The Folto Caruso Ensemble – Members only

Ricordare il momento esatto sarebbe impossibile, ma la prima volta che ho ascoltato la voce di FFiume avevo nel walkman un duplicato di “Ridi pagliaccio”, demo tape – al tempo si chiamavano così – dei salernitani Pio e Kajar per la D.C.P., crew molto attiva sul finire dei novanta; il brano si intitolava “Interferenze mistiche” e la grafica (fotocopiata!) indicava un featuring di Fiume, niente doppia. Trascorre poco meno di un quarto di secolo durante il quale quell’mc classe ‘75 di origini calabresi, magari poco incline alla sovraesposizione, ha vergato diverse pagine importanti dell’Hip-Hop italiano, piccole o grandi che siano: “Gli occhi”, con L-Mare, è un cult assoluto dei primi anni duemila (inaugurando altresì l’attività di StrettoBlaster); gli ottimi “The Irhu experience” e “Underlife”, pubblicati l’uno a diciassette mesi dall’altro; nel mezzo, “The Folto Caruso ensemble” – e restringiamo l’elenco a questi, ché è già tanta roba. Ottobre 2012, FF e Folto Caruso (aka Folto Cee), l’eterna freschezza del Funk e una prova che, per tecnica e gusto, ci ha semplicemente deliziato; speravamo in una pronta replica della medesima congiunzione astrale – di lì a breve ricomparsa in “#Oreeore” – e invece l’attesa si è protratta fino allo scorso agosto.

Veniamo quindi a “Members only”, nato con l’involontaria collaborazione del lockdown (come numerosi titoli coevi). L’opera seconda dell’Ensemble non si attarda in preamboli, formula, pasta e vibrazioni – pur con qualche aggiustamento di cui diremo – rispecchiano anzitutto la storia artistica del duo, ne pongono in risalto sia le passioni (musicali in primis) che la generosa dotazione di talento (nel gestire e distribuire parole su suoni). Attenzione, però: la nostalgia – che comunque ha un suo ruolo, certo – non è né l’unico, né il principale vettore del disco, il quale volge lo sguardo al passato con serenità, senza invocarne mai un improbabile ritorno. Per FFiume e Folto Caruso si tratta solo di fare ciò che sono bravi a fare – e anche parecchio; ovvero mettere in fila allitterazioni, chiudere rime in maniera sopraffina, pescare argute citazioni e scovare i solchi migliori da lavorare tra campionatore e sequencer. Rap e beatmaking, la ricetta è quella – infallibile – della nonna, spadellata col necessario estro e impiattata in quattordici portate di notevole sapidità.

Diciamo che se la dominante cromatica di “The Folto Caruso ensemble” era il blu, nel caso di “Members only” i contrasti hanno un peso maggiore. Dunque si passa dal puro esercizio stilistico di “Caruso provocateur”, che alla sensualità della strumentale abbina riferimenti di pari tono (<<magnetico con le parole/modi da signore per signore sole/aggettivazione superiore>>), alla scanzonata “Un motivetto”, con quel fischietto che fa star bene e un po’ di sana autocelebrazione (<<miscelo l’alfabeto concreto al completo/è con me che competo, perché di altri non ne vedo/…/sono solo come il sodio in acqua Lete/per quel che mi compete, dite il cazzo che volete>>), spingendosi addirittura fino alla cassa dritta di “Bastardo latino”, giocosa sequela di nonsense che racconta il dancefloor con ironia e originalità, convincendoci (forse…) a scendere in pista.

Più biografiche e terrene, sebbene declinate su registri differenti, “Sandro Paternostro” e “Bagaglio a mano”: l’una è un resoconto del percorso personale di FFiume, che in una strofa ci porta da un vicolo di Reggio ai cieli grigi di Londra, l’altra entra nelle sfumature di una relazione fattasi complicata (<<dici a chi non sa che non ci stiamo più vedendo/pensi che io non senta te, però io sento/pensi sia perfetto questo tradimento/penso tu sia morta dentro, però mento>>), potenziale squarcio in un quotidiano che, quasi si trattasse di una solida sceneggiatura, emerge per immagini. Sensazione che ritroviamo nello storytelling di “Festa a Westminster”, adagiato su una raffinatissima composizione del Caruso, mentre l’introspettiva “Soliloquio” sembra appunto un discorso tra sé e sé sull’incomunicabilità (<<ho constatato domande sul da farsi/ho ascoltato le risposte tra le righe/coi messaggi tra le rime/conoscendoci, fingendo di capire>>), prestandosi a una lettura meno immediata e variando di nuovo il mood dell’album.

Poi c’è “Generazione X” – e qui tocca spendere qualche riga aggiuntiva. L’omicidio di Carlo Giuliani è lo spunto dal quale Francesco trae ispirazione per dare voce – come da titolo – a un’intera generazione, la sua (che corrisponde grosso modo alla mia): tornando a <<quando pareva sempre tutto facile e perenne – e invece…>>, le liriche raccolgono dosi ingenti di amarezza e autocritica, una visione lucida, disillusa, per nulla indulgente, che ricostruisce il fallimento di un ideale attraverso gli intrecci della cronaca (<<questi sognano Benito, rimpiangono Bettino/tra poco tanto male che anche Silvio sarà un mito>>). Elenco che passa in rassegna fatti via via più vicini (<<dal pentapartito al pentastellino/passando per Torri Gemelle, guerra e declino/l’arrivo di un cecchino noto come precariato/…/sì, c’hanno castrato, solato, menato/c’hanno atomizzato, quasi normalizzato>>), ma ripone comunque le dovute speranze in quanti dovranno raccogliere il testimone di chi li ha preceduti (<<il figlio ha seminato e non sta globalizzato/non ha mai cantato Forza Italia/mai votato Lega/…/la schiena non si piega/la storia la si spiega/…/perché chi viene dopo tutto questo sappia e veda/la mia generazione lotta, insegna e spera>>). Ce ne sarebbe abbastanza per parlare di un pezzo capolavoro, tanto più che testo e beat sono di qualità eccelsa; spiace perciò notare l’inspiegabile distrazione di quei siti e portali Hip-Hop capaci di raggiungere platee piuttosto ampie, spesso frettolosi nell’assegnare medaglie che valgono quanto una patacca e invece assenti in occasioni come queste. Chiusa la parentesi polemica, tiriamo le somme.

Mezz’ora piena. Un intro, un outro, due interludi, dieci sberle. Si ride, ma non per forza. Si riflette, con moderazione. Si sta comodi e non ci si annoia, tra intrattenimento, pensieri seri e storie vere o verosimili. La selezione musicale è elegante, il frasario è formidabile. Sì, il cartello all’ingresso dice “Members only”, tuttavia la scelta sta a voi: entrare e sottoscrivere la tesserina, rimanere all’esterno e integrarsi all’enorme vuoto circostante. Io vado, ciao.

Tracklist

The Folto Caruso Ensemble – Members only (StrettoBlaster 2021)

  1. Il mio jingle (kool iz back)
  2. Caruso provocateur
  3. Un motivetto
  4. Interludio
  5. Sandro Paternostro
  6. Generazione X
  7. Commandinho paulista
  8. Bastardo latino [Feat. Leon Bueno]
  9. Festa a Westminster
  10. Bagaglio a mano
  11. Carciofi che non tirano (it’s a miracle)
  12. Soliloquio [Feat. Rosie Horler]
  13. Non ha importanza
  14. N16 9PL

Beatz

  • Folto Caruso: 1, 2, 5, 9, 10, 11, 12
  • FFiume: 3, 4, 6, 13, 14
  • Folto Caruso e FFiume: 7, 8

Scratch

  • Clas K.: 13