The High & Mighty – The Sound Of Market

Voto: 4 –

Che qualcosa stesse accadendo, l’avevamo intuito già sul finire del 2024: dopo un periodo di sostanziale assenza dalle scene, The High & Mighty pubblicavano in rapida sequenza, ovvero uno al mese tra agosto e ottobre, tre singoli (“Highest Degree”, “Super Sound” e “Funk ‘O’ Mart”), con tanto di strumentali, a-cappella e remix. Formato un po’ desueto nel mercato liquido, che richiamava i classici 12’’ evocando un ulteriore quid di nostalgia dagli artwork, con foto dei due risalenti a un passato anche remoto e i layer riproducenti la cover stropicciata di un vecchio vinile. A febbraio la serie è ripresa con “Most In-Outs”, mentre a marzo è stata la volta di “The Rose Bowl”, quinta e ultima anticipazione di quello che di fatto si è rivelato essere il quarto disco ufficiale di Mr. Eon e Dj Mighty Mi, fuori a vent’anni esatti da “12th Man”. Qui tocca aprire una parentesi: nessuno ricorda il duo per questo né per “The Highlite Zone”, sebbene si trattasse di operazioni comunque dignitose; stare al passo di “Home Field Advantage”, tuttavia, non era semplice e i Nostri, complice il declino di numerose realtà indipendenti (Eastern Conference e Rawkus in primis), sono scivolati ai margini di quello stesso underground che avevano contribuito a proiettare oltre alcuni dei suoi confini naturali (o ritenuti tali).

Veniamo al presente. E’ oramai da inizio giugno che ascoltiamo “The Sound Of Market” e, con la necessaria cautela e le ovvie riserve del caso, riteniamo se ne possa parlar bene, con sincera sorpresa da parte di chi scrive. Certo non per mancanza di stima nei confronti di Eric e Milo, ma di ritorni discutibili, talvolta perfino imbarazzanti, ne abbiamo sopportati a iosa. Non è il loro caso, avendo accuratamente evitato di avventurarsi in percorsi differenti da quelli che ci saremmo aspettati; scelta di comodo, forse, eppure autentica, trasparente: Eon e Mighty Mi sono questo, il battle Rap, il sesso, lo sport, i pestoni, gli scratch e il Funk, nei suoi cinquantacinque minuti di durata l’album esprime dei tratti identitari solidi, precisi, per nulla scalfiti dal tempo, un’intesa che nell’introduttiva “Two Man Crew”, nello scambio continuo tra le rime del primo e le chiusure ai piatti del secondo, coglie una quadratura che al giorno d’oggi è merce rara. E ci perdonerete per il rischioso riferimento passatista, però a latitare, in molte uscite odierne anche valide, è la capacità di sapersi distinguere, di dare un’impronta personale alla propria arte – che poi è una delle tante leggi non scritte dell’Hip-Hop.

Senza voler alimentare false speranze, “The Sound…” riecheggia – quantomeno – di quella medesima spinta che connotava tanto The High & Mighty quanto la label che tirarono su a gran fatica, un’energia incanalatasi in progetti di sostanza, ruvidi, non di rado grotteschi. In percentuali variabili, è appunto quanto ritroviamo nella potenza di fuoco di “Zounds” (Dio grazie per quelle batterie!), nell’aggressività di “Super Sound”, con la gradita presenza di Breeze Brewin, e nel rinnovato sodalizio di “Most In-Outs”, terzo tassello (dopo “In-Outs” e “More In-Outs” che compariva nell’EP “Air Force 1”) di una saga il cui co-protagonista è Cage e, in pieno spirito Smut Peddlers, nella quale il buon gusto è rigorosamente bandito (<<how come every dude with lil in his name’s a lil creep?/Still keep a few bars to get a lil sleep/R.I.P. your jewelry off your corpse like Lil Peep/on her knees praying for in-outs>>). I featuring, in effetti, segnano i due terzi della tracklist, ingressi che non alterano gli equilibri e la scorrevolezza dell’insieme, rafforzato semmai da alleanze più che collaudate: da Kool Keith in “Pinky Tuskadero” a Copywrite (con Chill Rob G) in “Spaceport”, passando per l’immancabile Mad Skillz in “Sixers & Squires”.

Alle macchine, l’unica collaborazione rinnovata è quella con The Alchemist (di casa fin dai tempi di “Home Field…”), per la verità un tantino pigro in “The Rose Bowl”: il sample – tratto da “Hogan’s Thing” di Simon Haseley – lo conosciamo, per la strumentale “Bee Aware” dei Company Flow come per “Vintage” di Vast Aire e proprio Mighty Mi, a dispetto di ciò, Eon (<<paint her face with the semi-gloss/leave quite a sheen on her lips/gave her mint-flavored dental floss/easily I approach with a roach>>) duetta con Your Old Droog alla pari, divario generazionale o meno, ponendo a referto un’altra prova riuscita. A chiudere, tolto il fiacco timbro di “PRISM”, l’elenco si arricchisce ancora con la celebrativa “Funk ‘O’ Mart”, l’ottima “Highest Degree” con l’immenso O.C. (<<no doubt, we in here to turn it out/Mighty Mi providing the bounce/tight fitting, no broads where it counts/send it slow more for me, puffing an ounce>>) e, su un beat da urlo, “Two High Whiteys”, che prende spunto dalla nota diatriba che portò Masta Ace a scrivere “Acknowledge”, sviluppando così il brano più riflessivo in scaletta.

Non ci sbilanceremo nella valutazione di un titolo che, per definizione, farà breccia solo in un certo tipo di utenza – noi compresi. Ribadiamo altresì che quanto proposto da The High & Mighty in “The Sound Of Market” possa per certi versi riconciliare con la visione dell’Hip-Hop che promuovono da un abbondante quarto di secolo: incastri lirici, groove incisivi, chili di scratch. Per noi è una formula che non passa mai di moda.

Tracklist

The High & Mighty – The Sound Of Market (Eastern Conference Records 2025)

  1. Two Man Crew
  2. Zounds
  3. Pinky Tuskadero [Feat. Kool Keith]
  4. Sixers & Squires [Feat. Mad Skillz]
  5. Super Sound [Feat. Breeze Brewin]
  6. The Rose Bowl [Feat. Your Old Droog]
  7. Dubbs Up [Feat. King T]
  8. PRISM [Feat. Large Professor and Tash]
  9. Mighty’s Big 5 (Live Trom The Palestra)
  10. Most In-Outs [Feat. Cage]
  11. I. Goldberg [Feat. MC Serch and Sadat X]
  12. Funk ‘O’ Mart [Feat. Chubb Rock]
  13. Spaceport [Feat. Chill Rob G and Copywrite]
  14. Highest Degree [Feat. O.C.]
  15. Two High Whiteys

Beatz

All tracks produced by Dj Mighty Mi except track #6 by The Alchemist

Scratch

All scratches by Dj Mighty Mi