Czarface – Czartificial Intelligence

Voto: 3,5

Nell’arco di una decade di onorata attività, il franchise Czarface è divenuto una delle realtà più importanti del panorama underground. La parabola del supergruppo formato da Esoteric, 7L, Inspectah Deck, Todd Spadafore e Jeremy Page ha vissuto i suoi picchi di inarrivabile gloria, a volte offerto momenti altalenanti, caratterizzati da un’ispirazione non sempre fervente, e saputo coniugare con efficacia il mondo del Rap a quello dei supereroi, conseguendo in un rinnovato rialzo nella quotazione di due mc’s assai sottovalutati, proliferando in una seconda giovinezza. Da un lato, il marchio 7L & Esoteric ha nominalmente cessato di esistere sulle copertine dei dischi oramai da qualche tempo, per quanto il tag team di Boston non abbia in realtà mai smesso di lavorare in affiatamento; dall’altro, l’operazione in sé è risultata determinante nel fornire nuova linfa espositiva a uno dei protagonisti – ingiustamente – meno celebrati del leggendario Wu-Tang Clan, la cui eco (ricordiamo le partecipazioni sparse di Method Man e GZA, oltre alla fruttuosa collaborazione con Ghostface Killah) ha permesso la realizzazione di alcuni tra i passaggi più significativi di un super-gruppo oggi giunto a un’attrattiva tale da richiamare persino l’attenzione della Virgin Records, che ha messo i Nostri sotto contratto proprio lo scorso ottobre.

Nulla è cambiato nella figurativa epopea narrativa esposta in questi dieci anni, arco temporale testimone di un’estrema puntualità nella cadenza delle pubblicazioni – senza riempire le righe di numeri, trovate tutto nei nostri archivi – così come non sono variate troppo le impressioni generali sull’operato del quintetto, le quali trovano adeguata conferma in questo più recente progetto. La chimica interattiva tra Esoteric e Deck è ideale, ciascuno completa vicendevolmente l’altro a suon di barre stuzzicanti e golose dimostrazioni di abilità metrica, fruendo di un sound evoluto nel corso del tempo, partito dalla grezza ruvidità degli esordi fino ad aggiungere gradualmente un elemento essenziale per l’effetto sci-fi desiderato, il sintetizzatore, mantenendo un’ossatura costantemente votata al boom-bap. La formula non ha sempre dato i risultati sperati; anche perché c’è un primo album che, oltre all’effetto sorpresa, ha posto con tutta probabilità l’asticella molto in alto nella sua natura di (raro) classico degli anni dieci, recitando un ruolo di peso nel costante paragone innescato con tutte le uscite successive con un livello di attesa fuori dall’ordinario.

Se in passato ci si è comunque arrivati vicino (in parte grazie ai preziosi contributi di Tony Starks e dell’indimenticato Doom, certamente tra le figure più pertinenti alle ambientazioni qui proposte), altri episodi si sono invece barcamenati nel mezzo di una rischiosa ripetitività, qui nella produzione, là nel contenuto lirico, sbilanciando un equilibrio che “Czartifical Intelligence”, pur nel suo costituire un articolo ricco di pregi, non riesce del tutto a riallineare. Se è vero che l’operato lirico è nel suo complesso eccellente per via di una verve energetica finalmente al pieno delle sue possibilità, per i geniali giochi di parole e per uno svolgimento tematico che esce finalmente quel tanto dal seminato, evidenziando forti capacità concettuali in fase di scrittura, è vero pure che la collezione di strumentali non riesce a creare quel clima di desiderata esaltazione, riesumando quella diseguaglianza tra la piena espressione delle potenzialità di gruppo e l’effettiva risultanza delle prove.

L’apertura delle ostilità è quantomeno esemplificativa rispetto a quanto sostenuto, nel senso che tanto “Czarchimedes’ Death Ray”, ennesimo pezzo privo di mordente posto all’inizio della scaletta, quanto “Blast Off”, distinta da una composizione che non si sposta dall’anonimato, non tengono fede al fuoco emesso dai testi, colmi di momenti dall’effetto rewind istantaneo grazie alla prolificità di Deck nell’incastrare ovunque rime polisillabiche a ripetizione e alla sagacia delle imponenti one-liners messe in campo dall’inventivo Seamus Ryan (<<your comebacks are Kristaps, meaning they’re poor Zingers/…/I put heads to bed like going where Biggie is from>> – ambedue dal primo brano). L’effetto Czar si fa sentire, ma è necessario qualche skip per giungere alla miglior espressione del virtuosismo, intenzione senz’altro centrata da pezzoni quali “Sirens”, deliziosa nel suo citare tastiere alla John Carpenter, mentre il solito Deck dispensa lezioni di sopravvivenza nel gioco con grande esperienza, come pure da “All That For A Drop Of Blood”, dove il sintetizzatore si rivela ancora una chiave di successo, col Rebel INS a mutare la tematica tuffandosi nell’autobiografia (<<I remember when I didn’t have a dollar/young black and hungry just living with my momma/eyes out for one time, sliding on the collar/old photographs how I got to know my father>>), esponendo una versatilità che alcuni degli album precedenti non liberavano. Esoteric risponde a dovere attraverso una “Mama’s Basement” emozionante, seppur priva di un beat così particolarmente significativo, ricca di ricordi privati capaci di intersecarsi a meraviglia con l’argomento principe – i fumetti – assumendo un tono vocale costernato, sofferto, unendo storytelling, wordplay da urlo (<<got more back issues than Larry Bird in ’92>>) e un cesto floreale sotto forma di un ritornello che abbassa lo snapback di fronte alla più grande tribù mai esistita.

Senz’altro meritevoli di menzione sono “Frenzy In A Far Off World”, la quale utilizza l’immancabile beat switch virando magistralmente verso la porzione finale dove il sound delle tastiere eleva il risultato al quadrato e dove il trio, per l’occasione comprensivo di Frankie Pulitzer, erige barre ad alte dosi di autoreferenzialità; interessante è l’addizione di Nems per una “You Know My Style” aggressiva, tempestosa nel suo generare rime da battaglia a getto continuo; “Live From Czarnegie Hall” vede ancora Eso ingranare la sesta (<<catch me walking with dog like Daryl Dixon, that’s Norman Reedus/dipping on the organ eaters with the morbid features>>) su una produzione gradevolmente rétro, assemblata su accenni Jazz appena percepibili e piacevoli rumori ossessivi in sottofondo a fare da scheletro per il loop, nonostante la ritmica non paia del tutto ideale per Kool Keith, gettonato anche in compagnia del compare Godfather Don su una “Helicopter” pressoché incolore.

In un congruo numero di occasioni, dunque, la parte leonina viene recitata dal concept del brano, dalle referenze a effetto ben allacciate tra loro (<<victories are flawless, shout to Ed Boon>> smorza in parte la letargia di “Czarsenic”, flow compresi) o dalle modalità nello svolgimento. “Gatecrasher”, ancora, dimostra padronanza nella costruzione di una scenetta divertente, teatrale, assurda, che tanto ricorda l’innovazione espressiva dei De La Soul nella metodologia, con i protagonisti a seguire adeguatamente un copione, sviluppando la situazione con immaginazione e capacità d’intrattenimento; “Marvel At That (Road Trip)” utilizza un vecchio trick di Esoteric, l’elencazione alfabetica, struttura originale e umoristica – riuscita grazie anche alla partecipazione del figlio – evidenziando una forza lirica che entrambe le strumentali appena citate non riescono a corredare, trattandosi di carinerie e non di forza bruta. Quest’ultima è riservata a porzioni massicce come “One Eleven Chelsea”, dove i microfoni rimangono in silenzio in un incedere da pellicola cinematografica, costituendo una vera e propria mina di assicurata detonazione.

Sebbene lo stato di grazia dell’omonimo esordio rimanga lì, un buon gradino più in alto di tutto, custodito in una teca dal vetro indistruttibile, “Czartificial Intelligence” rinfresca in maniera più che soddisfacente la saga pur mancando di innovarla in via significativa, solidificando la discografia di una realtà che sta indiscutibilmente segnando l’Hip-Hop più recente, con tutta la fatica che costa al giorno d’oggi mantenere un accettabile grado di longevità.

Tracklist

Czarface – Czartificial Intelligence (Silver Age 2023)

  1. Czarchimedes’ Death Ray
  2. Blast Off
  3. All That For A Drop Of Blood
  4. You Know My Style [Feat. Nems]
  5. Mama’s Basement
  6. Frenzy In A Far Off World [Feat. Frankie Pulitzer]
  7. Czarsenic
  8. Gatecrasher [Feat. Doctor Destruction and Logic]
  9. Sirens
  10. Helicopter [Feat. Godfather Don and Kool Keith]
  11. One Eleven Chelsea
  12. Marvel At That (Road Trip)
  13. Live From Czarnegie Hall [Feat. Kool Keith]
  14. Together

Beatz

All tracks produced by The Czar-Keys

Scratch

All scratches by Dj 7L

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