Che Noir – Food For Thought

Voto: 4 – –

Non so se qualcuno – oltreoceano, beninteso – abbia già proposto un approfondimento in merito, ma c’è un tema nell’Hip-Hop dell’ultimo lustro abbondante ed è pure bello grosso: il ruolo cardine assunto da tre città poste in linea retta su una distanza di circa 150 miglia nella fascia occidentale dello Stato di New York, da Buffalo (quartier generale di Griselda Records), passando per Rochester (Lil’ Eto, 38 Spesh), fino a Syracuse (riflettori puntati su Stove God Cooks). Lungo quest’asse, per ovvie ragioni connesso alla scena dei Five Boroughs, l’underground ha ritrovato – certo non in via esclusiva – linfa vitale, ispirazione, trainando con sé un carrozzone che si stava disabituando tanto all’uso dei sample quanto alle finalità di quel parental advisory impresso in maiuscolo su ogni fronte copertina più per prassi consolidata che per reale necessità. Lungi appunto da noi l’intenzione di addentrarci in una disamina che attiene solo di riflesso alla sfera musicale, ci limitiamo a registrare un numero crescente di recensioni dedicate ad artisti provenienti da uno dei centri citati in alto; elenco che va a ingrossarsi con la qui presente Che Noir.

All’anagrafe Marche LaShawn, ventott’anni da compiere quest’aprile, la rapper e producer di Buffalo compare per la prima volta sulle nostre pagine quando prende parte a “Son Of G Rap” di Kool G Rap e 38 Spesh; è il 2018 e seguiranno presto, oltre ai molteplici featuring, diversi progetti rilasciati a breve distanza l’uno dall’altro, alzando quanto basta l’asticella in “…As God Intended”, realizzato in coppia con Apollo Brown, pubblicato sotto Mello Music Group e corredato da partecipazioni di assoluto rilievo (Black Thought e Skyzoo). In verità, dell’album ricordiamo più la prova cristallina della stessa Che Noir che il contributo ancora una volta ridondante del suo compagno di viaggio; fatto sta che, dopo un 2021 trascorso in sordina, il suo ritorno è nel segno del self-making: “Food For Thought”, un intro, due skit e nove brani per quasi trentacinque minuti complessivi, nessuna label ingombrante sullo sfondo, metà delle strumentali firmate in proprio, collaborazioni che rinsaldano intese pregresse e una gamma tecnica che si conferma di qualità appropriata.

<<When I say eat, you know, I’m not talking about edible food, I’m talking about mental>>. Nell’accompagnarci all’interno del disco, la giovane artista fa subito chiarezza sul cibo che andrà a colmare quel piatto vuoto: pensieri, riflessioni, racconti personali che pongono in risalto un vissuto vero, reale, esibito senza particolari smancerie. Questioni pratiche, come quelle suggerite in “Split The Bread”: <<own a business on the side, I sell clothes to keep me richer/my baby sister only person that I’ll hire/…/born in april, my sign is ares/had to learn to play my cards right, it’s like solitairе>>; ma anche le cicatrici che emergono sia da “Praises” (<<was the youngest of my crew, so they judged me off my moves/but they don’t understand my pain, ‘cause they don’t come from where I grew/…/I lost my friend and brother in the same year, couldn’t hide my/emotions, been the darkest times of my life/I had to face fear/took my pain and wrote on a page and made it Shakespeare>> – deliziosa l’ultima assonanza) che dall’ottima “Communion” (<<for years I been dealin’ with trauma, I took a step back/from friends dyin’ to prison visits and see my step dad/…/they put me in them Special Ed classes and tried depriving me/mental health not addressed in our society>>).

L’introspezione è dunque la portata principale di “Food For Thought”. Condita da diversi riferimenti alla fede, alla costruzione di una carriera che possa soddisfare anche dal punto di vista economico e alla capacità di rialzarsi dopo sconfitte, dolori e perdite – siamo più o meno lì anche col secondo estratto video, “Bless The Food”. E’ tuttavia altrettanto vivo lo spirito combattivo di una liricista che si è imposta tra le più capaci nell’ambito dello scontro verbale. Sono sue le barre più potenti della posse tutta al femminile “Ladies Brunch” (<<I spit the coldest rhymes, even before my time was known as nice/they been quoting my lines since niggas was rocking fros and spikes>>) e il passo di “Table For 3”, altra clip e medesimo assetto proposto in “Hunger Games” (da “After 12”) con Ransom e 38 Spesh, ne ribadisce il buon arsenale di punchline. Considerazione cui giungiamo altresì grazie alla prova in solitaria di “Brains For Dinner”, che in quanto a ferocia non si fa mancare nulla: <<I collect rappers, drag ‘em, wrap ‘em in the cover/but death is way too easy, nah, I’d rather watch them suffer/…/nigga, pain left us as trained killers/it’s food for though, nigga, I’m eatin’ brains for dinner>>.

Il sound è asciutto, funzionale, adeguato all’insieme pur in assenza di picchi vertiginosi; i featuring sono di pari efficacia (peccato però che a Rome Streetz tocchi solo il ritornello di “Gold Cutlery”); la protagonista mette in evidenza abilità che riteniamo incontestabili. Ne consegue agevolmente un giudizio positivo, sì, ma soprattutto appuntiamo il nome di Che Noir tra i più interessanti di una generazione che si è fatta le ossa consumando il miglior Rap newyorkese e ne sta riportando in auge l’inesauribile energia. “Food For Thought” è qui.

Tracklist

Che Noir – Food For Thought (DMG 2022)

  1. Intro: Eat To Live
  2. Split The Bread
  3. Eat Or Starve [Feat. Jynx716]
  4. Skit: Daily Bread [Feat. Gods Children]
  5. Bless The Food
  6. Ladies Brunch [Feat. 7xvethegenius and Armani Ceasar]
  7. Praises
  8. Table For 3 [Feat. Ransom and 38 Spesh]
  9. Gold Cutlery [Feat. Rome Streetz]
  10. Brains For Dinner
  11. Prelude: Water To Wine
  12. Communion

Beatz

  • CartuneBeatz: 1, 11
  • TrickyTrippz: 2
  • Che Noir: 3, 4, 5, 6, 8, 9, 12
  • Chup: 7
  • JR Swiftz and Motif Alumni: 10

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