Abbiamo incontrato Rido (redattore di Groove, presentatore di Rapture per All Music, membro dei CDB) all'MC Hip-Hop Dance Contest di Jesolo. Si è dimostrato un personaggio molto disponibile e alla mano e noi abbiamo approfittato di una pausa-sigaretta per estorcergli un'intervista per RapManiacZ :-)

BleMoro: Come e come mai è nata la connessione tra Groove e l'MC Hip-Hop Dance Contest?
Rido: Mah, loro ci hanno chiesto una collaborazione e noi abbiamo accettato molto volentieri, perché è il momento di dare voce a qualcuno che non ne ha o non ne ha ancora, ai gruppi emergenti, a chi non ha ancora registrato un demo tutto finito, a chi ha voglia di avere esposizione in questo ambito.

BM: Ma secondo te come viene visto il ballo Hip-Hop dalla scena italiana?
R: Dalla scena italiana non è ancora approciato, è una cosa ancora abbastanza vergine, perché chi si avvicina all'Hip-Hop tramite il ballo, nell'iconografia classica lo fa tramite la breakdance, ma in questo periodo sono in molti ad andare in palestra o comunque a cercare altre possibilità di espressione attraverso l'Hip-Hop. Il problema è una compatibilità dei generi che sta di solito nella cultura dell'istruttore, che spesso non è molto sviluppata all'interno della musica e che quindi rischia un po' di finire fuori percorso.

B: A proposito di come è visto l'Hip-Hop, appunto: se conosci RapManiacZ saprai che abbiamo iniziato da poco a trattare prodotti italiani, perché c'è un casino di gente, noi compresi e io tra i primi, che crede poco nelle ultime cose che stanno uscendo. Molti non sono prodotti validissimi anche a causa, secondo me, di certe imitazioni di quel Rap che veniva dai ghetti. Principi che a noi come italiani non appartengono, tu cosa ne pensi? Trovo che sia una questione che riguardi personaggi che hanno collaborato anche con te.
R: C'è da fare una distinzione, ci sono personaggi credibili e personaggi non credibili. Non tutto l'Hip-Hop deve trattare degli stessi argomenti, l'Hip-Hop è un mondo molto vasto e anche in Italia lo è, quindi c'è gente che parla della propria vita personale e gente che parla delle situazioni in cui vive, e quindi ci sono approcci diversi. Un gruppo come i Co'sang sono molto credibili in quello che fanno perché vivono in una realtà che è quella che descrivono. Chi ti inventa una realtà che non esiste...

BM: Tipo Milano...
R: Beh, a Milano c'è una situazione di disagio, c'è chi la racconta bene, c'è chi se ne inventa per raccontare.

BM: Di esempi nella scena milanese ce ne sono molti, ci sono cose che a volte sconfinano un po' troppo. Ad esempio, ha spaccato una cifra "Mi fist" dei Club Dogo, gran bel disco, belle produzioni, bei testi, ma a volte ci pestano un po' troppo su certi argomenti...
R: Loro vivono così, io li conosco personalmente e sono esattamente come si raccontano. Non c'è niente che sia finzione, al di là della giusta romanzatura che ci deve essere, perché è musica e quindi arte, non deve essere la fotocopia della realtà, altrimenti faremmo fotografie o altre cose. C'è della poesia all'interno, c'è la parte romanzata, però parte da un contesto reale. Per quanto riguarda i Club Dogo sicuramente lo è. Infatti il loro ultimo "Roccia music" è stato criticato dalla gente perché si dice che parli solamente di realtà ai margini, di cose incredibili...cose che spesso vivono.

BM: Ma non conoscendoli fa uno strano effetto, e il più delle volte l'ascoltatore non conosce l'emcee.
R: Ma poi parlando di musica c'è sempre il discorso della credibilità, di come le dici le cose. Per quanto mi riguarda non credo nemmeno nei gruppi americani che dicono di vivere certe cose. Un gruppo come i Mobb Deep che sono rinomati per parlare di vita di strada, di spaccio e di situazioni al limite, pare che non le vivano, ma le raccontano talmente bene, sai che quella realtà esiste veramente e quindi è comunque accettabile.

BM: Quindi alle nuove leve, a quei ragazzi che vengono alle serate di freestyle che a volte esagerano una cifra nel raccontarsi, che consigli daresti?
R: Spesso me li chiedono e quindi apro bocca. Dico di parlare di quello che vivono.

BM: Tra la gente nuova che deve ancora uscire con dei prodotti, chi c'è secondo te che può avere un futuro?
R: Io ho sentito che a Roma c'è un ragazzo che si chiama Santo Trafficante che avrà 2-3 partecipazioni sul nuovo disco di Amir, e lui spacca! Racconta di belle storie e le racconta molto bene in un linguaggio semplice e molto diretto. Ho sentito il demo in prima versione di un ragazzo di Palermo che si chiama George Mafia, che m'ha colpito molto per la lucidità nel narrare certe cose, e lui è molto credibile. Ce ne sono veramente a pacchi, per fortuna.

BM: Ad esempio viene sempre in mente Mondo Marcio, che col suo primo cd ha dimostrato il suo talento, ma parla di certe situazioni...
R: Lui parla moltissimo di sé stesso.

BM: Infatti è molto autobiografico.
R: Lui lo conosco bene ed è esattamente quello che racconta. Ha un linguaggio molto particolare, molti neologismi che si è creato lui...

BM: Tipo Uomo...!
R: E' una scelta sua ed è anche condivisibile per certi versi. E' una questione anche di comunicazione, lui si è creato una maniera per comunicare i suoi stati d'animo e la sua vita in generale.

BM: Tornando a parlare di questa manifestazione (MC Hip-Hop Dance Contest) e dei ragazzi che iniziano a conoscere l'Hip-Hop ballando in scuole di danza, secondo te che tipo di approccio è questo? Cioè cominciare da un lato più "commerciale"?
R: E' un punto di partenza.

BM: Tu come hai cominciato?
R: Ascoltando Jovanotti alla radio! Avevo 11/12 anni e ascoltavo la radio perché era l'unica cosa che c'era.

BM: E adesso quanti anni hai?
R: Adesso ne ho 30, ma dopo due settimane avevo il disco dei Run DMC in casa. È una questione di approfondimento. Se ti basta la superficie resterai superficiale tutta la vita, se invece hai una capacità di approfondimento tua, andrai avanti e cercherai le cose che più ti interessano, che più ti coinvolgono, che credi più comunicative.

BM: Che artisti nuovi ti piacciono?
R: A me sta piacendo tantissimo la scena Indie di qualche etichetta tipo la Def Jux, o etichette ancora più indipendenti e più sconosciute. Ad esempio il lavoro di Ohmega Watts: grandissimo lavoro musicale, bello, godibile, di un artista nuovo, belle produzioni, retrò nel senso che è uno che conosce la storia dell'Hip-Hop e la sfrutta nei suoi dischi. Questa è una, ma ce ne sono in giro tante. C'è un gruppo di New York, Junk Science, che hanno fatto un disco molto interessante.

BM: Avendo anche tu questi gusti, mi viene in mente Lord Bean che ne ha preso totalmente spunto. Fai anche tu un lavoro di evoluzione in questo senso?
R: Credo che una delle più grandi forze dell'Hip-Hop, al momento, sia ancora l'attualità. Il fatto di essere attuale è una componente quasi fondamentale.

M: E' quello che deve fare l'Hip-Hop: essere coerente con sé stesso e cercare sempre l'evoluzione.
R: Esatto. C'è chi la segue, c'è chi invece adora i classici ed è abituato a questo. E va benissimo.

M: Sì, ok, va bene i classici, ma secondo me comunque un po' di ricerca è sempre giusto farla.
R: La conoscenza è alla base di tutto.

BM: Parlando di classici, abbiamo nominato prima i Mobb Deep, o anche gli M.O.P.: nell'ultimo cd che hanno fatto, non sembrano nemmeno loro...
R: E' un loro disco di passaggio quello, volevano probabilmente tirar fuori quella parte di loro, aprirsi a un mercato nuovo, l'hanno fatto, e l'hanno fatto in maniera coerente con loro stessi per quanto riguarda i testi, un filino meno per quanto riguarda la musica. So che loro sono dei grandi fan dei Beastie Boys e quindi è quasi normale che siano finiti a fare quello. Parlando poi con loro, ho avuto occasione di intervistarli qualche mese fa, il loro grande passaggio è stato firmare per la G-Unit, e loro la vedono come una grande opportunità.

BM: Per loro sì. Loro sono sempre stati molto underground, e questo porta dei pro ma anche molti contro.
R: Nello specifico sono sempre stati molto hardcore, e continuano ad esserlo. Quindi io non vedo una grande discontinuità. Per loro firmare con un'etichetta più grossa significa avere più visibilità e più opportunità di fare cose diverse, ad esempio concerti.

BM: Ma non pensi che possa essere anche uno sputtanamento agli occhi dei fan che li hanno considerati sempre in un certo modo? Ovviamente ti parliamo da fan. Firmare con la G-Unit, fare i ritornelli R&B...
R: Gli albori già c'erano con le produzioni di Alchemist.

BM: Ma qua la situazione è un bel po' diversa!
R: Il grande pregio della G-Unit in questi anni, oltre a quello di auto-promuoversi all'ennesima potenza, è stato quello di portare alla luce delle realtà che fino ad adesso sono state underground, cercando di fargli fare il salto. Io credo che la grande creatività di 50Cent e compari sia proprio questa. Avere delle produzioni sempre molto solide, con delle grandi radici nel passato ed essere comunque molto attuali. Hanno portato nei club un suono che fino a qualche anno fa non si sentiva.

BM: Mica tanto d'accordo su 'sta cosa, a nostro parere non hanno fatto niente di nuovo. Alla fine, a livello di idee cos'hanno fatto? Hanno fatto i gangstas, come hanno fatto i Mobb Deep più di dieci anni fa. Hanno fatto cose diverse, ma la base è sempre la stessa, sfruttare quest'atteggiamento eccetera...
R: Stanno portando alla ribalta un suono che è già 10 anni che c'è.

BM: E se a te, una casa discografica conosciuta in Italia, proponesse un contratto con il quale tu ovviamente dovessi commercializzarti, cosa faresti?
R: Questo è un discorso molto dei nostri giorni. Qualche major è alla caccia di talenti anche italiani. Dipende sempre dal grado di compromesso che sei in grado di accettare e dalla tua capacità artistica di cambiare le carte in tavola. Io lo accetterei. Assolutamente.

BM: Per concludere: progetti tuoi...?
R: Ci sono, ci saranno sempre. Per adesso niente di concreto ma il rap rimane sempre una delle mie priorità.

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