Omid – Monolith

Voto: 5

Quanto fa “Beneath The Surface” + “Distant Drummer”? “Monolith”! Matematica a parte, a distanza di soli quattro anni dalla sua prima e fortunata compilation (“Beneath The Surface”, appunto), Omid si è decisamente dato da fare. Dopo la grande soddisfazione per quest’ultimo, dopo l’esperimento ben riuscito di un progetto prevalentemente strumentale (“Distant Drummer”), il Nostro decide che è ora di fondere le due cose. Facciamo half & half, metà strumentali e metà pezzi con dei rapper, che ne dite? Beh, la nostra risposta, quella del pubblico, è a dir poco entusiasta.

“Monolith” non è affatto un titolo a caso: il blocco di pietra di partenza può essere l’Hip-Hop, oppure la musica tutta, e qui ne seguiamo le evoluzioni, ciò che si può ricavare partendo da due blocchi così solidi e, in un certo senso, antichi. Ma l’aggettivo più adatto per descrivere quest’album è innovativo: è pieno di Rap e di beat che difficilmente si riescono ad affiancare ad altri artisti e in alcuni casi rimarrete forse perplessi dall’eclettismo di Omid. “Speakers Hot”, “Ripple Study”, “Shock & Awe”, “Always Being Born” sono pezzi che non ci si aspetta di trovare in un album che in negozio sta nella categoria Hip-Hop: contaminazioni tra Rock, Boogie anni settanta, vecchio Metal, Reggae, Jazz e Blues vi attendono a ogni svolta, lasciandovi inizialmente un po’ spaesati.

Eppure, non fraintendete, “Monolith” non è un album per i soli cultori di ibridi e accostamenti azzardati, ci sono episodi sui quali si è tutti d’accordo, indipendentemente da gusti e preferenze: “Live From Tokyo”, “Sound Of The Sitar”, “Double Header”, “Research”, “Myth Behind The Man” e “I’m Just A Bill” sono dei classici che spaccano, non posso dirla in maniera diversa e, una volta ascoltati, non potrete dirmi di no. La prima, “Live From Tokyo”, è l’unico brano in cui rappano più di due mc’s, episodio divertente in cui tutti – eccetto Murs – si dimostrano contenti (di avere un beat di Omid, di fare Rap, di collaborare e, più probabilmente, di essere a Tokyo); in “Sound Of The Sitar” il Nostro riprende poi temi orientali, come già fece in “Beneath The Surface”, e realizza un beat gigantesco, che è oggi tra i suoi lavori più apprezzati e conosciuti.

Ancora, in “Double Header” c’è Buck 65 che offre una panoramica discutibile ma sarcastica del mondo femminile: <<the women here are just like in magazines/stern, too precious, pissy, ferocious/blank, just so, bodies like twelve year old boys>>; il tutto su una strumentale molto adatta al flow sbilenco dell’mc. Né mancano i pezzi che vi faranno un po’ muovere, penso a “Myth Behind The Man”, traccia arricchita dai flow dinamici di 2Mex e Abstract Rude, e “I’m Just A Bill” con Spoon, mc degli Iodine che corre a perdifiato sul beat.

Chi ritiene che questo monolito sia troppo sincretistico, che Omid non abbia un proprio stile, è quindi in errore: siamo al cospetto di un produttore con una cultura musicale enorme, che riesce a spaziare in più generi pur mantenendo le radici ben fisse nell’Hip-Hop e nel fare musica dimostra tutto ciò con limpidezza. Perciò, se nessuno ve l’ha mai presentato, rimedio io: lettrici, lettori, questo è Omid, autore di un gran disco intitolato “Monolith”, vi va di ascoltarlo?

Tracklist

Omid – Monolith (Mush 2003)

  1. Arrival/Departure
  2. Robert L. Ripley [Feat. Hymnal]
  3. Up
  4. Live From Tokyo [Feat. Luckyiam.PSC, Slug, Aceyalone, Murs and Dj Drez]
  5. Sound Of The Sitar
  6. Double Header [Feat. Buck 65]
  7. Research
  8. Myth Behind The Man [Feat. Abstract Rude and 2Mex]
  9. Speakers Hot
  10. I’m Just A Bill [Feat. Spoon]
  11. Ripple Study
  12. Shock And Awe [Feat. Busdriver]
  13. Always Being Born
  14. Club Apotheosis [Feat. Hymnal]

Beatz

All tracks produced by Omid

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