Public Enemy – Apocalypse ’91…The Enemy Strikes Black
Quarto lavoro per i militanti di Long Island, il cui spirito s’intravedeva già dal gioco di parole del titolo (strikes black), dall’immancabile claim che accompagna la cover (justice evolves only after injustice is defeated), nonché dalle prime parole pronunciate (<<the future holds nothing else but confrontation>>). E’ l’introduzione di “Apocalypse ’91…The Enemy Strikes Black”, “Lost At Birth”, sostenuta da una base molto rumorosa, un incessante frastuono che conduce subito alla presentazione scratchata delle frasi più significative del passato recente dei Public Enemy, un’ottima apertura che il gruppo ha utilizzato spesso anche per i loro live.
La potenza non è da meno in “Nighttrain”, cui segue la martellante “Can’t Truss It”, che racconta di schiavitù e soprusi (<<where everybody at divided and sold/for liquor and the gold/smacked in the back for the other man to mack>>); è poi la volta del rispetto per sé e per la propria razza (“I Do’t Wanna Be Called Yo Nigga”) e per le classiche polemiche con le stazioni radio (“How To Kill A Radio Consultant”), riprendendo il tema di “Rebel Without A Pause” in cui Chuck denunciava gli stronzi che non passavano mai il Nemico Pubblico, preferendo sotterrarne il messaggio perché fin troppo vero.
“Move!” è ritmata e accattivante nel ritornello; “Shut ‘Em Down” è un autentico inno nonché l’ennesima trasformazione della protesta in rima da parte dell’abile Chuck D; “By The Time I Get To Arizona” è supportata da una base inconfondibile e attacca quegli stati americani che non riconoscono la festa di Martin Luther King (gustatevi il video: puro terrorismo!). “More News At 11” si segnala invece come miglior prestazione di Flavor Flav sull’album, con una base costruita con tre note di piano molto indovinate, che rendono anche meglio nel remix pubblicato mesi più tardi.
Infine, le già sentite “Get The Fuck Outta Dodge”, dove Chuck D racconta di uno spiacevole incontro immaginario con un poliziotto che lo minaccia, e lo storico remake di “Bring The Noise” con gli Anthrax, dove anche i nostri amici cappelloni si cimentano con il Rap schitarrando all’impazzata, uno dei tentativi di Crossover meglio riusciti di sempre. Non mancano tuttavia dei piccoli difetti che spezzano un po’ il ritmo dell’apocalisse (“9 Million Bottlebags”, “A Letter To The New York Post”), senza però intaccarne l’alto livello generale.
Nonostante l’obiettivo del gruppo sia rimasto focalizzato più o meno sugli stessi temi, “Apocalypse ’91” è un album distintosi dai precedenti soprattutto per via del suono, sì molto noise ma adeguato ai tempi (il team di produzione è composto da Stuart Robertz, C-Dawg, Gary G-Wiz e The Jbl). Largo quindi, ancora una volta, ai Prophets Of Rage!
Tracklist
Public Enemy – Apocalypse ’91…The Enemy Strikes Black (Def Jam Recordings 1991)
- Lost At Birth
- Rebirth
- Nighttrain
- Can’t Truss It
- I Don’t Want To Be Called Yo Niga
- How To Kill A Radio Consultant
- By The Time I Get To Arizona
- Move!
- 1 Million Bottlebags
- More News At 11
- Shut ‘Em Down
- A Letter To The NY Post
- Get The Fuck Outta Dodge
- Bring The Noise [Feat. Anthrax]
Beatz
All tracks produced by The Imperial Grand Ministerz Of Funk (Stuart Robertz, C-Dawg, Gary G-Wiz, The Jbl)
Scratch
All scratches by Terminator X
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