Skyzoo – Keep Me Company

Voto: 4 +

Fare Rap significa collocare delle parole in rima, esercizio apparentemente semplice ma in concreto assai complesso. La vera ricchezza è insita nella poesia (in senso lato): nulla dovrebbe essere messo lì a caso, a meno che non si riesca a farlo con una quantità di stile tale da eccitare comunque; tutto dovrebbe avere un senso più o meno celato, volto a individuare la vera bravura di un liricista, aspetto che, di questi tempi, viene tristemente riposto a latere dei valori di giudizio. E’ proprio la densità concettuale di un lavoro a determinare la profondità e l’abilità di una performance, a delineare le differenze tra un artista e un altro meno capace, a permettere di categorizzare una personalità analizzandone le vocazioni, le velleità, i concetti proposti.

Gregory Skyler Taylor, che quando utilizza un microfono gradisce essere chiamato Skyzoo, è un rapper singolare da ogni punto d’osservazione. I suoi testi, le sue idee, i suoi ragionamenti, derivano da una personalità decisa nel raggiungere, maturare, progredire, capace non solo di esporre molto efficacemente una metrica di livello assai avanzato, ma pure di creare dei veri e propri concept prendendo spunto dall’osservazione del suo habitat naturale, cogliendone comportamenti, abitudini e regole da convogliare in una miscela non comune di riflessioni, della quale spicca la maggior profondità rispetto alla norma. Affascinante; ecco il termine più idoneo a rappresentare questo modo d’interpretare il Rap, rendendolo un canale comunicativo atto a dare voce anche a chi non ha la possibilità di farsi sentire, a spiegare la propria evoluzione partendo dalle esperienze e le lezioni del vissuto, a raccogliere su immaginari block notes la miriade di consapevolezze acquisite in un processo di crescita umana e artistica che si può toccare con mano.

Tale sensazione risulta particolarmente viva in questa più recente porzione di carriera di Zoo, nella quale l’attenzione sociale, la duttilità mostrata nel tessere storie di quartiere capaci di provocare riflessioni, il saper tratteggiare opportunamente lo stato mentale del ghetto e di tutto ciò che gli dà vita, si muovono in sincrono con una scelta determinante, a parere personale, per trovare un’identità definitiva. Il fatto di privilegiare il Jazz, attingendovi per la maggior parte della produzione campionata – nonché suonata – per i suoi ultimi dischi, fornisce infatti un significato ancor più sottile rispetto a tematiche e modalità espositive, esaltando il tradizionale ruolo di quella particolare musica in relazione alla cultura black, individuando in quest’ultima un elemento tramandato alle generazioni successive, del quale Skyzoo si è coscienziosamente proclamato portavoce. Un metodo quanto mai opportuno per abbinare la delicata raffinatezza della musica alla signorilità di un reparto lirico spettacolarmente cerebrale, che nel suo costante evolvere sta dimostrando di saper toccare vette capaci di sfiorare addirittura la filosofia.

Keep Me Company” è un titolo dalle molteplici interpretazioni, che poggia sui vari sentimenti d’unione che l’artista cerca di comunicare dall’elevazione dei propri pensieri. Non tutto potrà essere avvertito e apprezzato durante i primi ascolti, nei quali si cerca più che altro di capire se il lavoro sia effettivamente solido, per poi approfondire il resto, la barriera culturale non rende semplicissima la comprensione di ogni piccolo aspetto che compone l’album, ma di certo non è complicato rendersi conto di trovarsi al cospetto di un uomo capace di fondere Rap, poesia e arte con una clamorosa naturalezza. E’ altresì un album, questo, legato alla propria esperienza, ai propri luoghi, agli insegnamenti, ai ricordi, alle lezioni di vita coerenti, fattori che danno luogo a storytelling a volte molto intimi, rievocando emozioni e sensazioni di un determinato tempo, con testi di grande valore sentimentale, sia che si parli di famiglia che di una Brooklyn sempre amata dal profondo del cuore.

“Ayinde At The March” ne è un esempio perfettamente calzante, grazie al suo rappresentare un ricordo paterno strettamente legato a un avvenimento socialmente memorabile come la Million Men March del 1995, al suo saper raccontare le sensazioni di quel momento, il significato di quell’episodio e il come lo si è vissuto. “Wins Of The Father” comunica invece un orgoglio bilaterale verso una figura paterna del tutto adeguata, trasformandosi di lì a breve in una lettera aperta al proprio figlio. “Finders Keepers”, eccellente nella direzione operata da Sir Williams, dipinge un’attitudine newyorkese chiara fino al midollo, nonostante il trasferimento ad Atlanta, trattando le problematiche sociali come se per Sky fossero ancora attuali, adoperando strati metaforici che portano sempre addosso il profumo di casa e sottolineando la stessa presenza impegnata trasmessa dalle brevissime istantanee sviluppate in “Drug Free School Zone”, carica di riferimenti, implacabile con quel giro di chitarra che ben segue il martellio della batteria elettronica, e “Home Away From Home”, condita da piano, xilofono e omaggi agli Ultramagnetic Mc’s; quel non esserci più ma esserci comunque, che sotto varie forme fa capolino in diversi episodi di un disco dove fierezza, radici e proposte di riflessione viaggiano meravigliosamente di pari passo.

Lo si intuisce da passaggi come la deliziosa “Esoteric”, uno dei tre ottimi contributi di Dj Manipulator, la quale elucubra sulla propria arte in un mare di riferimenti a Brooklyn e Biggie, sempre in cerca di quella corona cui tantissimi pretendenti hanno ambito, affinando le proprie abilità per sfuggire alla violenza con un wordplay associativo da capogiro (<<picture a generational talent doing all this inspiring/and then they give your number to a Jonathan Isaac/a Penny for all your thoughts and all the thinking behind it/put it back in my loafers and get back to my tithing>>). “Courtesy Call”, minacciosamente coadiuvata da Chuck D e da un piano assai lunatico, è un esercizio lirico di spessore ove coesistono concetti con duplici significati, gioca con le immagini e le plasma in collegamenti logici (<<yo, my neighbor taught us to kick the frame in/44 like we Hubert Davis, try to range us?/Knowing I’m from where they sell iron to their neighbors/a husky with a golf club, gnawing over pavement/I came here with three meanings, Skyler the Creator>>), circoscrive quello stesso ambiente letale, suggerendo come muoversi al suo interno. “Community Service” varia gli addendi ma non certo i significati, spiccando per il suo rimare colloquiale, figurativo, vocazionale, educatamente autocelebrativo (<<best thing outta my side since Voletta and Gloria kids/while tryna duck all this coroner shit/talk to me real>>), mentre la sofficità del beat provoca vibrazioni del tutto positive.

Con tutta probabilità, come già accaduto in passato, manca solo l’episodio in grado di generare inusitata elettricità: non tutta la produzione dà l’idea di essere strabiliante, fermandosi a volte al molto buono, la consistenza generale non è in discussione grazie alla disomogeneità nelle selezioni, il Jazz non manca mai, giungendo non solo sotto forma di fiati, ma pure di eterei piani elettrici (“Prayers For The Customers”), nuvolette musicali cullate dagli archi che trattano del contrasto tra sostanza e apparenza (“Sleeping Beauty”), citazioni d’autore (“Record Store Day”, il cui calco è estratto da “Electric Relaxation”) e finali di tutta improvvisazione, non solo strumentale (la notevole “Jazz In The Projects”).

Un disco tutt’altro che semplice, tanto nell’esecuzione quanto nella ricezione, nel quale Skyzoo offre nuovamente una rara maestria nel saper gettare opportunamente su tela quegli schizzi di genialità lirica, tecnica e contenutistica, rendendolo uno degli mc’s fondamentali dell’epoca contemporanea: uno che il Rap non solo lo fa, ma è pure in grado di condurlo a uno step successivo, illuminante.

Tracklist

Skyzoo – Keep Me Company (Old Soul Music/First Generation Rich 2024)

  1. Community Service [Feat. J.Rose]
  2. Finders Keepers
  3. Home Away From Home
  4. Ayinde At The March
  5. Drug Free School Zone
  6. Prayers For The Customers
  7. Courtesy Call [Feat. Chuck D]
  8. Esoteric
  9. Store Runs (Interlude)
  10. Record Store Day
  11. Sleeping Beauty
  12. Wins Of The Father
  13. Jazz In The Projects

Beatz

  • JR Swiftz: 1
  • Sir Williams: 2
  • Dj Manipulator: 3, 6, 8
  • Marc Nfinit: 4
  • Seige Monstracity: 5
  • DaG: 7
  • Skyzoo: 9
  • ANKN and VDR: 10, 13
  • Leo Confident: 11
  • Flughand: 12

Scratch

All scratches by Dj Shakim and Dj Manipulator

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