PackFM – I F*cking Hate Rappers
Qualora abbiate la cultura sufficiente o i numeri giusti nella carta d’identità per ricordare come sia partito il fenomeno dell’Hip-Hop, siete probabilmente stanchi anche voi di sentirlo nominare invano, di vedere artisti di successo planetario che si fanno etichettare sotto tale genere senza appartenervi, e vi siete probabilmente frantumati i cosiddetti osservando pagliacci modaioli dotati di jeans aderenti, occhiali da sole Louis Vitton e mohawk. “I F*cking Hate Rappers” si avvicina al concept album trattando una serie di situazioni appositamente costruite su questa stanchezza e sul senso d’ingiustizia, reazione logica per chi lavora sodo per vendere una manciata di dischi pur rimanendo coerente con se stesso, lasciando tuttavia la polpa agli altri.
PackFM, al suo secondo disco, è evidentemente uno di quegli artisti stressato dalla situazione e che ha deciso di raccogliere la rabbia repressa in un disco che non manca d’ironia. L’avventura comincia con lo skit d’apertura, che racconta della frequentazione di una sorta di alcolisti anonimi del Rap, dove davanti ad altri intossicati si condivide l’oltrepassare il limite della sopportazione nei confronti di mc’s improvvisati, di featuring continuamente richiesti, di gente che sostiene di rappresentare l’Hip-Hop senza sapere cosa sia davvero. La titletrack spinge sull’acceleratore, diventando esplicita nei confronti di Lupe Fiasco (<<and they tought kick push was the name of a dance>>) e spedendo una frecciata dritta al cuore di Common, reo di aver predicato bene (il riferimento è al diss nei confronti di Ice Cube contenuto in “The Bitch In You”) e razzolato male, comportandosi oggi allo stesso modo della persona che criticava ieri.
PackFM introduce l’ascoltatore al suo suono, composto da drum potenti e manciate di campioni dal forte sapore Blues, sopra cui rima dimostrando di possedere carattere e determinazione. Restando in tema di liriche, “Nasty” non può che essere considerata la miglior prestazione fornita, gli incastri di parole sono vertiginosi e si denotano diversi tipi di flow tra una frase e l’altra. La seguente “Wanna Know” resta invece impressa per la base, un violino che segue due giri differenti, una batteria decisa e un bel refrain diretto da Kno. Sparsi nel disco vi sono anche diversi riferimenti old school: “Sire” è un tributo ai Run-DMC che va a clonare “Rock Box” facendone una versione appena più lenta (<<I never wanna hear the word swagger again>> – bella lì!); “Flux Capacitator” gioca invece con “Ritorno al futuro” e immagina di poter saltare all’interno della mitica DeLorean per tornare agli anni ottanta, aggiungendo un piccolo shout-out per gli Alkaholiks attraverso l’esplicita citazione della mitica “Likwit”.
In “Take Our Place”, Pack torna a collaborare con il collettivo Dominion (Substantial e Mr. Mecca) per segnare il territorio e difenderlo coi denti (<<how the fuck they get fans when they cannot rhyme?>>), d’impatto pure “Here We Go”, dotata di una base trascinante e liriche potenti e veloci, che la rendono ideale per coinvolgere il pubblico dal vivo. Un’ultima sberla arriva da “Absolutely Positive”, un beat di notevole spessore fornito da Domingo e baciato da una bella sequenza di scratch, che chiude il disco quale bonus track. Alla base di tutto, il legame procurato dai vari skit presenti, talvolta esilaranti, funge da idoneo collante dando continuità all’insieme scegliendo la strada della presa in giro, una simpatica alternativa alle sparatorie verbali e alle punchline più tradizionali. Episodi come “The Kanye Look” (da sentire per farsi due risate) e “The Show”, dove l’artista viene relegato in fondo alla lista di un concerto dal suo promoter, che gli antepone gruppi formatisi la notte prima e un’improbabile competizione open mic, sono recitate in maniera davvero spassosa.
Il progetto, di livello medio/alto, perde qualcosa solo in un paio di occasioni: “Tough Talk” sancisce l’ennesima prestazione sotto il par di Poison Pen e possiede una base appena sufficiente di Marco Polo, che ci ha abituati a ben altro, “I F*king Like Everything” è anche carina, ma un po’ troppo frivola come idea, contrapponendo ciò che piace all’artista alla criticità che pervade l’album. Una buona idea di base, insomma, non del tutto originale ma presentata in maniera diversa dal solito.
Tracklist
PackFM – I F*cking Hate Rappers (QN5 Music 2010)
- The Support Group
- I F*cking Hate Rappers
- The Show
- Nasty
- Wanna Know [Feat. Deacon The Villain]
- The Kanye Look
- Flux Capacitor
- Take Our Place [Feat. Dominion]
- Step On My Kicks
- Tough Talk [Feat. Poison Pen]
- Here We Go (Come On)
- Sire
- I F*cking Like Everything
- Closure
- Absolutely Positive (Bonus Track)
Beatz
- Tonedeff: 2
- Domingo: 4, 8, 11, 12, 15
- Kno: 5
- J-Zone: 7
- Marco Polo: 10
- Deacon The Villain: 13
Scratch
- Dj Cazz: 15
Mistadave
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