Smoke DZA and Pete Rock – Don’t Smoke Rock
Quando Peter (Pete Rock) Phillips dava un’importante sterzata alla sua carriera da dj co-producendo quattro brani per “Big Tyme” degli Heavy D. & The Boyz, Sean (Smoke DZA) Pompey non aveva ancora cominciato a frequentare le elementary school in uno degli istituti del suo quartiere d’origine, Harlem. Da allora ad oggi trascorrono ventisette anni durante i quali il primo ha benedetto un numero spericolato di uscite, assicurandosi l’immortalità – quantomeno in ambito Hip-Hop – sia in duo con C.L. Smooth che grazie a un’intensa attività solista in combutta col gotha del Rap, il secondo…appunto, il secondo? Diciamo che non mi sbilancerei a inserirlo tra i grandi talenti dell’ultima ondata di rapper provenienti da New York (un Joey Bada$$, per dire, ha ben altre ambizioni e qualità), tanto più che le trentatré primavere appena compiute, nonostante la fitta pubblicazione di mixtape, EP e progetti ufficiali, indicano un certo ritardo sulla tabella di marcia verso il fatidico successo; a dispetto di ciò, “Don’t Smoke Rock” suggella una collaborazione che se sulla carta lasciava forse qualche dubbio, a conti fatti si rivela ampiamente riuscita.
Una fetta consistente del merito – perdonate l’apparente ovvietà – spetta di diritto al Chocolate Boy Wonder, il quale riesce a rinfrescare il suo sound preservando quel tocco unico e raffinato che gli riconosciamo da sempre. E’ infatti sufficiente un ascolto superficiale dei cinquanta minuti proposti per rendersi conto delle piccole ma significative novità presenti nel beatmaking di Pete, come di consueto basato su sample Soul e Funk: agli archi, ad esempio, “Black Superhero Car” contrappone delle drum molto attuali in cui lo snare ha l’andatura scattante di una marcia, “Hold The Drums” gioca al contrario di sottrazione (e pure col titolo: <<fuckin’ with me, sucka emcees stay stuck in your seat/my homie, trim trees and keep me on repeat/I told him roll a thumb/Pete this sample so ill that you can hold the drums>>) riducendo la sezione ritmica a ride e charleston, l’ipnotico minimalismo di “1 Of 1” ha numerose affinità coi lavori dell’ultimo Alchemist e la pastosità di “Until Then”, con quel campione vocale che costituisce la spina dorsale su cui poggia il beat, farebbe gola a molti mc’s di casa a Detroit. Tanto basta per aggiungere sfumature a un percorso già ricco di strumentali potenti (“Limitless” ha un tiro davvero irresistibile), composizioni di grande musicalità (“Milestone”, “Dusk 2 Dusk”) e soluzioni del tutto inattese (per effettistica e ruvidezza, “I Ain’t Scared” sembra uscire dalle macchine di Madlib); un’occasione – senza nulla togliere a 183rd, Harry Fraud e gli altri produttori visti nei dischi del rapper – che la vita concede col contagocce e solo a pochi fortunati.
L’impressione è che Smoke DZA ne sia consapevole e approfitti della vicinanza di Pete Rock per ravvivare una figura artistica oramai sigillata nelle costanti tematiche di “Rolling Stoned” e “Rugby Thompson”, entrambi avvolti da una spessa coltre di hashish. Non che la trama si complichi oltre il necessario, tuttavia ce n’è abbastanza per farcire la tracklist nella sua interezza: rivalsa personale e sociale, paralleli sul binomio fama/soldi, qualche tentativo di storytelling, autocelebrazione assortita e quanto ne consegue. Non a caso, “Limitless” funge in apertura quasi da manifesto e l’invito, tra riferimenti sparsi ai conflitti mediorientali, alla violenza urbana e alle questioni di politica interna, è a non fermarsi di fronte ad alcun limite, spunti che ritroviamo grosso modo anche nella successiva “Black Superhero Car” (<<I’m from this lil’ part of Harlem, shit is like Iraq/young boy barking but his gat bite back/nigga playing, you will lay, life facts/take Eric Gardner killers, give me Sean Price back>>).
Nulla che vada fuori dall’ordinario, è chiaro, perciò è apprezzabile la scelta di variare l’andatura altrimenti troppo lineare con due brani caratterizzati da una sola strofa (“1 Of 1” e “I Ain’t Scared” – quest’ultima si chiude in realtà con altre otto barre del Soul Brother #1) e un discreto quantitativo di featuring. Ne giovano i racconti criminosi di “Moving Weight Pt. 1” con Cam’ron (e un pressoché inutile Nymlo), l’ottima “Hold The Drums” con Royce Da 5’9’’ (lo preferisco sempre a piccole dosi), l’intensità di “Milestone” (pollice in alto per i tre ospiti) e una prova lirica che, nella sua interezza, funziona anche senza sfoggiare un repertorio tecnico sbalorditivo.
La somma delle parti è bilanciata: Pete Rock conferma il suo status di leggenda vivente e si riscatta dalla sua ultima joint venture (il non esaltante “Monumental” con gli Smif-N-Wessun), Smoke DZA ribadisce le proprie peculiarità stilistiche e dimostra di poter domare un’ampia gamma di suoni; la loro reciproca interazione, non eccedendo in nostalgia né in modernità, dovrebbe soddisfare sia i fan dell’uno che dell’altro.
Tracklist
Smoke DZA and Pete Rock – Don’t Smoke Rock (Babygrande Records/iHipHop Distribution 2016)
- Intro
- Limitless [Feat. Dave East]
- Black Superhero Car [Feat. Rick Ross]
- Hold The Drums [Feat. Royce Da 5’9’’]
- Moving Weight Pt. 1 [Feat. Cam’ron and Nymlo]
- Wild 100s
- Last Name
- 1 Of 1
- Milestone [Feat. BJ The Chicago Kid, Jadakiss and Styles P]
- Show Off [Feat. Wale]
- Dusk 2 Dusk [Feat. Big K.R.I.T., Dom Kennedy and theMIND]
- I Ain’t Scared
- Until Then [Feat. Mac Miller]
Beatz
All tracks produced by Pete Rock