Soulcè & Teddy Nuvolari # Sinfobie

Capita spesso di imbattersi in approfondimenti e confronti che tentano di stabilire come l'accesso alla rete abbia mutato il modo di fare musica (così per tutto ciò che transita sul web: il cinema, l'informazione, la narrativa, il fumetto e via dicendo), individuando, ancor prima di addentrarsi tra le maglie ingarbugliate delle implicazioni che riguardano la commercializzazione o la tutela del diritto d'autore, una palese alterazione di quello che è il vero e proprio processo creativo. Si tratta di temi che esulano dalle nostre analisi, è chiaro, tuttavia l'esperienza mi porta a dire che internet (correggo, un utilizzo ingenuo di internet), oltre alle infinite possibilità offerte, ha corroso il senso del termine gavetta; un demo registrato col PC di papà diventa il disco d'esordio, qualche featuring scambiato reciprocamente tra amici ed ecco pronta una discografia, se poi giri un video e lo metti su YouTube allora è tempo di farsi intervistare. Poco importa se i palchi calcati ammontano a zero e l'EP messo in free download l'hanno ascoltato in venti. Perché questa breve introduzione in apparenza off-topic? Perché di Soulcè possiamo certificare l'intera gavetta, avendone commentato le prime uscite con La Legione, il passaggio alla carriera solista come Soulcerbero, la collaborazione, infine, col beatmaker Teddy Nuvolari, già al suo fianco in "Cromosuoni". Ebbene, l'mc ragusano ha raggiunto la maturità, sbocciata in quattordici tracce ricche di influenze provenienti dal cantautorato italiano e che in più di un caso sfiorano la poesia e il racconto in rima. L'atipicità (la genuina originalità, se preferite) di "Sinfobie" sta appunto nella rinuncia di tutti gli stereotipi che caratterizzano il genere Hip-Hop, Soulcè e Teddy Nuvolari riescono infatti a far dialogare i numerosi accenti musicali (dal Jazz alla tradizione popolare) con testi che, pur premiando una tecnica molto robusta, non hanno paura di adottare scansioni metriche meno rigide e un lessico abbastanza ricercato, superando in più di un caso la schematicità del Rap in favore della declamazione (Soulcè, alias Giovanni Arezzo, è un attore di teatro e TV) e del canto. Oltre a "Giovanni grida solo per la via" (tributo a "Svegliatevi italiani" di Alessandro Mannarino, di cui riprende la descrizione di una coscienza nazionale che non riesce più a scuotersi), "Pupazzo di ruggine" (gustoso inno all'arte di strada) e "Manhattan" (elegante raccolta di istantanee selezionata per la compilation di XL "Arezzo Wave Band"), che hanno anticipato di qualche mese l'uscita del disco, abbiamo un'ispirata introduzione su tromba e rullante, composizioni più classiche (la titletrack), delicati esperimenti su archi e pianoforte ("Giocattoli"), efficaci sodalizi (Kento su "Novecento", chiaro omaggio a Baricco, gli Smania Uagliuns, Mecna) e poi passaggi un po' più confidenziali e notturni (le tre tracce conclusive). Per temi e sonorità, "Sinfobie" è senz'altro un prodotto coraggioso, onesto e coerente, realizzato peraltro con la dovuta accortezza dalla registrazione fino all'uso (moderato) di synth ed effetti; difficile, viceversa, stabilire in che misura l'estro del duo incontrerà il favore del pubblico Hip-Hop, non sempre ben disposto ad accogliere progetti così poco propensi alle convenzioni. Dal canto nostro, facciamo i complimenti a Soulcè e Teddy Nuvolari per l'impegno e la riuscita concreta delle loro passioni, ma anche al collettivo Soulville, che ha saputo riporre fiducia in una formazione del tutto indifferente verso i soliti - e noiosissimi - cliché.