The Pharcyde – Bizarre Ride II The Pharcyde

Voto: 5

South Central Union. A prima vista, un posto non tanto raccomandabile che può richiamare Los Angeles e il Gangsta Rap, il quale invece altro non era che la base di partenza della carriera del mitico gruppo The Pharcyde, una sorta di doposcuola accademico nel quale i giovani ragazzi neri disagiati del luogo potevano far emergere le loro velleità artistiche. Proprio qui si erano conosciuti SlimKid 3, Imani, Fat Lip, Bootie Brown e il producer J-Swift, ed esattamente in quei momenti nascevano le idee che avrebbero portato alla realizzazione del demo che avrebbe consentito al gruppo di firmare un contratto discografico, partorendo un lavoro che sarebbe rimasto per sempre impresso nella storia dell’Hip-Hop. “Bizarre Ride…” è arte allo stato puro, che sprizza dai pori di quattro mattacchioni col vizio per la risata dotati di un talento naturale basato su tecnica e poliedricità, nonché caratterizzato da un doppio fondo che in facciata è molto divertente, ma che – se scavato più a fondo – porta alla luce dei riferimenti culturali e personali di non poca rilevanza.

Il disco, che all’epoca osò portare un bagliore pieno di colori in un cupo mondo dominato da pistole e bandane, è composto da una produzione molto curata che pesca soprattutto dal Jazz, campionato per costruire tutte le parti essenziali dei brani, le batterie hanno un sapore molto Funk e fanno da corretto contrappeso grazie al loro martellare, avvicinandosi molto alle sonorità degli A Tribe Called Quest. Il Rap è ricco e multiforme, caratterizzato com’è dalla grande tecnica stilistica di SlimKid, il migliore nell’infilare rime nella stessa frase canticchiandole a velocità supersoniche, dall’utilizzo di uno schema lirico propenso all’istintività priva di guinzaglio (il Rap va di pari passo con la melodia vocale), che porta al continuo mutare nell’utilizzo della voce da parte dei quattro.

Dal punto di vista dei contenuti, se le allusioni irriverenti – citate già nel fronte copertina… – conferiscono al disco uno strato di apparente superficialità, questa viene presto grattata via dal mix tra spensieratezza e background che risulta chiaro anche nelle tracce più facilmente collegabili all’album: “Ya Mama”, uno dei singoli che all’epoca esplose di brutto, è la trasposizione comica su musica dei più classici mama jokes, che hanno un collocamento ben preciso nella tradizione nera antica, mentre “Officer” fa il verso ai Public Enemy (con tanto di imitazione di Flavor Flav) e si riferisce in chiave spiritosa ai controlli che i ragazzi di colore subiscono puntualmente dalla Polizia. Gli interludi, suonati con veri strumenti, pur rimanendo di natura canzonatoria punzecchiano il sistema, la politica e i luoghi comuni spregiativi (“If I Where President”, “It’s Jiggaboo Time”). Altri aspetti, più intimi, sono la colonna portante della coppia di brani di più grande impatto del disco, “Passing Me By” e “Otha Fish”: la prima, divenuta ben presto oggetto di culto e dotata di un beat grassissimo, raggruppa nei suoi versi le diverse esperienze – fallimentari – dei protagonisti in campo sentimentale durante l’adolescenza, la seconda, invece, magistralmente interpretata da 3 e altrettanto spettacolarmente prodotta attraverso l’uso di un Jazz quasi orchestrato, tratta ancora di sentimenti fornendo accostamenti relativi alla metafora citata nel titolo.

Pur essendo stato trainato da tali singoli di successo, “Bizarre Ride…” è memorabile per numerosissimi altri episodi. “Oh Shit”, più che idonea introduzione alle inclinazioni dei quattro personaggi, racconta in tre strofe colme di parolacce e irriverenza altrettanti episodi bizzarri e spassosi (<<Imani and your mom, K-I-S-S-I-N-G>>); “4 Better Or 4 Worse” da un certo punto in poi si trasforma in uno scherzo telefonico; “On The DL” è una raccolta di esilaranti aspetti nascosti, caratterizzanti ognuno degli mc’s; “Pack The Pipe” è composta dal beat più lento di tutto il lavoro ed esalta i piaceri dello sballo da fumo; “Soul Flower”, qui presente in versione remixata rispetto a quella apparsa nel disco d’esordio dei Brand New Heavies, è un’esplosione floreale che esalta la chimica dei ragazzi e sottolinea un lavoro di produzione enorme, che non si limita alla semplice stesura di batterie e campioni, ma che va altresì inteso come processo di coordinamento e arrangiamento atto a mettere assieme sample, ritmi, cori cantati e improvvisazione.

Al tempo, qualcuno definì “Bizarre Ride II The Pharcyde” il “3 Feet High And Rising” della west coast, un complimento di enorme effetto se considerato l’impatto devastante del primo lavoro dei De La Soul nel modo di concepire la musica e l’Hip-Hop. Oggi, tuttavia, il primo album dei Pharcyde merita di avere un piedistallo tutto suo, essendo un’opera irripetibile e fondamentale, che ha contribuito a segnare una generazione e a cambiare, ancora una volta, la storia dell’Hip-Hop.

Tracklist

The Pharcyde – Bizarre Ride II The Pharcyde (Delicious Vinyl 1992)

  1. 4 Better Or 4 Worse (Interlude)
  2. Oh Shit
  3. It’s Jiggaboo Time (Skit)
  4. 4 Better Or 4 Worse
  5. I’m That Type Of Nigga [Feat. Buckwheat]
  6. If I Were President (Skit)
  7. Soul Flower (Remix)
  8. On The DL [Feat. Buckwheat]
  9. Pack The Pipe (Interlude)
  10. Officer
  11. Ya Mama
  12. Passing Me By
  13. Otha Fish
  14. Quinton’s On The Way (Skit)
  15. Pack The Pipe
  16. Return Of The B-Boy

Beatz

All tracks produced by J-Swift except track #13 by LA Jay and Tre Hardson

Scratch

All scratches by Fat Lip and J-Swift

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