Bra:
cominciamo dal presente, mi descriveresti le tue impressioni sulla
situazione attuale della scena Hip-Hop italiana?
Danno: c'è stato un anno, un anno e mezzo di buio. E' stata
una cosa abbastanza seria, perché al di là del calo di vendite e di dischi
che non uscivano, c'è stato il fatto che molta gente ha smesso, per cui
non ci sono più gruppi come i Lyricalz, non c'è più Deda, non c'è più
Neffa. Insomma, adesso bisognerà un po' ricostruire tutto dalle ceneri e
in un certo senso si sta già facendo ripartire delle cose senza
dimenticare quello che è stato.
B: a mio avviso un grande problema è l'assenza di un vero e proprio
ricambio generazionale, che ne pensi?
D: guarda, ci sono un sacco di gruppi nuovi, ragazzi giovani che
producono demo, cd, mi arrivano robe abbastanza regolari. Secondo me ci
devono essere tutte e due le cose: i vecchi, o meglio diciamo
quelli un po' più grandi, che continuano insieme ai giovani, perché sennò
il problema dell'Hip-Hop italiano è che riparte sempre da capo, non c'è
mai memoria storica, una continuità... Non so quanta gente sa davvero
cos'ha fatto, non so, uno come Ice One o Next One, o uno anche come Gruff.
Magari pensi che Gruff ha fatto solo l'ultimo disco che hai sentito,
invece le persone cambiano, hanno tutto il loro percorso e sono loro
stessi a dare una direzione all'Hip-Hop in Italia. Comunque secondo me è
un buon periodo questo, stanno ripartendo un sacco di robe interessanti.
B: allora quale credi sia il motivo che ha portato a questo calo
negli ultimi anni?
D: ma...è difficilissimo spiegarlo. E' stato tipo una bolla, tipo
la New Economy e tutte 'ste cazzate qua. Nel senso che c'è stato un
momento che ha coinciso con le feste di Radio Dee Jay o l'Hip-Hop Mentos
in cui sembrava che dovesse proprio esplodere tutto ai livelli
massimi. E poi non è esploso niente, non si capisce perché. Probabilmente,
senza parlare di colpe, la responsabilità è in tanti fattori: il pubblico
che in Italia è incostante, per cui i ragazzini magari seguono per tre
anni e poi diventano Punk perché va di moda quello, poi diventano n'altra
cosa...
Dj Rogo: s'accummincian' a drogà...
D: eh, perché no, le droghe che uccidono i talenti delle persone.
Anche noi che facevamo delle cose e poi chi s'è fermato per un periodo,
chi non è riuscito a proporsi a un pubblico più vasto. Prendi ad esempio
Esa: ha fatto un percorso che è strano, perché è partito con gli O.T.R.
che comunque era un gruppo adatto benissimo al grande pubblico...
B: forse inizialmente sì, tipo ai tempi di "Quando meno te
l'aspetti"...
D: infatti, poi s'è spostato su Gente Guasta, per un pubblico di
appassionati, per poi spostarsi sull'ultimo disco che ha fatto e che è una
cosa ancora più chiusa... Per cui tanti fattori messi insieme
probabilmente.
B: quindi non è solo il pubblico che abbandona, ma anche chi fa
Hip-Hop da una vita?
D: ma non è che si abbandona, è che non si capisce...sai qual è il
problema? Io poi parlo del Rap perché ad esempio per i graffiti non c'è
stato assolutamente un buio.
B: infatti, se vuoi quello è quasi un altro tipo di movimento.
D: sì, non c'è stato nessun buio per i graffiti, non c'è stato per il
ballo... Anzi, in questi anni si sono fomentate sempre di più le storie
sul ballo, tipo in palestra ormai si fa ballo Hip-Hop. Perciò comunque per
ballare c'è sempre occasione.
Baro: perché nel ballo non c'è bisogno di commercializzarsi.
D: ma infatti, la Break è spettacolare di suo. Tornando al Rap,
comunque, secondo me c'è anzitutto un problema in Italia: non sai mai a
chi ti rivolgi. Qui si litiga spesso perché c'è quello che dice io
voglio fare il Rap d'amore quindi voglio fare i soldi, altri che
dicono no, non dobbiamo fare i soldi, dobbiamo fare la musica potente e
hardcore, gli altri ancora che dicono dobbiamo fare i soldi con la
musica hardcore...per cui è un po' un'anarchia.
B: secondo me ad esempio è assurdo che in Italia si facciano delle
etichettature in un mercato così ristretto, che è più spaccio a mano che
altro. Come si fa a parlare di divisioni così nette?
D: ma il problema è che in Italia non c'è stata una vera crescita
continua, per cui i ragazzini che cominciano ora sono bombardati dalle
informazioni che gli arrivano da fanzine, riviste e video musicali. Se ci
pensi bene, mentre dieci anni fa in Italia arrivavano dieci dischi ed
eravamo tutti d'accordo che quei dischi erano belli, adesso ne arrivano
mille e magari di quei mille a me ne piacciono trenta, a te altri trenta...per
cui si litiga pure su quello: chi dice 50Cent è il meglio, chi dice
no, è una merda e allora poi ci sarà il rapper italiano che si
ispira a una cosa e chi odia quella cosa ce l'avrà pure con la roba di
'sto tipo... Insomma, è proprio l'Italia che è un paese assurdo, è davvero
la Repubblica delle banane...
B: abbiamo ancora storie del tipo East contro West, che a me sembra
abbastanza paradossale.
Baro: ma è un discorso sbagliato, perché non esistono più tutte 'ste
differenze. Si parla solo di musicalità e se una cosa musicalmente è
valida c'è poco da essere contro, punto. Generalmente non si deve
giudicare ed etichettare chi comunque segue una cosa o un'altra, anzi si
dovrebbe seguire tutto perché ad esempio in America dopo il fenomeno
dell'underground si è avuto un MF Doom che fa un disco che vende, non so,
duecentomila copie, quindi la differenza è sottile. Il mercato americano è
un'altra cosa, inutile star lì a guardarlo.
B: parlando invece del Colle, la produzione è ferma o no?
D: stiamo già registrando e speriamo di finire quest'estate la
maggior parte del lavoro. Se ce la facciamo usciamo anche con un singolo.
Cerchiamo di fare roba bella tirata, comunque che abbia una certa
atmosfera.
B: chi produce?
D: per ora le basi le stiamo facendo io, Baro, Mr. Phil, un giovane
produttore di cui sentirete parlare, ora ha fatto il disco di Cina ma ha
prodotto anche per gente americana e sta facendo un pezzo con Jeru.
B: quando dovrebbe uscire allora?
D: mah, non so ancora bene. Abbiamo un bel po' di pezzi però ancora non è
pronto...
B: voi avete sempre avuto pause piuttosto lunghe tra un disco e
l'altro.
D: sicuramente mi sarebbe piaciuto fare un disco ben prima di
adesso, però dopo "Scienza doppia h" metti che senza Ice One c'è mancato
uno studio e soprattutto uno come lui che faceva cinque beat nuovi a
settimana e tutti di un certo livello, era comunque parte del gruppo, per
cui si parlava in tre, le canzoni nascevano in tre. Non è che Sebbi faceva
un beat e basta, era un processo collettivo e quindi c'è venuto a mancare
un elemento del gruppo con cui proprio ritrovarci, discutere, perciò
abbiamo faticato un po' a trovare una situazione adeguata.
Fuso: come mai quest'allontanamento?
D: vari motivi... Da una parte progetti musicali diversi, Sebbi ha
iniziato a lavorare con Assalti, s'è fatto Dj Sensei, Malaisa e comunque i
suoi viaggi musicali e tutto il resto. Poi sai, è proprio umanamente che
non ci siamo più trovati a lavorare insieme.
B: invece in generale a Roma com'è la situazione? Noi siamo stati
al concerto dei Non Phixion, di GZA, di RZA ed abbiamo visto che comunque
ci sono tantissimo ragazzi che si muovono, non solo come pubblico ma anche
come gente che lavora, che si impegna.
D: Roma è viva, ha un sacco di realtà e ci trovi davvero di tutto:
dal gruppo hardcore a quello super commerciale. Poi sinceramente è un
periodo in cui frequento poco la scena perché preferisco stare un po' coi
miei, nel senso che ho smesso di andare a tutte le jam, a tutte le serate.
Se c'è una cosa che m'interessa ci vado senza problemi, non è che non
frequento, però anche la vita personale ti porta a scegliere, cominci a
lavorare ed hai tempi diversi e infatti anche questo ha influenzato il
disco.
B: anche perché con l'Hip-Hop in Italia non ci campi...
D: no, è sicuro. Poi comunque non facevamo tanti dischi noi...
Anche se qualcuno magari il suo l'ha avuto, tipo, che so, i Sottotono.
B: ma è comunque un giro diverso, se vuoi anche un pubblico
diverso.
D: anche. Comunque guarda che non è con i dischi che campi, ma coi live,
quella è la prima cosa. Coi dischi soldi non ne vedi a meno che non sei
gli Articolo e vendi centomila copie.
B: quindi credo sia importante mantenere un contatto con la gente,
la soddisfazione di stare su un palco è un'altra cosa.
D: guarda, per me un disco è una scusa per fare i concerti. Nel
senso che poi a me le canzoni piace cantarle dal vivo, mi piace
interpretarle dal vivo. Anche perché in studio, non dico chiunque, ma c'è
gente che può diventare bravissima perché c'ha tutto il tempo che vuole.
Dal vivo invece sei grezzo, hai tutti i tuoi difetti e tutti i tuoi punti
di forza e alla gente se piaci, piaci per quello, gli piaci te con tutti i
tuoi sbagli e tutti i tuoi colpi messi a segno.
B: ma il pezzo, quando lo scrivi, non nasce mica solo come un
pretesto? Comunque c'è un discorso personale dietro.
D: sì, c'è del personale, ma io mi accorgo che spesso scrivo
pensando anche a quando poi lo farò dal vivo. Tipo per le cose che ho
scritto ultimamente ho cambiato un po' modo di scrivere, ho messo più
pause ad esempio proprio perché mi sono reso conto che certe cose che in
studio riuscivo a fare dal vivo venivano diversamente. La gente deve anche
capire ciò che dici, per cui una pausa messa al punto giusto da più peso a
quella frase, invece le corse, le raffiche, fanno molta scena ma la gente
resta stordita e non so quanto capisce quello che effettivamente hai
detto.
B: per quel che riguarda l'Hip-Hop americano, invece, vi tenete
particolarmente aggiornati?
D: lo dico, è un mio difetto ma ascolto quasi esclusivamente roba
americana. Non ascolto quasi mai la roba italiana se non con un ascolto
veloce, perché non voglio esserne influenzato, non voglio che mi rimangano
le frasi degli altri in testa. La ascolto però per capire cosa sta
succedendo, ci sono dei dischi, ad esempio Kaos, 13 Bastardi, Turi, che
ascolto, me li metto proprio in macchina e mi ci appassiono.
B: sembra quasi una questione di rispetto per alcuni esponenti.
D: un po' sì, in fondo è la mia generazione.
B: Dj Baro invece in cos'è impegnato ora?
Baro: guarda, oltre alla produzione del disco del Colle, al momento
faccio un dj set assieme a Simone (il Danno, n.d.Bra) e suono molto per
conto mio in un locale a Roma. Mi dedico a questo, mi piace avvicinarmi al
pubblico direttamente così. Progetti per così dire individuali per ora no,
diciamo che sto cercando di aiutare loro e di concentrarmi bene su quello
che faccio.
D: di roba americana comunque, siccome ce l'hai chiesto, posso
dirti che Jaylib e Madvillain sono i due dischi dell'anno. Anzi mi faccio
pure pubblicità perché ti dico che ho fatto il mio primo mixtape, lo sto
finendo, devo solo inserire alcune voci, l'ho fatto proprio per dire
oh, c'ho un po' di pezzi che mi piacciono e voglio farli ascoltare alla
gente. Pezzi anche abbastanza conosciuti, non sono andato a cercare
proprio delle cose assurde.
B: è tutto americano?
D: no, ci sono anche delle cose inedite nostre, prima o poi uscirà per cui
appizzate l'orecchio...lo spaccio sarà a mano a parte probabilmente Vibra
e qualche altro negozio.
B: Dj Baro invece sull'Hip-Hop d'oltreoceano cos'ha da dire?
Baro: io non ho troppi limiti, ascolto davvero di tutto. Ti
stupirebbe ascoltarmi perché passo da una cosa all'altra. Se avete visto
la serata di GZA ho fatto un dj set con Dj Stile, è una cosa che portiamo
in giro per l'Italia e suoniamo roba che va da fine anni '80 a metà '90,
quindi è tutta roba un po' particolare ed è la roba che preferisco. In
fondo se ascolto un tape ti dico che ascolto tutta roba di quegli anni.
B: anche perché magari è la roba con cui sei cresciuto.
Baro: ma sì, è la Golden Age, tipo E.P.M.D. del '93/'94, Keith
Murray degli inizi, il Wu-Tang Clan, gli inizi di Jay-Z...
D: secondo me è stato l'ultimo periodo, fino al '96/'97. Poi sono
arrivati proprio i grossi soldi, ma davvero grossi grossi soldi...
Baro: comunque sento anche roba moderna, tipo Kanye West che fa
delle cose più leggere ma è un mostro.
D: ma io capisco anche chi si sente 50Cent, in fondo in un club i
suoi pezzi funzionano ma non mi da fastidio. L'unica cosa è che ascoltando
'sta musica da più di dieci anni ho quel qualcosa in più per dire oh,
50Cent appare figo ma non aggiunge nulla di nuovo, è l'ennesimo clone di
2Pac e Biggie mischiati assieme. Per cui non sono oltransista nel dire
che è commerciale, non me ne frega un cazzo di 'sti discorsi. Magari "In
Da Club" è un bel pezzo però io non vado in fissa per lui come rapper, non
mi compro i suoi dischi e non m'interessa come personaggio. Ad esempio
compro invece a scatola chiusa qualsiasi disco che esce di Masta Ace,
perché mi piace proprio come personaggio, perché fa dei ragionamenti, lui
nei dischi parla di come cambia il Rap, delle nuove generazioni, cerca di
dirgli che qui le cose sono cambiate in una certa maniera ma altre non
sono cambiate affatto, ha la consapevolezza di chi dice le cose con una
certa saggezza.
B: forse è proprio perché Masta Ace rimane legato ad un certo
periodo.
D: no, forse è che proprio ci sono affezionato io... Per esempio
Keith Murray è uno che può fare anche un disco brutto come l'ultimo, però
rimane tra i miei mc's preferiti. Tornando ad Ace, diciamo che io gli
riconosco un'utilità, i suoi dischi dovrebbero ascoltarli tutti i rapper
in America perché dice delle verità sul gioco del Rap filtrate da uno che
c'è dai primissimi tempi, visto che partì su "The Symphony" di Marley Marl
e ha conosciuto alti e bassi di questa cosa senza perdere l'equilibrio,
non è sparito pur non arrivando mai al successo. E' uno onesto, basta
leggersi i testi. Prendi anche i Roots, a me piacciono proprio come
artisti e tra dieci anni io li considererò come uno di cinquanta anni
appassionato di Funk considera i Kool & The Gang. Degli innovatori
insomma. Se tu li ascolti ti accorgi che il loro primo obiettivo è fare
bella musica, non diventare ricchi da un giorno all'altro. Questi
personaggi tipo 50Cent invece magari hanno talento, però si sente troppo
che una cosa la fanno per diventare ricchi: è successo fine a sé stesso.
Mentre c'è chi si sacrifica e fa dei passi piccoli, come i Roots, che
all'inizio non se li inculava nessuno ed è al quarto disco che sono
riusciti ad avere il successo.
B: intendi con "You Got Me"?
D: infatti. Ecco, lo sono credibili, hanno un passato.
Baro: in fondo c'è differenza tra un prodotto commerciale di Redman,
che ha un background con le palle, e di uno che esce senza che l'hai mai
sentito prima e che lancia subito il pezzo da club.
D: ma sai, anche il discorso del club è complesso, perché sono
usciti dei pezzi così magari bellissimi. Il problema è che ci sono altri
pezzi da club, ma anche hardcore, che fanno proprio schifo. Alcune cose
moderne rasentano la Techno. Per dirti: il pezzo di Uscher è ballabile ma
c'ha dei suoni che sembra la roba di Albertino di sei anni fa, noi in
Italia le zanzare le ascoltavamo al Dee Jay Time alle tre del pomeriggio,
per cui mi piglia un po' male perché prima il Rap prendeva molto più dal
Soul, dal Jazz, era più caldo. Ma c'è ancora chi invece, come Madlib ad
esempio, fonde tutto, anche robe nuove tipo in Jaylib che ci sono anche
synth e cose assurde.
Baro: è una via di mezzo, Madlib si avvicina a sonorità più cupe e
fa il suo effetto, lo stesso Kanye West si avvicina a un prodotto più per
tutti però lo fa con dignità.
B: è un po' mostrare il proprio amore per alcune sonorità, tipo
Kanye cita di continuo Chaka Khan...
Baro: sì, ma va al di là del campionamento, perché a me ad esempio
il campione portato a 45 giri non piace più di tanto, però poi quando lo
ascolti in generale ti fa avvicinare a certe cose, ti fa davvero cantare
una cosa che altrimenti tu non avresti mai cantato. Ti avvicina in maniera
dignitosa a qualcosa anche di più leggero
D: io ne parlavo spesso con Dee Mo. E' una cosa che noi non
riusciamo a percepire, in America magari utilizzano un campione perché
comunque resta una canzone che ascoltavano da bambini, tipo il disco nuovo
di Ghostface è un tributo a tutta la musica Soul e Funk, lui addirittura
canta dei pezzi interi, magari tu pensi che è da matti, invece è un
tributo perché riesce a far conoscere ai pischelli la musica nera degli
anni '70.
B: secondo me questo è un discorso che la gente che non ama
l'Hip-Hop non capisce, per chi ne sta fuori un produttore non fa altro che
prendere un campione e portarlo in loop.
D: ma infatti non è solo un omaggio, è un discorso molto
particolare. Per esempio io ho una certa avversione per tutto ciò che è
chitarra elettrica ed il rockettaro mi dice ma come, non capisci la
bellezza della chitarra elettrica?, ma io non capisco lui e lui non
capirà mai il loop. Io sto cercando di levarmi qualsiasi barriera mentale,
se una cosa mi suona bene e mi piace la ascolto, ma mi piace comunque
andare oltre, voglio anche capire chi è che ha fatto quella cosa, quant'è
credibile, che percorso ha fatto, perché se un'artista lo segui capirai
meglio perché fa alcune cose. Se prendi "Fantastic Damage" di El-P e non
hai mai sentito nulla di suo è probabile che levi il disco al terzo pezzo,
se però sai che è partito coi Company Flow allora capisci anche che
direzione ha preso. Ma questo vuol dire comunque avere passione per la
musica, mentre per un sacco di gente la musica è infilare un CD qualsiasi
e sentirlo, basta.
B: secondo me è una questione di emozioni, un pezzo deve prenderti
in maniera spontanea, senza tanti ragionamenti.
D: certo, poi sai i nomi sono tanti e non è che puoi seguire tutto
(Dj Baro e Fuso cominciano a disquisire su RJD2, n.d.Bra).
B: tu noti qualche differenza tra le produzioni italiane e quello
americane?
D: non si può considerare in maniera unica la produzione italiana.
Ad esempio Bassi è uno che fa delle bellissime cose ma secondo me troppo
smaccatamente americane, o anche Shocca che ha fatto grandi cose. Magari
gli si sentono molto le fonti d'ispirazione, ma di sicuro si sentiranno
anche a me. Diciamo che c'è tutto un tipo di b-boy che in Italia sono
proprio iperinformati, leggono tutti i siti, le fanzine, le riviste,
perfino a livello di moda e di abbigliamento. Io ci sto un po' meno dietro
perché non m'interessa, non voglio essere il fan del Rap a tutti i costi,
a me piace seguire quelli che considero i mezzi geni. Quando esce uno come
Madlib, me lo seguo perché capisco che vuole infrangere delle regole e per
me il Rap è stato sempre infrangere delle regole. Ad alcuni sembrerà
stupido, ma io sono partito con Public Enemy e Run D.M.C. che infrangevano
davvero la musica di allora. Dunque nell'Hip-Hop ho sempre seguito chi
faceva 'ste cose: i De La Soul l'hanno fatto, il Wu-Tang l'ha fatto, pure
i Mobb Deep coi primi due dischi, anche se ora non infrangono più nulla. E
quindi ancora oggi cerco sempre quello che fa la differenza, mi da un po'
fastidio la roba troppo standardizzata. Tipo Jay-Z è di sicuro uno dei
rapper più bravi del pianeta, ma non m'interessa perché non fa nulla di
nuovo, anche se poi magari ci stai in fissa per alcuni suoi pezzi.
B: tipo con "99 Problemz" ha fatto qualcosa di davvero bello, anche
se lì c'è il tocco di Rick Rubin.
D: ah, quello è bellissimo! Il video è una bomba e anzi ti dico che
"99 Problemz" l'ho messo nel tape di cui ti parlavo prima, forse proprio
perché mi ricordava molto "Licensed To Ill". Altro esempio: per me i
Beastie Boys sono da dieci e lode, tra i miei gruppi preferiti di sempre,
hanno quarant'anni e continuano a fare le loro cose senza aver mai
cambiato stile.
Baro: i Beastie Boys sono unici, lo fanno proprio come non lo sa
fare nessuno.
D: ma sì, è uno di quei gruppi di cui compri il disco a scatola
chiusa.
B: come il Colle, di cui compreremo sicuramente il disco nuovo a
scatola chiusa...
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