One Dae – Daes & Times
Leggendo le note biografiche di One Dae sparse qua e là nel web, si evince come il rapper di Brooklyn sia in giro da un bel po’ di tempo – dalla fine degli anni novanta, precisamente – e se ne intuisce la notevole esperienza in tema di battle Rap, essendosi spesso trovato ad affettare antagonisti a suon di rime in differenti competizioni. “Daes & Times”, pur tenendo in considerazione la pubblicazione di mixtape, singoli e video precedenti, rappresenta l’esordio ufficiale dell’mc e cerca di far fruttare la nomea che lo stesso si è costruito nel circuito underground durante l’ultimo quindicennio, riuscendo a ottenere i servigi di nomi intriganti nel panorama del beatmaking, nonché di qualche compagno di microfono d’eccellenza.
Tutto ciò, come spesso accade, pone le basi per un prodotto finale in grado di soddisfare palati sempre avidi di cibarie musicali di origine newyorkese, in special modo quando una delle anticipazioni del disco giunge sotto forma di un singolo forgiato dalle macchine del signor Marco Polo, un pezzo che sopra il sample di un coro dalla cadenza contagiosa introduce allo stile battagliero e particolarmente autocompiaciuto del personaggio. Tale modo di proporsi viene sparso più o meno su tutto l’album e One Dae non riesce a tenerlo sotto controllo, facendo emergere prepotentemente la sua predisposizione all’esaltazione propria e all’approccio sfrontato verso il rivale di turno, lasciando troppo poco spazio al resto. Ci sono difatti poche idee che deviano dalla direzione principale, le quali sono anche concettualmente interessanti ma non sempre sviluppate a dovere: tanto buona è l’enfasi di “Take A Look Around” nel voler raccontare un giorno normale nei project, con tanto di personaggi e azioni che prendono vita, quanto banale è lo sviluppo della metaforica “Welcome Sinners”, la cui intenzione sarebbe quella di presentare il ghetto come la classica giungla, facendo l’elenco delle specie animali che vi si possono incontrare; troppo circoscritti sono gli episodi nei quali il rapper sceglie la via biografica – “Walk In My Shoes” lo dimostra – facendo intuire delle potenzialità lasciate da parte un po’ troppo frettolosamente a favore di pezzi a volte noiosamente atteggiati.
La monotonia attitudinale sembra riflettersi pure nell’approccio metrico, variando di poco gli schemi di rima, modificando l’andamento del flow solo occasionalmente e tenendo un tono vocale sempre costante. Lo stile tecnico è composto da un eccessivo numero di similitudini, infilate davvero ovunque, e spesso i giochi di parole utilizzati sono così privi di significato da essere disarmanti, aumentando il senso d’incostanza e prevedibilità che pervade la parte lirica del disco. Buone prestazioni come quella regalata nella già citata “Bang This” si alternano a tentativi di manifestare superiorità del tutto piatti (“Style” in particolare); la buona chimica messa in mostra nel duetto con C-Rayz Walz in quella titletrack che rappresenta uno degli episodi più validi dell’album non è altrettanto presente né quando ci si misura con un peso massimo come Sean P, né al fianco di uno spento Evidence, passaggi per i quali la mediocre qualità del beat non viene certo in aiuto.
Le produzioni sono tuttavia l’elemento che più di ogni altro riescono a salvare la situazione dal tracollo: Marco Polo firma tre beat robusti come al solito, baciati dalla sua genialità creativa, M-Phazes compone con maestria e caccia un beat melodico che si appoggia a un indovinato sample vocale cantato (“It’s Everywhere” è davvero apprezzabile), Ayatollah plasma con dinamicità i passaggi lirici tra Dae e Walz, infine Nova centra l’obiettivo in tutte le occasioni in cui viene coinvolto grazie alla versatilità delle sue idee, che vanno dal giro di piano scelto per l’opener all’atmosfera apocalittica di “Earth Child”, per poi marchiare “End Of The World” con un noto sample di archi che gli aficionados della Terror Squad riconosceranno senza esitazioni. Ne consegue la considerazione che gl’ingredienti per un disco di buona fattura c’erano tutti, ma non sono stati sfruttati a dovere: “Daes & Times” non è certamente un disco di bassa qualità, anzi, ma lascia la scomoda sensazione che, con un gruppo di beat di questo valore, un mc più completo avrebbe potuto tirarci fuori qualcosa di maggior spessore.
Nell’Hip-Hop, stendere avversari con punchline d’effetto non è sempre tutto.
Tracklist
One Dae – Daes & Times (Coalmine Records 2013)
- Welcome Sinners (Intro)
- Bang This
- Style
- Play By Play [Feat. Evidence]
- It’s Everywhere
- A Long Way
- Daes & Times [Feat. C-Rayz Walz]
- BK All Dae
- Walk In My Shoes [Feat. Dana Diaz-Tutaan]
- Abu Ghraib [Feat. Sean Price]
- Earth Child [Feat. Tsi La Brev]
- Take A Look Around
- End Of The World
Beatz
- Nova: 1, 11, 13
- Marco Polo: 2, 6, 8
- Domingo: 3
- JBL The Titan: 4
- M-Phazes: 5
- Ayatollah: 7
- P.A.W.S.: 9, 12
- Analogic: 10
Scratch
- Dj Dutchmaster: 4, 8
- Statik Selektah: 6
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