Rome Streetz & Conductor Williams – Trainspotting
La premessa sull’insensatezza di una frequenza realizzativa che sta saturando un mercato sempre più effimero con uscite brevi, spesso indistinguibili l’una dall’altra per temi, suoni e stili, il cui valore si esaurisce in un numero contenuto di ascolti, non ve la facciamo più: è un fatto assodato, noto, che diamo per scontato. Rome Streetz non ha il ritmo forsennato dei vari Mickey Diamond, Tha God Fahim, Al.Divino, Eto, Flee Lord e Recognize Ali, né ha fissato obiettivi alla Boldy James, che nell’anno in corso pubblicherà dieci progetti ufficiali, è tuttavia parte di quel filone e non più tardi dello scorso ottobre rilasciava il buon “Hatton Garden Holdup” con Daringer; senza rievocarne l’intera progressione, nell’ultimo lustro ha appunto alternato lavori corali a duetti (all’appello anche Dj Muggs e Big Ghost Ltd), come in quest’ultimo “Trainspotting” assieme a Conductor Williams. Di nuovo, sebbene si tratti di un’operazione facilmente inquadrabile nel suo genere d’appartenenza, è nei dettagli che se ne coglie la maggiore dose di ambizione: dietro The Influenyce Enterprise, piccola label dello stesso rapper, opera under exclusive license Mass Appeal Records; la selezione dei featuring è ridotta all’osso, lasciando i riflettori inchiodati sul protagonista; in scaletta non ci sono riempitivi di sorta, solo quattordici brani dritti e – salvo due casi – sotto la durata di tre minuti, per un totale che ne sfiora trentacinque.
Transitato e – con “Kiss The Ring”, che non a caso limava l’intesa con Conductor Williams – in certa misura sbocciato nell’alveo di Griselda Records, l’mc nato a Londra ha mostrato doti tecniche che lo elevano dalla media e ne legittimano l’accresciuta rilevanza all’interno di un quadrante affollatissimo (pur se all’imponenza delle cifre non corrisponde un analogo livello di talento). Varietà e approfondimento tematico non sono tra i suoi tratti distintivi, né – supposizione nostra – l’ascoltatore abituale si lamenterà per la sostanziale prosecuzione di un tragitto ben piantato nel solco dell’intrattenimento: la qualità delle strofe di Rome è di per sé sufficiente per ritenersi soddisfatti da una prova che, complice l’ottima chimica tra liriche e suoni, rispecchia in pieno le attese; basta il fulmineo uno/due di “Andre Agassi” (<<grew up to be a god, but I was nothin’ but a bastard seed/who blew past all of them crabs, you gas dastardly/they stools under my feet, God made them steppin’ stones/I’m one of the best, I’m bringin’ these niggas death all on the metronome>>) e “M*A*S*H*” (le tracce più corte, peraltro) per saggiarne il valore, tra chiusure anche interne alla barra, flow duttile e allitterazioni gustose.
Chiederci a quali risultati si potrebbe mirare, date le suddette capacità, è una domanda al momento priva di risposta. Perciò, lasciando il dubbio in sospeso, non sarà difficile godersi una chicca come “Ricky Bobby”, che al padrone di casa affianca ancora (dopo “Pz N Qz” in “Wasn’t Built In A Day”) un graditissimo Method Man (<<I got time today, might write a rhyme today/the way I rhyme, perfect time to make a rapper rhymin’ throw his rhymes away/I ain’t the kind to feel some kind of way, this ain’t that kind of play/but this kind of pay could feed a child with just a dime a day>>), l’estratto “Rule 4080”, sorta di espansione di “Check The Rhime” degli A Tribe Called Quest che prende di mira i peggiori meccanismi dell’industria musicale (<<it’s all about self-preservation, fuck you, I feed me first/back in the days, I’d be a runaway slave/fuck workin’ for free, my destiny’s to be paid/I would hide in the field and stab master in the face>>) e un piccolo macigno quale “99 Attributes”. In realtà, si può dire che non ci sia un episodio di scarsa fattura: se il fine è quello di fissare le coordinate di una collaborazione dal potenziale ragguardevole, registriamo senza indugi che sia stato raggiunto.
Al tempo stesso, “Trainspotting” centra tale scopo giocando una mano abbastanza sicura, che non svela eventuali assi nella manica e dunque manca di sorprenderci. In particolare, il discorso si applica a una struttura che presenta versi lunghi e chiusure più stringate (nel racconto, l’ennesimo sullo sfondo di una carriera criminosa poi evolutasi in quella artistica, di “Runny Nose”), come coppie di sedici che avrebbero richiesto un ulteriore sviluppo o un ritornello più fantasioso (“10 Toes” con Jay Worthy). Altrettanto vale per il beatmaking di Conductor Williams, che ci delizia con sample Soul per nulla banali (“Picnic In The Rain” di Sonny Geraci coi Climax in “Heartbreaker”) e fiati che sembrano tagliati da un vinile un po’ difettoso (“Too High” di Joe Farrell per “Joe Pesci”), salvo eccedere nel minimalismo di “Blood In His Boogers” e nella modesta inventiva di “Electric Slide”, dando peso più all’effettistica applicata (distorsioni, stonature, crepitii) che alla composizione in sé, priva di variazioni significative.
Da un lato l’espressione di abilità inequivocabili, dall’altro un’originalità non pervenuta. Nei suoi pregi e nei suoi limiti, la joint venture con a capo Rome Streetz e Conductor Williams si rivela cartina di tornasole per l’underground tutto: che sia un periodo di grosso fermento, ricco di voci intraprendenti e capaci, è un buon punto dal quale partire; occorre darsi una direzione meno vaga e impersonale, però.
Tracklist
Rome Streetz & Conductor Williams – Trainspotting (The Influenyce Enterprise/STATION 2025)
- Andre Agassi
- M*A*S*H*
- Runny Nose
- Ricky Bobby [Feat. Method Man]
- Blood In His Boogers
- Rule 4080
- Died 1000 Times
- Heartbreaker
- 10 Toes [Feat. Jay Worthy]
- Connie’s Revenge
- 99 Attributes
- Joe Pesci
- Electric Slide
- Resource Room
Beatz
- Conductor Williams: 1, 2, 4, 6, 7, 8, 9, 11, 12
- Conductor Williams, David Emmanuel and napes: 3
- Conductor Williams and napes: 5, 10, 13
- Conductor Williams and Max Théodore: 14

Bra

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