Smif-N-Wessun – The All

Voto: 3,5/4 –

Per ragioni prettamente generazionali, chi ha contribuito inequivocabilmente alla costruzione di un’epoca mai più ripetibile si ritrova a vivere l’attualità interpretandola quale riesame del proprio lavoro e dei traguardi conseguiti, traendo le opportune conclusioni dalle somme che ne derivano. Le dinamiche che hanno determinato la direzione del percorso di Tek e Steele è del tutto simile a decine di altre casistiche all’interno delle quali sono raggruppati i sogni più o meno realizzati da ragazzi nati e cresciuti nella miseria e nella violenza, cui l’Hip-Hop ha tuttavia fornito la possibilità di uscire da un circolo vizioso che avrebbe altrimenti rischiato di accorciarne le prospettive di vita.

The All” offre un’equilibrata calibratura dell’esperienza Smif-N-Wessun: gli appena ventenni che dipinsero le oscurità di “Bucktown” sono oggi persone di acquisita maturità, capaci – attraverso i corrispettivi pagati in passato – di cogliere valori e scopi da preservarsi con un evidente senso di gratitudine nei confronti di ciò che si ha avuto, inquadrando la soddisfazione di chi ha sovvertito i pronostici e che oggi si gode un meritato panorama costituito da un più ampio ventaglio di colori. Il messaggio ha una precisa nitidezza, nessun rimpianto per non aver aderito alle apparenti grandi ricchezze promesse dall’Industria ma solo un tangibile orgoglio per aver gestito una sopravvivenza non garantita, riuscendo nel contempo a incastonare in eterno il proprio posto nella leggenda grazie al quintessenziale “Dah Shinin“, uno di quei dischi che hanno davvero timbrato un’era.

Ma l’ultimo episodio di una discografia assai frammentata nei ritmi di pubblicazione accoglie una retrospettiva più ampia della sola dimensione artistica, concedendosi di rovistare in uno scatolone quasi vuoto e all’interno del quale non vi sono più né le tante persone care strappate via dalle crude regole della strada o semplicemente passate a miglior vita per ragioni anagrafiche (i pezzi sono tra l’altro ricchi di citazioni più o meno velate verso il compianto Sean P), né tutte le fuorvianti illusioni generate da un ambiente la cui barriera mentale non è sempre agilmente superabile da tutti.

“The All”, oltre che per la ponderatezza, si distingue altresì nella qualità perché finalmente adatto alle attese in precedenza mortificate da titoli quasi mai all’altezza della fama di un duo la cui interazione costituisce ancora un irremovibile pilastro: i rapidi scambi di microfono e le brevi punteggiature l’uno nelle strofe dell’altro rinnovano una formula chimica che funziona da sempre, nonostante l’assenza di particolari funambolismi lirici – non è mai stato questo il piatto forte del menù; la naturale reciprocità, l’indiscutibile carisma e la qualità del concept organizzativo della maggior parte dei brani sono poi elementi che permettono di soprassedere su alcuni difetti altrimenti riscontrabili nel corso dell’ascolto. A ciò va aggiunta una veste produttiva del tutto rinnovata, che 9th Wonder e il collettivo The Soul Council guidano verso risultanze sonore che trovano un’adeguata combinazione di introspezione, malinconia e intuizioni ruvide come carta vetrata.

Tra gli episodi memorabili svetta una “Dreamland” letale per la dolce amarezza che riesce a trasmettere mettendo la freccia verso un viale dei ricordi sempre più frequentato, alimentando il senso di omertà che pervade chi è cresciuto in condizioni simili (<<cocaine had us thinkin’ we could be all paid/we all seen, done things, I won’t say no names/to whom it may concern, remain anonymous/the first dollar I earned was some dishonest shit>>) e donando la presenza di Raekwon – abilissimo nell’intrecciare i due sentimenti che il pezzo vuol comunicare – quale più che gradito bonus, concepimento simile a quello di “Letter 4 U”, nella quale l’immaginaria missiva affronta il ciclo della vita facendo risaltare una scrittura ben coordinata, anche se in parte penalizzata da un montaggio musicale che non sa trasmettere le vibrazioni giuste.

Quanto invece eseguito nello specifico da 9th Wonder e Nottz è, per logiche ragioni, particolarmente adatto allo stile del gruppo per come riesce a evocare le cupe atmosfere notturne un tempo plasmate dalle macchine dei Beatminerz: il basso ovattato di “Let It Go”, una delle migliori esibizioni tecniche di uno Steele disinvolto nell’allestire coppie e triplette di rime interne, spicca su tutto il resto regalando alla traccia un gustoso sapore grezzo; la liricamente ravveduta “The A.L.L.” preleva un accenno di Jazz fondendolo magnificamente coi ritagli dei due sample vocali; “Let Me Tell Ya” punta infine la Delorean direttamente verso il novantacinque grazie ai suoi ritmi arcigni, rendendosi perfetta per gli uno/due forniti dai protagonisti principali.

L’indiscutibile capolavoro del disco è però l’immensa “Illusions”, per la quale Khrysis compone un beat di struggente bellezza e di grande atmosfera, con Tek che riesce finalmente a ridurre distanze tecniche in altri casi lampanti (<<pray five times a day, trying to find my way/I ain’t talked about a weapon yet so now what critics gon say?>>), mentre Steele crea piccole metafore profonde e propositive, sigillando quella percezione eterea già conferita dalla musica.

Quanto appena descritto si deve in ogni caso confrontare con alcune potenzialità inespresse, vedasi “Testify”, una buona idea di fondo sciupata da una durata troppo esigua, o una “Ocean Drive” indubbiamente citabile tra i migliori lavori di stesura testuale ma davvero fiaccata da quel ritornello R’n’B; “We Good” rasenta invece il pasticcio per la sua totale inutilità contestuale, costruita com’è su un’evidente pochezza di idee e un ritornello da dimenticare.

Nel complesso, “The All” è un disco a suo modo coraggioso, capace di far trasparire una ruvidezza i cui vecchi angoli sono oggi smussati dalla rinnovata coscienza di sé, uno state of mind più che opportunamente rispecchiato da una produzione in grado di richiamare una piccola ma sostanziosa parte dell’hardcore newyorkese che tanto è mancato al gruppo in questi due abbondanti decenni di uscite non sempre conformi alle attese. Qui, invece, c’è abbondante spazio per mettere d’accordo tutti.

Tracklist

Smif-N-Wessun – The All (Duck Down Music 2019)

  1. The Education Of Smif-N-Wessun (Intro)
  2. Testify
  3. Dreamland [Feat. Raekwon and Heather Victoria]
  4. Ocean Drive [Feat. Rapsody and Musiq Soulchild]
  5. Let It Go
  6. Letter 4 U [Feat. SmittytheCAINSMITH]
  7. Let Me Tell Ya [Feat. Rick Ross]
  8. The A.L.L.
  9. We Good [Feat. GQ and Heather Victoria]
  10. Stahfallah
  11. Illusions
  12. One Time

Beatz

  • E. Jones: 1
  • Khrysis: 2, 4, 6, 9, 10, 11
  • 9th Wonder: 3, 5, 6, 8
  • Nottz: 7
  • Eric G.: 12
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