Bra:
cominciamo da lontano, dal vostro primo EP. In "Fine" omaggiate Ciprì e
Maresco, Fulci, Deodato, Massaccesi, Jodorowsky, Tsukamoto e via dicendo,
esibendo gusti che condivido in pieno; quanto e come siete stati
influenzati dalle loro immagini?
GrannySmith: ricordo che quando cominciai ad interessarmi a questa
musica, una delle prime cose che guardavo in un disco erano credits e
saluti, generalmente erano sempre nell'ultima pagina del booklet. Da lì,
mi segnavo i nomi e andavo a cercare altri gruppi; grazie ai cd di questi
ultimi scoprivo altri gruppi e via dicendo. Per me, i nomi che facemmo
nell'outro del nostro primo EP vanno letti nella stessa maniera: stimolare
un po' di curiosità in chi non li conosce e, allo stesso tempo, dire a chi
apprezza i loro film o libri: ecco quello che piace a noi. Se 'sti
signori piacciono anche a te, spero apprezzerai la nostra musica.
Dj Argento: io invece ho un background da grande amante del cinema
horror. Ho sempre amato il cinema di Dario Argento, dal quale ho tratto il
mio nome, specie quello tra gli anni '60 e fine '70, il suo meglio
diciamo. Per cui nomi come Fulci, Deodato, Massaccesi e tanti altri erano
il mio pane quotidiano.
Shagoora: io posso dire di essere nato col cinema, prima che con la
musica. A casa mia girava di tutto, da Wenders ad Almodovar fino a Campion,
e a sette anni ero in sala a vedere "Cape Fear" di Scorsese. E' chiaro che
questo ha influito. Cannibal/zombie/mondo movie, torture/nazi-porn,
splatter, shockumentary, sono mutande e calzini del nostro bagaglio
cinematografico. "Fine" è stata solo l'occasione per tributare i grandi
maestri. D'altronde, da bimbo volevo fare il regista, invece poi sono
finito a fare il rapper...
B: più in generale, invece, come nascono i SottoTorchio e come
arrivate a "La fogna sotto il club"? Qual è il percorso che vi ha portati
all'esordio in gruppo?
S: SottoTorchio nasce da una splendida amicizia, dalla lealtà,
dalla stima, dalla trasparenza, oltre che chiaramente da una condivisione
di gusti ed attitudine. SottoTorchio è proprio cemento. Molti
gruppi in questi anni sono nati e morti in fretta, tante formazioni.
Questo accade quando non ci sono le basi e si opera solo per cercare di
stare sulla cresta rispondendo ad esigenze stagionali. Stesso discorso per
la continua collaborazione con Argento e Danko. Siamo fratelli. Per noi il
Rap è come la partita di calcetto il venerdì sera.
Riccardo Orlandi: il passo successivo, forse quello più importante,
porta un titolo molto interessante: "Musica per organi caldi". Che peso ha
la citazione a Bukowski e, in un contesto più ampio, quanta letteratura si
può ritrovare nella violenza del vostro Rap?
GS: tutti qua adoriamo il caro vecchio Buk. Sintassi da KO, stile,
delirio e moltissima umanità. Era uno sensibile, lui. Così come lo siamo
noi!
DjA: io condivido i suoi gusti sessuali.
RO: le vostre liriche non hanno mezze misure, questo è evidente, ma
non sono neppure gratuitamente splatter (se non in qualche episodio). Mi
sembra, insomma, che sotto tanta brutalità e masochismo ci sia la volontà
di dire qualcosa. Pensate di aver trovato, in questa via di mezzo, un
compromesso tra aggressività e necessità di esprimere dei messaggi? Quanto
c'è di spontaneo e quanto di ragionato?
GS: colgo l'occasione per dire che non credo SottoTorchio abbia
qualcosa in comune con i vari gruppi horrorcore, hardcore e chi più ne ha,
più ne metta. Robe come "La piccola bottega degli orrori" io le vedo come
fumettistiche e caricaturali. E' come dire che "Bad Taste" sia un horror:
vuol dire che lo spettatore non c'ha capito un cazzo. Se qualche schizzo
di sangue o qualche bestemmia portano l'ascoltatore a dire che noi
facciamo le stesse robe di un Noyz o dei DSA, mi dispiace dirlo ma vuol
dire che o noi abbiamo fallito, o lui è uno scemo. Ti ringrazio per la
domanda perché è una cosa che volevo dire da un po' di tempo.
S: la scrittura è finzione, ed è il motivo per cui non
leggo. Chi scrive è narcisista e non sempre scrive per bisogno di dire
qualcosa. Io scrivo un po' perché sono narciso, un po' per cacciare il
diavolo. Però questo mi fa star bene e forse quindi scrivo per necessità
anch'io. Le tinte forti, invece, nascono dal disagio. Molti, che mi
conoscono di persona, sanno che tipo pacato e quieto sia Alessio e mi
chiedono ma perché dici quelle porcherie? Che problema hai? Che
disagio? Che ti manca?, e in effetti sono un ragazzo fortunato, non mi
manca nulla e ringrazio il cielo, ma se ho quel briciolo d'equilibrio in
più lo devo a Shagoora, il mio lato B, il doppio. Con lui ho avuto la
possibilità di cacciare il diavolo per tutti questi anni, di irrobustirmi.
Altro dettaglio: non immaginatemi la notte a scrivere a lume di candela le
poesie. Per me la scrittura è meccanica. Scrivo a comando, in funzione
della data di registrazione. La vivo come il sesso sul set per un attore
hard.
B: Danko, Argento e Shagoora stesso, il terzetto che si occupa di
beat e scratch è praticamente lo stesso da "La fogna sotto il club" a "I
segreti della casta", conservando un'impronta musicale riconoscibilissima.
Che genere di sonorità cercate e come si articola la selezione dei beat?
DjA: abbiamo dei gusti musicali che trovano più punti d'incontro.
Diciamo che il surrealismo e la psichedelia sotto acidi è l'atmosfera che
preferiamo, ma è ovvio che ci muoviamo anche in direzioni diverse. Con
Shagoora, Dj Danko e Tensione fondammo i 4 Perfetti Sconosciuti, nel 2004,
e già da allora abbiamo avuto modo di definire il nostro gusto comune.
S: per me il beat parte dal sample. Sono ossessionato dai campioni,
dalla ricerca, dal taglio, dalla rielaborazione. In "Musica per organi
caldi", ad esempio, ciascuna mia produzione, inclusi cassa, rullante,
basso, piatti e hi-hats (solitamente presi dai più dalle librerie
stradiffuse ormai online), è stata realizzata campionando vinili. Tanti
vinili. Tutti prevalentemente anni '70, prog o psichedelici. Ne sono molto
orgoglioso. Sono pazzo.
RO: restando su quest'argomento, mi viene in mente la scelta di
campionare la versione italiana di "Les anarchistes" di Léo Ferré per "F#ck
SottoTorchio", che mi pareva avere un valore proprio e tentava di
richiamare il contenuto stesso del testo. Come si svolge l'abbinamento tra
liriche e beat? Scrivete su una strumentale già pronta o le due fasi
procedono separatamente?
DjA: dipende. Se ho un beat loro ci scrivono sopra lasciandosi
suggerire l'argomento dalla musica, altrimenti scelgono un argomento e gli
si accosta il beat più adatto. L'importante è il risultato.
S: si scrive di sicuro su una mezza struttura che già c'è,
un'atmosfera. Spesso la si ha, spesso la si fa su misura e ci si
costruisce su il pezzo. Non sono mai riuscito a scrivere su strumentali
edite americane ed è una ragione per cui difficilmente rappo nei mixtape,
se non quelli spettacolari del mio fratello Danko. Io voglio l'opera
completa, originale, dalla musica alle parole, e questo è un concetto che
ai rapper che non producono solitamente sfugge. Ai più manca l'amore per
l'opera d'autore, ai più manca l'amore.
RO: la scena pugliese è una delle più feconde e, a parer mio, anche
una delle più interessanti d'Italia, a livello qualitativo. Qual è il
vostro giudizio in merito? Si tratta di una scena omogenea, capace di
crescere, o vive problemi specifici?
GS: personalmente non ho un'opinione in merito. Potrei essere
diplomatico e dire sì, in Puglia c'è tanta gente che spacca e che
rispetto...ma sarebbero tutte cazzate. Eccezion fatta, chiaramente,
per tre/quattro personaggi, esclusi i presenti.
DjA: secondo me la scena pugliese, in particolare quella barese,
potrebbe avere tutte le carte in regola per riuscire a imporsi come nelle
altre città, se non fosse proprio per la disomogeneità. Per fare molte
views basta fare un pezzo in dialetto, che abbracci una massa enorme di
perfetti estranei alla scena Hip-Hop, condirlo coi luoghi comuni di un
grosso paese come Bari e coi modi di dire tipici della nonna di
barivecchia, magari parlando di delinquenza o disagio sociale, che da
noi fa sempre moda. Ma è solo per attirare l'attenzione della massa,
in realtà questi sono argomenti triti e ritriti, che possono attirare
l'attenzione di chi vive il Rap come una moda del momento, come un genere
che va ascoltato facendo il gesto delle corna con le mani, ma non
ingannano gente che 'sta cultura se l'è spolpata e studiata come noi.
Senza stoffa non puoi tessere la trama...e ogni trucco si sgama.
B: rispetto alla totalità della scena Hip-Hop italiana, invece,
qual è la vostra posizione? Dal vostro punto di vista, quello di chi
rientra orgogliosamente nell'underground più integralista, in che fase
siamo?
DjA: rispetto alla scena nazionale, quella barese è ai margini.
Siamo così ai margini che possiamo addirittura trovare più cloni di Guè,
del Turco, di Lord Bean. Troviamo le versioni locali di tutti i
rapper più blasonati. Zero aria nuova. Abbiamo avuto un attimo di
attenzione con la Pooglia Tribe...ma a conti fatti quanta carriera si può
fare parlando di cime di rape e canne? Per cui, anche loro neanche li
citerei come riferimento, anzi...è una domanda che non può avere una
risposta che non sembri di parte. Per cui ognuno si tragga le sue
conclusioni osservandola da lontano.
S: sia chiaro, la nostra posizione, e parlo a nome di SottoTorchio,
è quella di chi non c'è mai entrato in quella scena lì. C'è stato un
periodo in cui ci sarebbe piaciuto, ma, sinceramente, non c'abbiamo
investito poi così tanto. Sì, siamo bravi, ma forse non abbastanza. O
forse siamo bravi abbastanza e oltre, ma le public relations non sono il
nostro forte, o, evidentemente, non siamo disposti a cambiare città per
diventare rapstar. Ad ogni modo, se ce ne fosse l'opportunità, oggi
saremmo noi a non volerci più entrare e, soprattutto, entrare dove? La
scena Rap italiana non esiste, tolti i 4 cani sotto Universal che,
diciamocela tutta, quali prospettive hanno? Il rapper a 40 anni è carne da
macello, che se ne farà del tappeto persiano che s'è tatuato addosso?
Riuscirà a tenere il fiato? E' vendibile un nonno ad un pubblico di
teenager in costante ricambio? La carriera del rapper è come quella di un
calciatore: a 40 sei un dinosauro.
RO: ascoltando le diverse uscite di Comma, Morioka, Shogun e
ovviamente voi stessi, mi è sembrato di notare una tendenza della scena
barese a parlare della propria città in maniera differente da come fanno
gli altri mc's della penisola. Un misto di odio e amore, di rifiuto ed
attaccamento; insomma, un modo tutto particolare di vivere il rapporto con
la città. Cosa potete dirci al riguardo?
DjA: Bari è una città che amo. Non amo i baresi, col loro modo di
fare tipico di chi pensa di essere superiore sempre e in ogni caso, con le
uova sempre a due tuorli, con il giocattolo sempre più bello...etc etc...
Per il barese nel DNA è incisa la parola autodistruzione.
GS: odio e amore. Io poi vivo a Bari sempre meno, ho fatto
l'università in un'altra città e al momento vivo in un altro continente.
Ma a Bari ho la famiglia, qualche amico e un quintale di ricordi, molti
dei quali non bellissimi. Io credo che noi e i nomi che hai fatto
condividiamo un bagaglio di esperienze comuni, misto alla tendenza tutta
barese a lamentarsi sempre e comunque di quello che si ha. Per il barese,
che è essenzialmente un commerciante trafficone, c'è qualcosa su cui
rimuginare pure se va tutto bene. Poi, nella musica, questi sentimenti
ognuno li esprime come può e come vuole.
S: parli col rapper più amato/odiato del posto. Dal '99 non
immagini quante ne abbia viste. Io maledico la mia città nei pezzi,
per tutto il male che m'ha fatto e per tutto il bene che avrebbe potuto
darmi e non m'ha dato. Bari fa schifo, davvero, ho conosciuto le peggio
persone, ma, probabilmente, se non fosse stata così brutta non avrei avuto
di che scrivere e qui torniamo al punto di partenza: senza disagio non
soffri, è vero, ma senza disagio è anche vero che non hai input. Odio e
amore vanno a braccetto. Se ti odio, tutto sommato, ti sto amando.
B: al di fuori dei confini locali/regionali, la vostra musica che
riscontro ha avuto? Vi capita spesso di esibirvi in giro per l'Italia?
GS: è capitato molto raramente di superare i confini della nostra
regione, forse due o tre volte. Sarà che siamo pigri, sarà che abbiamo
altri cazzi per la testa per puntare troppo sul Rap come mestiere, sarà
che al momento va di voga altro...o sarà che siamo dei fake.
DjA: io ho avuto la fortuna di varcare più volte con la mia musica
la soglia del regionale e i riscontri sono sempre stati positivi.
Anche il nostro operato è stato sempre giudicato con livelli alti di
gradimento, ma se confrontiamo questi dati con quelli delle vendite, beh,
sembrerebbe il contrario.
B: veniamo a "I segreti della casta", il vostro ultimo EP. Come mai
la scelta del free download e perché di nuovo il formato breve?
DjA: a questa domanda ho in parte risposto in quella precedente. Il
free download perché non ci andava di piangerci addosso fior di copie di
CD, anche perché non c'è la forza mentale di stare a mettersi col fiato
sul collo di ipotetici acquirenti e non c'è neanche la voglia di fare la
faccia lavata con illustri sconosciuti solo per spillargli qualche
euro. Meglio regalare che mendicare. Il formato breve perché siamo presi
da molteplici impegni che a stento ci hanno consentito di chiuderne 5 di
pezzi...
S: concordo in pieno con Mirko. Stampare CD oggi non ha senso e non
c'era tempo per pensare ad un album di 60 minuti.
B: tra i cinque, il pezzo che mi ha impressionato di più è "M.J.Fox",
che tra l'altro sfoggia un beat micidiale di StabbyoBoy. Cosa si cela
dietro questo delirio fantascientifico e com'è nata la gradita
collaborazione col produttore aquilano?
DjA: Stabbyo è un mio carissimo amico, ho pensato che il suo essere
così musicalmente visionario potesse sposarsi bene col surrealismo
dei SottoTorchio e in effetti il risultato è stato sorprendente, specie
perché il pezzo è nato in pochissime ore!
S: non capita tutti di giorni di poter collaborare con un artista
del suo calibro. Lui è un killer sul serio. Non so se gli sia piaciuto il
risultato, fatto sta che i SottoTorchio hanno una mentalità davvero
Jackass nel fare le cose, quindi ci siamo detti: ok, i ragazzi
fanno a gara per aver un beat dello Stabber, ci rappano sopra solo i più
fichi e affrontano tutti più o meno le stesse tematiche
social-futuristiche alla Artificial Kid, noi che si fa? Ce l'abbiamo
messa tutta per lasciarci sopra una striscia di cacca intergalattica, e
forse ci siamo riusciti...
RO: tematiche ed estetiche dell'EP seguono magistralmente il filo
conduttore delle due uscite precedenti, cosa dobbiamo aspettarci dai
SottoTorchio in futuro?
S: io mi auguro un rassicurante posto di lavoro per entrambi, ben
lontano dalla musica e dalla gente che ci gira attorno e, di tanto in
tanto, magari, qualche domenica mattina trascorsa in studio dal fratellone
Argento prima di una braciolata epica. Ecco, lavoriamo perché ogni giorno
sia un giorno perfetto.
B: quali sono i tre dischi italiani che vi hanno convinto a tentare
la strada del Rap? Potrebbe sembrare una domanda di rito, ma non lo è,
perché a tutt'oggi ritengo di non aver ancora trovato dei precisi termini
di paragone tra voi e quello che, grosso modo, rappresenta il classico
background dell'mc italiano (tranne chiaramente in "Special k"); la vostra
passione affonda anche in altri generi musicali?
DjA: il mio primo disco di Rap italiano è stato "Fight da faida" di
Frankie Hi-NRG, prima di lui ascoltavo soltanto roba vecchia scuola
americana. Quindi l'input è partito da lui e si è amplificato con le
pietre miliari che si sono susseguite. Ho anche un'enorme passione per il
Funk e la black music in generale, di cui sono collezionista.
GS: giusto per non dire sempre "SxM" eccetera, io dico: Lou X, "A
volte ritorno", "L'anello mancante" dei Neo Ex, "La grande truffa del Rap"
di Gente Guasta.
S: io ho "Soprattuto sotto", "Sotto effetto stono" e "Sotto lo
stesso effetto" tutti originali. Ogni tanto li riascolto e sorrido.
Obiettivo del giorno: fare un pezzo con Tormento.
RO: l'artwork dei vostri prodotti è sempre interessante. A chi vi
affidate per la loro realizzazione e in che misura contribuite?
S: ci affidiamo alle nostre manine laboriose, con un paio di
forbici, colla e ritagli di giornale, fatta eccezione per la splendida
grafica, devo dire molto sottotorchiana, de "I segreti...",
realizzata dal grande Irakeno. L'artwork, la musica, le parole, devono
essere tutta roba nostra, indipendentemente da ciò che 'o bissniss
richiede.
B: spazio libero per aggiungere quello che vi pare. Intanto, da
parte nostra, grazie per l'intervista.
GS: ciao mammina, ciao fidanzatina!
S: ;-)
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