Santo # Ghiaccio - Il principio

Siamo nel 2008 e Mr. Caruso ha tutte le intenzioni di agghiacciare la scena italiana. Dopo innumerevoli ed acclamati featuring, mixtape e street album finalmente Santo, come un navigato bartender, ci serve il suo definitivo cocktail di rime e produzioni. Servirà in effetti bere qualcosa di forte prima di affrontare il tasto play sullo stereo. Autocelebrazione quanto basta, solamente una media quantificata di 4,6 Santo/Santino/Santo Trafficante a canzone (per i puristi delle statistiche, ne abbiamo contati 69 ma è una cifra sicuramente opinabile: non abbiamo l'orecchio abbastanza allenato per seguire i suoi incastri). Le sue metriche sono studiate nel dettaglio, frutto di interminabili sessioni dal logopedista laureato al CEPU con Del Piero come tutor, percorso linguistico che si sofferma ampiamente sull'esercizio stilistico delle consonanti s e z collocandolo tra i massimi esponenti della scena poliglotta europea. Il suo stile moviolistico fa arrossire il Pistocchi dei tempi migliori. Tutti gli ingredienti selezionati per produrre delle punchline di qualità vengono puntualmente miscelati dalle sapienti mani di Santo, che offre ai suoi coraggiosi avventori fantasiosi abbinamenti: avete mai assaggiato gin, Brunello di Montalcino, uovo e acciuga nello stesso cocktail? Questo è gusto forte della Musssica Pesssante di Sssantino. La crème della scena italiana deve aver sgomitato per poter vantare la propria presenza in "Ghiaccio": solo pochi e meritevoli possono segnare a curriculum la collaborazione in quest'album. Si parte con "Lascia perde", che vede la docenza del prof. Carter, cattedra di sgrammatica italiana che ci delizia con la sua proverbiale consecutio temporum. L'asse Roma-Milano parte con Gué Pequeno, che subito si adegua agli standard Torrinesi sfoderando un prepotente uso dello zio come intercalare, rima, assonanza, ad omaggiare il maestro. Il viaggio al Nord continua con Bassi che mantiene uno standard della lingua italiana inappropriato a perle come <<da Roma a Milano, alza le mano>>, ritornello molto catchy. Come Tupac insegna, sempre dedicare una canzone alla mamma: e quale titolo più originale di "Mamma"? Forse per rivolgersi a un pubblico più ampio, quello che ama la musica leggera italiana, per questa canzone Fabian abbandona i suoi virtuosismi lessicali consentendo all'ascoltatore la comprensione di ben oltre il 10% del testo. Ma torniamo alla realness, accompagnato da Amir, il nostro purosangue sbaraglia la concorrenza con punchline tysoniane del calibro di <<ci sbavi dietro/infame, rappi da cane/assomigli a Lessie, sssai>>, inveendo contro i sucker come neanche Gruff avrebbe saputo fare ai tempi d'oro. Il nostro spazia addirittura nell'horrorcore, citando un break che solo pochi sopraffini intenditori potranno cogliere in "Armi bianche", vi sfidiamo a riconoscere questa chicca d'autore. Quando Santo è alle macchine, sperimenta suoni più ricercati spaziando perfino nel Grime inglese, come in "Roma city rider", dove il suo beat è il tappeto sonoro perfetto per i pindarici voli lirici. Dulcis in fundo, la canzone d'amore: il Leopardi de noantri si prodiga in un'ode catulliana verso l'amata, che dopo la pubblicazione di questo pezzo certamente avrà avuto ampia concorrenza data la difficoltà di resistere al fascino tentatore di Santo Trafficante. Quale paragone culinario più azzeccato se non quello con la pajata: per alcuni una prelibatezza gastronomica, per altri mera anatomia bovina... STACCAPÌ!