Blacastan – Blac Sabbath
<<Hip Hop can never be dead, this shit is my religion>>. Scritta apposta per fungere da refrain a “Blac Magic”, la frase rende benissimo l’idea di quali siano le intenzioni di Blacastan e di quale sia il credo sotto il quale è stato concepito questo suo entusiasmante disco, denso di rime colorite ed assai poco scontate, idee fantasiose ed immaginifiche, ma anche tanta autobiografia data dalle numerose esperienze, spesso negative, fatte anche in età appena adolescenziale. Leggenda narra, difatti, che l’artista di Hartford, Connecticut, abbia imparato l’arte dello sputare liriche ascoltando e scoprendo la musica Rap durante la sua detenzione giovanile, arricchendo la sua cultura in materia e decidendo di non voltarsi più indietro, diventando un vero e proprio mc.
Ed i risultati non mentono, soprattutto quando è l’inventiva a dettare il passo dell’album. Particolarmente piacevoli da sentire sono le strofe più vivaci del suo repertorio, che raccontano i trucchi del mestiere nel gioco di quel dice game tipico delle strade americane e dedicano qualche rima al gioco medesimo raccontato dal punto di vista…di un dado (“The Dice Life”), ma anche di visioni futuristiche avanti di mille anni (“3010”, eseguita in compagnia di Esoteric e Celph Titled su una base che si interrompe di brutto e cambia improvvisamente) e di argomenti tradizionali per l’Hip-Hop, come sta a dimostrare “The Life Of A Tape”, racconto magistralmente scritto che glorifica la cara vecchia cassetta, sottolineandone l’importanza e la purezza all’interno di un mondo sempre più digitalizzato (<<never place me on a magnetic surface/I might catch amnesia…>> è un’espressione semplicemente sensazionale nella sua originalità). Connotazioni biografiche e riferimenti alla violenza appartenente al ghetto si mischiano per formare personaggi e situazioni solo in parte inventati, che dipingono un ambiente oscuro che rispecchia lo stile del rapper, come si evince dall’omicidio di “How Can You Be So Sure”, nella quale il protagonista racconta i suoi rimpianti vedendo il proprio corpo appena freddato, ma anche da episodi crudi come “Crac House” e “Darc Kristal”, dove la fiction viene marcatamente ispirata dalla vita realmente vissuta. Nella varietà delle situazioni si incappa pure in situazioni alla “Jungle Fever”, ovvero l’amore interrazziale di “Diamond”, nel quale si devono fare i conti con il fucile del papi, polemiche contro il Governo come quelle manifestate nella militaresca “Returnin’ To Nam” e semplici quanto efficaci dichiarazioni di rispetto verso l’Hip-Hop, con dediche sempre presenti a quegli immondezzai che chiamano radio, colpevoli di spingere le cose perennemente sbagliate pur essendone coscienti.
Dal lato produttivo il disco è assai valido, una ventata d’aria freschissima: le basi sono tutte di livello medio/alto e si abbinano in maniera ottimale allo storytelling di Blacastan rispecchiandone sovente l’umore, perché costituite da suoni cupi, sporchi, che si sviluppano su set di batterie rallentati e lerci quanto basta. Gran parte del merito va all’indubbia musicalità dei padiglioni auricolari del signor ColomBeyond, che non sarà tra i produttori più conosciuti al mondo ma il fatto suo lo sa dall’alto di dodici delle diciotto tracce firmate senza sbagliare nemmeno un colpo (sentite “Crate Diggaz”, un colpo di classe che profuma della commistione Jazz/Blues della Golden Age). Simpatico il fatto che la struttura sonora sia stata ricavata dal semplice uso di un SP1200 di vecchia scuola e da un’infinità di campioni, in primis pianoforte e fiati, presi in prestito da una bella e sana collezione di vinili, un modo simbolico per abbinare lo stile del rapper ad una selezione musicale eseguita secondo i criteri basilari dell’arte del saper campionare. Un debutto encomiabile, che sicuramente darà modo a Blacastan di solidificare una carriera che prima di questa pubblicazione aveva visto molte partecipazioni da ospite e qualche mixtape. La direzione intrapresa pare essere proprio quella giusta, dal momento che di artisti coscienziosi ed ossequiosi verso la cultura non sembra mai essercene abbastanza.
Tracklist
Blacastan – Blac Sabbath (Brick Records 2010)
- Blac Sabbath (Intro)
- Blac Magic
- The Dice Life
- 3010 [Feat. Esoteric and Celph Titled]
- Crate Diggaz [Feat. ColomBeyond]
- Best That I Can [Feat. Mark Fury and ColomBeyond]
- City To City
- The Way It’s Done [Feat. Bad Newz]
- Returnin’ To Nam
- Diamond
- You Wouldn’t Believe
- The World [Feat. ColomBeyond]
- Anything Less
- Crac House
- The Darc Krystal
- How Can You Be So Sure?
- The Life Of A Tape
- Life Is Not A Game/Outro [Feat. ColomBeyond]
Beatz
- ColomBeyond: 1, 2, 4, 5, 6, 8, 10, 11, 12, 14, 15, 18
- Statik Selektah: 3
- Mr. Green: 7
- ColomBeyond and Blacastan: 9
- Blue Sky Black Death: 13
- Dj Doom: 16
- Blacastan: 17
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