Street Arts Academy pubblica oggi “B.I.B.L.E.”

Esce oggi per GattoPirata Dischi “B.I.B.L.E.”, il disco di Street Arts Academy nato dai laboratori tenuti da Musteeno e Kiave. I due rapper, in attività da fine anni ’90 e con una lunga esperienza formativa, hanno selezionato otto giovani talenti, messo loro a disposizione le produzioni di Sick Budd e curato la direzione artistica dell’album. I nomi degli artisti che danno voce a questo primo disco di Street Arts Academy sono Alessandro Dusted, Tya Kid, Elle, Sconer, Tommynid, Voodoo Vee, Crawler e Hell Motz. L’Academy è un’associazione di promozione sociale attiva sul territorio di Milano, Varese e Como, che propone attività formative condotte attraverso le discipline classiche e gli elementi della cultura Hip-Hop; la voglia e l’esigenza di produrre un album sono nate dalla passione, dalla convinzione, dalle capacità tecniche e dalla disciplina dimostrate da alcuni dei partecipanti ai laboratori di scrittura e improvvisazione. Così Musteeno ne racconta la genesi: l’idea è nata per poter dare una concretezza tangibile al lavoro che svolgiamo con Street Arts Academy attraverso una delle forme di espressione di cui ci occupiamo, la musica. La motivazione alla base della scelta degli mc’s è stata quella di promuovere alcune delle voci migliori e originali dei partecipanti ai nostri laboratori. Ma ogni persona coinvolta nel progetto ha un ruolo all’interno dell’associazione, che si tratti di utenti dei nostri laboratori, tecnici, soci, ex utenti diventati tecnici. Il titolo del disco, “B.I.B.L.E.”, è l’acronimo di “Basic Instruction Before Leaving Earth” ed è preso da un brano di GZA, titoli e sottotitoli delle tracce, invece, richiamano l’esplorazione umana dello spazio alla ricerca di altre forme di vita su altri pianeti. Kiave spiega queste scelte: per il titolo ci siamo ispirati al brano che chiude “Liquid Swords”, album di GZA del 1995, e che ha un acronimo già abbastanza esplicativo del concept. Mi è sembrato azzeccato, vista l’aria di apocalisse che si respirava mentre lavoravamo al disco, ossia durante la pandemia tramite divertenti e imprevedibili riunioni su Zoom. I ragazzi sono stati stimolati da questo fil rouge, sono riusciti a mantenerlo coerente per tutta la durata dell’album e questa cosa mi ha stupito e gasato allo stesso tempo. Il risultato? Un disco dai suoni attualissimi ma che, grazie a contenuti e testi che delineano un concept solido orientato a smuovere la mente dell’ascoltatore, ci riporta a un’altra epoca del Rap.

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