Regina - Benvenuti nel mio regno

Reviewed by Bra

Prima che uscisse "Benvenuti nel mio regno", della female mc pratese Regina avevo ascoltato solo "Riflettori su di me", un pezzo francamente trascurabile dal quale non emergevano dati importanti se non la convergenza verso la solita vis polemica e un po' autocelebrativa di tanto Hip-Hop, italiano e non. Ben poco, in ogni caso, per suggerire una valutazione esauriente sulla liricista, che arriva al disco d'esordio avendo sì maturato esperienza, ma con un numero ridotto di registrazioni ufficiali. "Benvenuti nel mio regno" ha perciò gioco facile nel proporsi come un progetto originale e riflessivo, esplicito e concreto; conscious magari no, ma quantomeno moderno ed emancipato. Ecco, devo ammettere di non trovarmi d'accordo con chi è giunto a tale conclusione - e, per dovere di cronaca, aggiungo che in rete di giudizi simili ne ho trovati diversi - , riuscendo addirittura a cogliere tematiche di impegno sociale e critiche al maschilismo imperante. Certo, in superficie Regina si apre al racconto di esperienze personali ("Ape operaia"), volge lo sguardo all'attualità ("E' guerra") e si immerge in analisi che nella maggior parte dei prodotti nostrani purtroppo mancano ("Vaticano S.p.A."); tutto ciò, però, impatta rovinosamente contro un paio di limiti a mio avviso fin troppo palesi. Anzitutto viene a perdersi la necessaria coerenza interna quando ai brani appena citati, già dal canto loro non così corrosivi come si vorrebbe, si affianca l'abbondanza di stereotipi che caratterizza "Tu di me non sai" (sul genere tutti parlano di me ma è solo invidia), "R.E.G.I.N.A." (spocchia e ostentazione che, in particolare nelle discutibili punchline a sfondo sessuale, fanno cadere le braccia atterra: <<se mi vuoi fare ti devi fare in tre/e non riesci a scoparmi con la scusa di un caffè>>), "Una vita di club e feste" (come da titolo) e "La mosca" (siamo sempre lì, Regina e amiche vanno al club e una massa di sfigati gli ronza attorno). Insomma, un colpetto al cerchio e uno alla botte, l'umiltà di chi, anche con un dottorato nel curriculum, accetta di sporcarsi le mani coi lavori più modesti e le scaramucce in discoteca, l'anticlericalismo e l'apologia del proprio ego; è un equilibrio fragile, indeciso sulla strada da prendere, come se il realismo di "Benvenuti nel mio regno" venisse puntualmente annacquato dai soliti cliché (il tutto, lo ricordo, in sole dieci tracce). E' tuttavia soprattutto il dato tecnico a lasciare scettici: il flow e lo schema metrico sono parecchio rigidi, mancano figure di suono più ricercate e rime interne, la maggior parte delle chiusure è su -are, -ato e così via, le parole vengono spesso accelerate o decelerate per stare in battuta e alcune soluzioni sono davvero troppo elementari (<<sono una donna, sì, eppure faccio Rap/che noia i tuoi discorsi abbasso il volume zap zap>>). La mia impressione, per dirla in maniera molto chiara, è che ci si sia concentrati più sul personaggio Regina, sull'energia e sul suo essere diretta, meno, invece, sull'insieme (sebbene J. Silver proponga sempre atmosfere adeguate) e sulla qualità intrinseca del Rap. E' proprio da lì che Regina dovrebbe ripartire, perché personalità, grinta e cose da dire ne ha senz'altro, ma per farle emergere occorrono una scrittura più fluente e qualche spunto realmente caustico.


TRACK LIST

Regina - Benvenuti nel mio regno (TRB rec 2012)
  1. Ape operaia
  2. Tu di me non sai [Feat. Kristal Voice]
  3. E' guerra
  4. Vaticano S.p.A.
  5. R.E.G.I.N.A.
  6. E' tutto passato
  7. Un giorno che nasce [Feat. Al Castellana]
  8. Una vita di club e feste
  9. Il mondo ragiona col caxxo
  10. La mosca
BEATZ
Tutte le produzioni di J. Silver eccetto per la traccia #7 di Ale Dha Boss$