Kennedy (“Jackie O”), accorte riflessioni sulla propria paranoia (la bellissima e significativa “Vacation”) e l’ipnotica “Tick Tock Tick”, opportunamente collocata in chiusura e densa di messaggi intrinseci (<<now I’m here fightin’ time just to craft another classic>>), definendo i tratti di un progetto che si dimostra ancora una volta maturo senza alterare ciò che ha alla base. Se i risultati sono tali, Apathy continui senza problemi a fare dischi per se stesso: l’utenza che da anni gli è affezionata non potrà che essergliene grata.

Tracklist

Apathy – Connecticut Casual: Chapter 2 (Dirty Version Records 2024)

  1. Connecticut Formal
  2. Hammond Court Kids
  3. No One Can Hear You Scream In Space
  4. Vacation
  5. Jackie O
  6. Fenwick [Feat. Kappa Gamma]
  7. Never Change [Feat. Little Vic]
  8. Around The Planet
  9. Eazy $
  10. Todd McFarlane [Feat. Celph Titled]
  11. Kingdom Of The Coroner
  12. Tick Tock Tick

Beatz

  • Apathy: 1, 2, 6, 8
  • Playa Haze: 3, 5, 9, 10, 11, 12
  • Alcapella: 4
  • Little Vic: 7
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