Aesop Rock and Blockhead – Garbology

Voto: 4 + +

Diversamente dalla maggior parte dei generi musicali, per loro natura espressione di band più o meno allargate, l’Hip-Hop ha trovato spesso la sua dimensione ideale in un rapporto di forze che ne semplificasse al massimo ruoli e processo produttivo: il duo, sovente – non in via esclusiva – rappresentato dal binomio mc/beatmaker, è l’assetto base di molte realtà entrate con prepotenza nei cuori, nei ricordi e nelle collezioni dell’utenza specializzata, da Eric B. & Rakim, EPMD, Gang Starr e Black Sheep, fino a Pete Rock & CL Smooth, Mobb Deep, Blackalicious e Atmosphere (cito per affetti personali). Ma duo, in sostanza, è anche quello formato da Aesop Rock e Blockhead; amici dal periodo universitario (sono entrambi del ‘76), il secondo partecipa all’esordio del primo già nel 1997 (l’autoprodotto “Music For Earthworms”), contribuendo poi in maniera determinante alla riuscita di alcune delle sue opere più importanti (“Float”, “Labor Days”, “None Shall Pass”). Nel quarto di secolo (o quasi) che verrà, la presenza dell’uno nella vita artistica dell’altro sarà un elemento chiave delle rispettive carriere; all’elenco mancava però un progetto firmato in coppia, ringraziamo pertanto la solita Rhymesayers per aver impacchettato “Garbology”, fuori in tempo per essere annotato nella lista dei prossimi regali di Natale.

Il disco nasce in seguito a un evento luttuoso (la morte, nel gennaio 2020, di Kurt Hayashi, skateboarder e regista della clip per “Hot Dogs”) da cui origina una fase di stasi creativa – lo dice il comunicato stampa, quindi tant’è; ciò significa che bisognerebbe forse retrodatare la realizzazione di “Spirit World Field Guide”, pubblicato sul finire dello scorso anno in scia a un periodo comunque intenso, se tra “The Impossible Kid”, la O.S.T. di “Bushwick” e “Malibu Ken” (con Tobacco) non trascorre neppure un triennio pieno. Al netto dell’esatta scansione cronologica, chiesta a Tony una cartella di beat, è attraverso la scrittura che Ian ha messo ordine nel sopraggiunto caos interiore, sviluppando in corso d’opera il tema che avrebbe unito tutti i brani messi via via da parte: garbology, la scienza che disegna modelli sociali a partire dallo studio dei suoi scarti, metafora – nel nostro caso – di un uomo ridotto a pezzi e che, per ritrovarsi, ha bisogno di scandagliare ogni parte di sé. Questa la spina dorsale di un’operazione che, come avranno preventivato i fan dei due protagonisti, non procede mai in linea retta, laddove in tanti sarebbero invece caduti in un canovaccio tetro, funereo e banalmente incupito dagli eventi.

Ecco, Aesop Rock e Blockhead non vanno confusi con quei tanti e l’esperienza immersiva di “Garbology” ne rispecchia sia l’attitudine complessa, ricca di sfumature, che la ben nota competenza tecnica. Abbinamento riscontrabile in ogni loro lavoro e non meno presente in quest’ultimo, rendendo del tutto inutile un approfondimento su ambedue gli aspetti: flow, voce, interpretazione e vocabolario sono i perni di una performance lirica che, di volta in volta, non possiamo che ritenere eccellente; originalità nella scelta dei sample e un gusto compositivo solidissimo, che riconosciamo per la sua oggettiva unicità, sono gli attributi di un percorso musicale denso, sontuoso, rotondo. Aggiungere ulteriori chiacchiere serve a poco, idem dover spiegare che siamo al cospetto di due giganti dell’Hip-Hop; al contrario, è opportuno chiarire che il risultato ottenuto dalla combinazione di tutti gli ingredienti abbia in sé un’efficacia che ne premia la fruibilità (booklet alla mano…), scansando il rischio pesantezza insito in un concept che smorza un po’ i toni puramente astratti di “Spirit…”.

E dunque il discorso non può che prendere il via da uno sguardo sul clima quotidiano, parafrasando Gil Scott-Heron (<<black mask snack on whatever’s in the dash cam/it’s not an ad, hashtag or a tap dance/Patsy, the revolution will not have Jazz hands>> – è il primo estratto video, “Jazz Hands”) su un’evocativa strumentale che ricorre a cassa e rullante solo sul finale; senso d’insicurezza e minaccia che prosegue nella sinistra “Wolf Piss” e nello storytelling di “Legerdemain”, la cui consueta dovizia di dettagli rimarca la qualità del Rap di Aes (<<owl on my shoulder, initials on the katana/whispering something wicked through a moisture-wicking balaclava/not a cop in sight, not a watt of light in the fog/silent night to God almighty just from lighting cigars>>). Elaborata è altresì l’ottima “Difficult” (lo schiocco potente della batteria è una goduria!), passaggio all’introspezione e conseguente incremento del tasso di visionarietà, con barre impenetrabili come <<troubleman-ish, I’m an apple with no tree/I’m ground swell crashing every castle at Jones Beach/it’s beautiful as Jolene hair in the sun/or any adversary wrapped up in an area rug, oh Jesus>>.

Ispezione che in “Oh Fudge” – “La metamorfosi” di Kafka secondo Aesop Rock – assume contorni ripugnanti, con descrizioni che fanno pensare a una sorta di blob putrescente (<<I slosh when I move, mop not a broom, my body ate my shoes/mold on his robe, moles on moles, I don’t have any bones>>). A stemperare quanto basta un’andatura che necessita di un’alta soglia d’attenzione è la reunion dei Lice in “All Day Breakfast” (con una bella strofa di Homeboy Sandman), boccata d’ossigeno in un tratto conclusivo particolarmente carico: di delusione (quella che traspare dal secondo singolo, “Flamingo Pink”), di difficoltà nella socializzazione (<<I’m trouble, you troubleshoot a lot/cue his blue blockers maneuvering through the future shock/where fam from a differеnt phase of the crawl/get to stеp up and fail to communicate through a wall>>“Fizz”) e di nevrosi indotte dall’incrocio tra mezzi di comunicazione e attualità (<<late night, thriller, reality, drama, western/it’s all politics, I’m all dead nerves>>“That Is Not A Wizard”). La Nera Mietitrice non può che emergere al termine del viaggio, quando “Abandoned Malls” fa esplicito riferimento a Kurt Hayashi chiudendo il cerchio con un flusso di coscienza che potrebbe – o magari no – raccontare lo smarrimento derivante da un dramma così umano, la perdita di una persona cara.

Questo il contenuto, questa la sequenza che vi attende nei cinquanta minuti complessivi – a spanne. Ma a tenere assieme il tutto è la somma dei talenti di Aesop Rock e Blockhead, la loro capacità di combinarsi, di accompagnarsi, di appaiare umori e vibrazioni grazie a un approccio coraggioso, che se ne frega del sound glabro che va oggi nell’underground, dei testi brevi e concisi (in “Garbology” la terza strofa è consentita), dell’intrattenimento spiccio e dell’immediatezza. E allora l’eccezione, la distanza dallo stereotipo, in un ambiente nel quale la norma è data dalla somiglianza reciproca, è ancora una volta rappresentata da questi due grandi artisti. Grandi a prescindere dall’anagrafica.

Tracklist

Aesop Rock and Blockhead – Garbology (Rhymesayers Entertainment 2021)

  1. The Only Picture
  2. Jazz Hands
  3. Wolf Piss
  4. Legerdemain
  5. Difficult
  6. All The Smartest People
  7. Oh Fudge
  8. More Cycles
  9. Flamingo Pink
  10. All Day Breakfast [Feat. Homeboy Sandman]
  11. Fizz
  12. That Is Not A Wizard
  13. The Sea
  14. Abandoned Malls

Beatz

All tracks produced by Blockhead

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