M-Dot – Daze Of Greed
Potremmo discutere a lungo sul numero di volte in cui la musica si è rivelata appiglio di salvataggio, alleviatrice di sofferenza e patimento, cunicolo ideale nel quale riversare il dolore, tornare a vedere le cose da una prospettiva migliore, senza giungere a una stima definita: la musica rende la vita migliore e per molti è terapia personale. L’anima artistica di M-Dot si relaziona all’Hip-Hop in maniera ideale, incarnando in sé un’individualità che ha dovuto sudare ogni suo progresso, goccia dopo goccia, continuando a sperare in un domani migliore di ieri e giungendo in chissà quante occasioni a dubitare di sé, degli sbocchi futuri della strada intrapresa, chiedendosi se ne fosse davvero valsa la pena. E’ la storia di chi parte dalle retrovie, con metri di terreno da recuperare, conformando una mentalità ferrea, ferita ma mai doma, imperterrita nel cercare di restituire all’Hip-Hop ciò che lo stesso ha generosamente regalato a tanti in termini di emozioni, instancabile nella mancanza di resa e nell’accumulo di ore di lavoro e perfezionamento la cui misura nessuno, se non il protagonista, potrà mai realmente conoscere.
Solo così è stato possibile aggiungere, un capitolo per volta, linfa a una carriera sottovalutata come tantissime altre ve ne sono state in passato, con la soddisfazione di poter conteggiare oggi il quarto episodio – nonché il terzo in altrettante primavere – di una discografia che fa della consistenza il suo caposaldo. A Michael Januario va l’indubbio merito di aver dimostrato di non voler bruciare le tappe, complice un percorso lineare nella sua progressività, atto a gustarsi per un attimo l’obiettivo raggiunto per poi posare l’occhio sul successivo, senza sprecare tempo o lamentarsi della poca esposizione, investendo piuttosto risorse ed energie per solcare i palchi del natio Massachusets, nonché un pacco di voli transoceanici per meglio farsi conoscere nel vecchio continente. “Daze Of Greed”, alla stregua dei suoi predecessori, è permeato di demoni interni, quelli che arrivano spesso e (mal)volentieri a disturbare il sonno nelle ore meno opportune, quando si cerca una meritata pausa da lavoro, stress, fatica e difficoltà assortite: dimostra come la musica possa sostituirsi al lettino del terapeuta, sono sufficienti una manciata di testi pronti per essere trasmessi al microfono di una stanzetta insonorizzata, accompagnati da pulsazioni ai quattro quarti che richiedono la stessa maestria compositiva delle liriche, il risultato è un canale di scolo idoneo per lasciar andare quei pensieri tormentati, quel dolore generato da situazioni avverse, vite passate in una lotta costante con gli altri e soprattutto con se stessi, con chi si pensava fosse vicino e se n’è andato nel momento di maggior bisogno, con chi ha preferito frantumare certezze invece che supportare moralmente.
Per quanti siano stati gli apprezzamenti meritatamente ricevuti dai dischi di M-Dot, “Daze Of Greed” ne rappresenta un grado di ulteriore maturazione, umana e artistica, rivelandosi il lavoro più completo che il rapper di Boston sia riuscito a portare a compimento. La formula costruttiva persevera nella ricerca costante del co-sign, l’avvaloramento di capacità da parte di chi è o è stato grande nello stesso campo, metodologia che amplia l’elenco di nomi che hanno fornito approvazione e collaborazione per il suo operato; oltre a ciò, si assiste a una particolare evoluzione nella multidimensionalità del personaggio, grazie al tangibile miglioramento nel campo dell’autoproduzione, qui presente in percentuale minima ma che nulla ha da invidiare a firme di spicco. Partiremmo proprio da questo particolare passaggio per analizzare il contenuto dell’album, ovvero da una “Willows Weep” capace di sfoderare le emozioni già in apertura, attraverso una musicalità nata dalla commistione tra chitarra, sezione di trombe e piano, le quali creano melodie quasi celebrative di tutti gli ostacoli affrontati e dignitosamente superati, ricordando i tempi di sfiducia, abbandono e ricostruzione della propria vita. Il taglio dei brani è infatti molto personale, a volte, come in “Hand In Hand”: il tono si fa più rancoroso, desideroso di restituire il male al mittente, condividendo dettagli intimi, che toccano nuovamente argomenti delicati come la separazione, la lotta per vedere il primogenito, la dipendenza e la cura, sopra un coro loopato in compagnia di qualche tocco di piano e un ritornello ben cantato da Lateb (uno dei rapper della crew EMS), gradevole aggiunta in più di qualche traccia.
L’esorcizzazione dei propri inferi sta al centro del disco tanto quanto la volontà di trasmettere emozioni a volte malinconiche, in altri casi positivamente energizzanti. Al primo gruppo appartiene senz’altro quanto suscitato dall’intensità del loop pitchato di “Close”, dove a cantare il refrain stavolta è Kore, adornata da un chitarrone che assapora tanto di anni ottanta e barre che riprendono i collegamenti assonanti tra la fine di una e l’inizio della successiva; la profonda “Can’t Decide”, dotata di un semplice ma infallibile loop di tromba, attraversa la paranoia per il trascorrere del tempo, per le amicizie perse per strada, per il giudizio altrui (<<I look up at the sky, askin’ what’s next/burning on my shoulder, haed down feel the stress/we share the pain together, so it comes from there/never sweat the anger cause it comes from fear/I wonder when it’s my turn and my number’s called/are you scared to die? Or not scared at all?>>). Vi sono poi i sentimenti di amore e purezza espressi verso l’arte della metrica, il solido boom bap di “Running Shoes” giunge sotto forma di storytelling a raccontare l’infatuazione per il Rap, partendo da elementi iconici come le cuffiette, il walkman, il bus, fino a giungere alle prime esercitazioni, esibizioni, gare, per virare quindi sull’esperienza accumulata sul palcoscenico.
“Mic Check” è un altro esempio di scrittura creativa, una lettera ricca di metaforici cuori indirizzata all’amico di una vita, il microfono, compagno di numerose battaglie. “The Enemy Is Everywhere”, più moderna nell’allestimento sonoro, offre barre d’acciaio, scatenando la grinta di un artista costantemente affamato nonostante quanto già realizzato, un tripudio di fuochi e fiamme motivazionali, una rivincita personale contro chiunque abbia dubitato che un giorno sarebbe arrivato ciò che stiamo ascoltando oggi. Non mancano poi i pezzi di puro intrattenimento, dove Michael tiene altissima la concentrazione metrica per via della contemporanea presenza del riverito Grand Puba, per una “Run Along” nella quale Mighty V.I.C. stravolge un noto sample utilizzato dai Gang Starr dando luogo a una traccia elettrizzante – anche per lo spettacolare concept del relativo video; “Certifiable” è squisitamente sotterranea, dominante nella linea di basso, ricca di assonanze e attitudine lirica; “You And You”, forse l’anello leggermente più debole della catena produttiva, si distacca dal resto in qualità di momento di pausa dalla pressione emotiva, dove ci si vuol semplicemente divertire a suon di rime.
Buon ascolto, dunque, a chi saprà immedesimarsi nelle stesse problematiche qui esposte, vuol sognare in grande anche se la voglia di tirarsi indietro persiste, cerca sollievo, soddisfazione e Rap diretto, capace, che nella sua voluta distanza dalle genialità che la massa vede dovunque parla di vita di tutti i giorni nella sua assoluta e splendida normalità. Quella che bisognerebbe esser più bravi a cogliere, anche quando le cose non vanno come si è progettato.
Tracklist
M-Dot – Daze Of Greed (Own Lane Music 2024)
- Greed Intro
- Willows Weep
- Can’t Decide
- Hand In Hand [Feat. Lateb]
- Run Along [Feat. Grand Puba]
- The Enemy Is Everywhere [Feat. Benefit]
- Certifiable [Feat. Kore]
- Close [Feat. Kore]
- Essence Lifted [Feat. Estee Nack and Ty Farris]
- Unexpected [Feat. Big Shug]
- Running Shoes
- You And You [Feat. Revalation]
- Avenues [Feat. R.I.Q. and Jay Cruz]
- Mic Check
Beatz
- Victor Keys: 1
- M-Dot and Quiz: 2
- Elliot The Producer and Quiz: 3
- Pauly Cicero: 4
- Mighty V.I.C.: 5
- Vinny Idol: 6
- Rawmatik: 7
- Gajos: 8
- B Leafs: 9
- Apollo Brown: 10
- Roccwell and Jonas “Jongenz” Oberressl: 11
- M-Phazes: 12
- 88-Keys: 13
- Chill-iLL: 14
Scratch
- Dom2er and Dj 7L: 5
- Dj Decepta: 7
- Mista Sinista: 11
- LP2: 12
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