Recognize Ali and Bronze Nazareth – Season Of The Se7en

Voto: 3,5

Recognize Ali è infaticabile, altamente motivato, tanto da rendere avventurosa la consultazione della sua pagina Discogs a un primo tentativo di conteggio in merito a quanto realizzato finora in studio. Pur avendo fruito dell’occasione di ascoltare solo una minima parte di tale lavoro, non è però difficile tratteggiare il profilo dell’artista proveniente da Accra, Ghana, un rapper diretto e concreto che non ha nulla da sbandierare al vento se non la sua grande voglia di crescere ed emergere, nonché l’intenzione di lasciare un segno fortemente marcato nel panorama underground, ambito più che confortevole per una persona di indole così genuina.

Se le due parti del progetto Dueling Experts ne avevano messo in risalto esclusivamente le aggressive doti da performer d’assalto per ovvie ragioni concettuali relative alla stessa operazione, “Season Of The Se7en” diviene la logica occasione per conoscerne meglio le velleità allargando il raggio d’azione, fermo restando che l’ossatura stilistica principale conduce in ogni caso a un lavoro lirico metodico, votato al confronto, che lavora costantemente ai fianchi creando i presupposti per predisporre il colpo di grazia, sensazione alimentata da quel particolare approccio alla pronuncia di alcune consonanti, veri e propri pugni vocali. Quella raucedine insita nelle corde vocali pare proprio il metodo espressivo ideale per condire una personalità ruvida, di chi non le ha mai mandate a dire e sa di dover realizzare i propri obiettivi perseguendo il sentiero meno battuto, molto più selvaggio e impervio di quelli patinati ma senz’altro più coerente, dato che qui la ruffianaggine non trova alcun diritto di cittadinanza.

Attraverso l’indubbia padronanza del linguaggio di strada, Ali sfida tanto gli altri quanto se stesso, tenendo i suoi bersagli nel mirino ma parlando pure di crescita personale, gettando nel suo mare combattivo gocce di critica sociale, acredine verso l’ingiustizia e l’ineguaglianza, più qualche considerazione spirituale, perseverando nell’ispirazione orientale già captata nelle frequenze toccate congiuntamente a Verbal Kent e Lord Beatjitzu. L’uso diretto di termini come flying guillottines o finest swordsmen sono inoltre peculiarità che non possono far esimere dal tracciare nuovi paralleli con i famigerati nove di Staten Island, a maggior ragione se l’esclusività del suono viene affidata a un loro diretto affiliato, Bronze Nazareth.

Una natura che ha la stessa consistenza della carta vetrata; parallelo pertinente per come l’mc disquisisce di attività notturne espletate all’angolo della strada ed espresse in “How We Roll” – anche qui, ben tre sezioni di scratch sono ricavate da voci del Clan – o per come sintetizza il sapersi muovere in ambienti non esattamente edulcorati in quell’addensato di street knowledge che è “Street Gospel”, assai rzariana per gli archi di sottofondo, la gestione delle due incisive note di basso e la batteria appena percettibile. Tuttavia, tale caratterizzazione non è certo d’ostacolo per assemblare passi concettualmente tutti d’un pezzo come “The Grind”, puntellata dalla nostalgia evocata da archi e tromba ponendo in evidenza il lavoro duro necessario per l’emersione partendo dal basso, inserendo nel quadro qualche ricordo della gioventù trascorsa in Africa. Proprio qui viene esposta la possibilità del rapper di sapersi mettere in contatto con la propria essenza, tracciando una nuova dimensione nel mezzo dell’agonismo generico dei testi e scoprendo un aspetto che, a parere personale, poteva anche essere più adeguatamente ampliato. Ciò è suggerito dai riferimenti dedicati alla Five Percent Nation in “Silver Spear Promise”, nella quale il Rap è accompagnato dalla voce campionata di Billy Stewart, uno dei tanti elementi che evidenziano la forte matrice Soul/R’n’B che permea la ricca selezione di sample che scorre con naturalezza nelle vene del bronzeo nativo di Grand Rapids, Michigan.

“Season Of The Se7en”, brano che dà il titolo all’album, eretto su un loop di piano particolarmente vincente, contorna bene la figura di un profilo artistico costantemente alimentato dalla caparbietà per realizzare il proprio sogno, mettendo in risalto una grandezza personale che in tanti proporzionano ancora all’estensione del conto in banca (<<in my dreams I sit up on a throne, with a gold crown sittin’ on my dome, holding on the chrome in a castle all alone>>). Traboccante di un carattere proprio, autentico, molto abile nella gestione delle sillabe e delle assonanze, generoso nell’utilizzo delle punchline, Recognize Ali non abbassa mai la guardia nonostante molli solo di rado la barra da rewind immediato; e a tratti può risultare lievemente pesante per via di una tonalità vocale che non trova mai sfogo dalla sua linearità. Se il tasso vizioso del flow punta sistematicamente in l’alto, nell’ascolto capita di sentire la necessità di variazioni e la presenza di diversi ospiti – alcuni dei quali strettamente appartenenti alla cerchia The Wisemen, altri che invece restituiscono vecchi featuring al Nostro – interviene opportunamente a mediare la circostanza.

“Tear Drop In The Sky”, forzuto boom bap che aggrega sample vocale e violini, vede l’immancabile Verbal Kent esibire una modalità ancora attinente agli Experts per come carica di aggressione lirica le varie immagini che la sua strofa propone, oltre a mostrare un King Magnetic vispo (<<our crime is like a double LP nigga, my record’s long>>), abbinandosi perfettamente alla minacciosità delle barre firmate dall’attore principale. “Camouflage Dons” trasuda carisma ovunque, la batteria sorda e l’indovinato loop di piano costituiscono un terreno arido, ideale per il flow articolato e secco di Ali come per un Dom Pachino smagliante, che estrae dal block notes assonanze e rime doppie in copiose quantità, confezionando la miglior strofa qui riscontrabile dal punto di vista tecnico. “Olympic Gold Medalists” non è invece particolarmente riuscita, il giretto di hammond non entusiasma e il ritornello è davvero mediocre per come spezza la ritmica del brano, che dà riscontro a una porzione di episodi (ad esempio “Hand Count The Cake” e il relativo tedio provocato da quel fastidioso loop vocale) nei quali la produzione lascia a desiderare.

“Season Of The Se7en” costituisce in ogni caso un addendo di rilievo all’invidiabile mole di lavoro che Recognize Ali è riuscito a comprimere nel giro di soli cinque anni applicandosi con costante determinazione, lottando incessantemente nel marcare il suo territorio senza mai perdere fiducia nelle proprie capacità. Non sempre i sogni si realizzano, ma il primo passo per riuscire nei propri intenti è crederci; da questo punto di vista, Nii Ayitey Ajin Adamafio non indietreggia di un millimetro, ostinato e sicuro, bramante di fare ancora molto rumore all’interno di una scena che periodicamente diviene un tantino stagnante e che perciò ha estremo bisogno delle scosse adrenaliniche che artisti come lui riescono a generare, grazie a una stoffa di indubbia qualità.

Tracklist

Recognize Ali and Bronze Nazareth – Season Of The Se7en (Mello Music Group 2021)

  1. Motown Connection
  2. God Aura
  3. Hand Count The Cake
  4. Tear Drops In The Sky [Feat. King Magnetic and Verbal Kent]
  5. Street Gospel [Feat. Salute Da Kidd]
  6. Knew Legends (Skit)
  7. Silver Spear Promise
  8. Olympic Gold Medalists [Feat. Willie The Kid and Tristate]
  9. Find It In Him (Skit)
  10. Season Of The Se7en
  11. How Many Times
  12. Rivers In The Basement Of Truth [Feat. Napoleon Da Legend and Lord Jessiah]
  13. How We Roll
  14. Camouflage Dons [Feat. Dom Pachino]
  15. The Grind
  16. Outro To Detroit

Beatz

All tracks produced by Bronze Nazareth

Scratch

  • Dj TMB: 12
  • Tone Spliff: 13
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