Intervista a Paura - Maggio 2008

Bra: Partiamo dall'inizio, dall'Ordine del Pariamiento e dai 13 Bastardi: in che modo ti sei avvicinato al Rap e come nascono queste prime collaborazioni?
Paura: Ordine del Pariamiento è nato molto prima dei 13 Bastardi, quando avevo 16 anni quindi la bellezza di 16 anni fa (ora ne ho 32). Ero un fanatico di moto e motorini truccati ma anche di graffiti e di musica Rap: Public Enemy, Run DMC, EPMD, De La Soul, N.W.A. (già da alcuni anni prima per merito delle frequenze radio della N.A.T.O. di Napoli). Il destino volle che conoscessi uno che aveva le mie identiche passioni, Callister. Comprai il mio primo campionatore e cominciammo a fare robe in stile Horrorcore. Poi conoscemmo 5° Elemento, Gps, Possessione, Cenzou ed altri a Napoli centro, così si formarono i 13 Bastardi (nella formazione originaria c'era anche Cenzou). Io, Callister e il fratello Castì siamo della provincia.

B: Napoli è sicuramente una delle realtà italiane più floride per quel che riguarda l'Hip-Hop, quando hai cominciato la situazione era molto diversa? Cos'ha la scena partenopea che manca a quella delle altre città e viceversa?
P: Alla scena napoletana/campana non manca proprio nulla. Abbiamo dj dal talento unico, vedi il pluridecorato Tayone, 2Phast, Snatch, Uncino, Pjeix (non a caso della stessa zona mia, di Clementino e di Snatch) messosi in luce nelle recenti gare nazionali. Beatmaker superlativi come Musta, Vinch, O'luwong, lo stesso 2Phast, Pio Bazzano, Sonakine, O' Zì e tanti altri. Rapper della vecchia guardia che hanno segnato l'evoluzione del Rap nazionale come La Famiglia, i 13 Bastardi, Cenzou, quelli più giovani di noi ma che devastano in equal misura se non di più come Clementino, Patto MC, Ganjafarm, Ramtzu, O' Zì, Dope One e tanti altri. Nel writing abbiamo la leggendaria KTM (Shaone è il mio preferito dalla notte dei tempi), i TCK, i grandissimi UHT, la CTA, i DIAS and more. Nel breaking gente come i DBR e i TCK hanno fama nazionale ed internazionale. La scena è RICCHISSIMA e questo da stimoli a tutti per fare meglio, tra l'altro mi sembra abbastanza autosufficiente, nel bene e nel male. Nel Rap ad esempio difficilmente quando si organizza qualcosa a Napoli chiamano a suonare qualcuno da fuori o dal nord Italia. Questo mi fa sentire particolarmente fortunato, perché io sia con i 13B che negli ultimi due anni da solo ho suonato ovunque in Italia, dalla Lombardia alla Sicilia.

B: Quando hai cominciato era più o meno semplice entrare negli spazi stretti del Rap?
P: Non so dirti se era più semplice o più difficile. Una differenza sostanziale però c'era: il tutto era meno omologato e si ricercava più originalità, sopratutto stilisticamente. E in quanto ad originalità noi napoletani siamo sempre stati rappresentativi. Oggi il mondo del Rap italiano è molto più patinato e troppo dipendente da mode che vengono da oltreoceano. Troppi si ispirano agli stereotipi da ghetto superstar, che indubbiamente possono far colpo sui ragazzini, ma crescendo le parruccate e le mode non ti piacciono più, cerchi genuinità e onestà nel personaggio, nell'artista e in quello che dice. Io ho un fratellino di 13 anni e se dovessi trovarlo che pippa bamba, fa il delinquentuccio o il pusher mi verrebbe da massacrarlo di botte, quindi non posso né devo scrivere nei testi cose del genere (in primis perché non le faccio!). Un artista spesso viene preso come punto di riferimento ed emulato, il Rap è un mezzo di comunicazione e per me deve essere educazione ed intrattenimento, per dirla alla KRS-One. Io abito vicino Nola, Piazzolla, Saviano e altri centri noti per le grosse famiglie di camorra, un amico della mia zona parlando del mio modo di concepire la musica e della mia voglia di comunicare positività mi ha detto una cosa bellissima: già viviamo una situazione pesante ogni giorno, quando ascolto musica non voglio pensare alla merda. Questo dovrebbe far riflettere.

B: Veniamo ad "Octoplus", che arriva dopo una gavetta molto lunga: quali esigenze ti hanno spinto ad uscire con qualcosa di esclusivamente tuo?
P: Ogni giorno mi arrivano dei complimenti per quel disco, anche a distanza di quasi due anni dalla sua pubblicazione. Ne vado troppo orgoglioso! Esigenze però non ce n'erano, nel senso che già nei 13B avevo dimostrato le mie capacità come rapper quindi non sentivo il bisogno di dimostrare niente a nessuno. L'ho fatto più che altro per capire che genesi può avere un disco pensato interamente da un individuo singolo. Ovviamente mi riferisco al Rap, le produzioni non sono mie ma di quel Santo di Fabio Musta. L'unica vera esigenza forse era quella di esprimere le mie idee e non quelle di un collettivo, senza mediazioni.

B: Il disco è stato accolto molto positivamente, te l'aspettavi?
P: Ho capito di avere un bel seguito al party di presentazione. Vedere un posto enorme gremito di persone mi ha fatto capire che il mio impegno è stato recepito. Non me l'aspettavo ma pensavo e penso di meritarmelo un po'. Studio da anni questa disciplina e mi sono applicato più della maggior parte. Grazie allo studio del Rap e della metrica ho anche imparato a parlare meglio, a scuola in effetti non ho mai fatto un cazzo...

B: Negli ultimi anni il Rap italiano sembra aver attirato l'attenzione di alcune major: senza entrare nel merito delle varie uscite più note, ritieni si tratti di un fatto positivo? Non temi che una volta spremuto lo spremibile si tornerà nuovamente indietro, col risultato che se una volta per la massa Rap era sinonimo di Jovanotti domani sarà sinonimo solo di Fabri Fibra e Mondo Marcio?
P: Sinceramente non penso che le persone che hanno fatto più male al Rap italiano siano Marcio e Fibra. Poi non li ho mai ascoltati con interesse quindi non so neppure cosa dicono nei testi, non rientrano nei miei gusti musicali. Comunque non mi va di parlare del music business o delle major, con tanti artisti Rap italiani hanno fatto dei grossi buchi nell'acqua. Non credo faranno più scommesse azzardate su rapper nostrani, oltretutto i dischi già non vendono più come una volta e le scelte editoriali sbagliate si pagano care. Penso che la gente che ha gusto le cose belle se le cerca, chi si accontenta di quello che gli arriva per radio manco m'interessa. Parlavamo di Paura no?

B: Giusto...dentro di te convivono una forte predisposizione al freestyle ed una tecnica estremamente elaborata: quale aspetto del Rap preferisci, l'improvvisazione o la scrittura? Credi che un mc per essere davvero tale debba sempre puntare ad un giusto equilibrio tra le due cose?
P: Tempo fa ero abbastanza bravo in freestyle, ora me la cavicchio appena. Sai serve allenamento per fare freestyle a livelli alti ed io attualmente non ho tanto tempo, quindi quel poco che ho lo dedico a scrivere più che ad allenarmi. Sono importanti entrambi gli aspetti ma scrivere un testo coi controcazzi richiede più cultura, padronanza della lingua, fantasia nel flow...e se vuoi metterci anche dei vezzi tecnici la faccenda diventa complessa. Credo che un mc possa sentirsi soddisfatto quando dice delle cose ottime contenutisticamente e con una forma ed un flow strabilianti. Quella è l'unione perfetta. Miro ad avvicinarmi sempre più a quel risultato.

B: In effetti nelle tue rime emergono idee, opinioni, concetti, riflessioni, in una sola parola contenuti. Quanto è difficile trasformare un pensiero in una strofa che a sua volta deve quadrare con una rima a sua volta posizionata all'interno di un testo lungo 16, 24 o più barre?
P: Come detto prima, ci vogliono talento e dedizione. Il Rap è un po' come l'Architettura: è un connubio tra arte e scienza, dove la parte artistica è rappresentata dallo stile, quella scientifica dalla metrica. Se hai gusto e c'hai preso confidenza non ti riesce molto difficile.

B: "Octoplus" è interamente prodotto da Musta (salvo per i due remix), nome piuttosto noto per chi conosce le varie realtà campane e un po' meno per gli altri: come mai hai scelto di usare tutti beat suoi? Ed è casuale l'utilizzo di sonorità molto classiche che si rifanno al sound di metà anni '90?
P: Non è casuale. Lui ha quel sound lì, anche se volendo sa spaziare in qualsiasi direzione. Io ho deciso proprio di fare un disco "con Musta". Mi piace che un album suoni omogeneo e non come una compilation e credo che se c'è un gran feeling artistico, come quello tra me e Musta, è inutile guardarsi attorno, hai già il meglio che la tua ispirazione possa chiedere. Diciamo che il disco è nato proprio per merito di quel feeling...

B: Ti abbiamo sentito anche sui beat di Vinch, Tayone, Rubo, Mace, O'luwong, Stabbyo Boy ed altri: è complicato lavorare con così tante persone? Fiducia e stima reciproche sono essenziali in una collaborazione tra mc e produttore?
P: Mi hai nominato tutte persone potentissime! Se hai un beat fatto coi controcoglioni è tutto più semplice, l'ispirazione ti arriva subito, non devi neppure fermarti a ragionare. Poi sì, credo che la stima reciproca sia essenziale in qualsiasi collaborazione fruttuosa.

B: A mio avviso il pezzo più bello di "Octoplus" è "Un mondo difficile", assieme al Danno: raccontaci questa collaborazione.
P: Il Danno è semplicemente uno dei personaggi più importanti del Rap italiano. A lui piace il mio stile e riesce ad afferrarne tutte le sfumature. Il che mi gratifica, per come sono fatto io preferisco che il mio Rap sia apprezzato da un solo Simone più che da 10.000 groupie. Quando uscì la mia strofa per il pezzo "Mutagenics" sul disco di Clemente ci incontrammo vicino Roma per il concerto di Eric Sermon, lui ancora prima di salutarmi mi fa deep soul rap canto sul break...e aggiunge è l'inizio più bello degli ultimi cinque anni e poi mi saluta. Magari ha esagerato, non so, forse mi voleva lusingare o stava scherzando. Ma cosa puoi dire ad un veterano come lui che ti dice una cosa così? Gli puoi solo rispondere che è un tuo fratello! Ci conosciamo da anni e anni, a fare il Rap assieme siamo ben assortiti, infatti il pezzo è venuto fuori una bomba. Posso sembrare immodesto ma nel totale ha un testo che ti lascia qualcosa e ti fa riflettere.

B: Altra partecipazione indimenticabile è quella di Gruff su "Immagini residue": ma quanto avete fumato prima di scrivere quel pezzo?!?
P: Ma io non fumo tanto... Lo abbiamo registrato da Musta e ci siamo fatti anche due giornate di mare bellissime. Tutto lì.

B: "Tutto è fermo" invece è diventato un gran bel video realizzato da Theredislove.com: era la prima volta che ti misuravi con questo mezzo? Che tipo di esperienza è stata?
P: Divertente direi. Poi Theredislove è un mio amico fraterno e collaboriamo in varie cose, come sai per lavoro faccio il designer (www.francescocurci.com).

B: Nella tua musica il dj occupa un ruolo da protagonista: ritieni sia una figura centrale per un disco Hip-Hop fatto come si deve?
P: Il dj è l'Hip-Hop. L'Hip-Hop è nato grazie a un dj. E mi ritrovo spesso a cantare last night a dee jay save my life with a song, a buon intenditore...

B: Che peso dai agli show dal vivo e cosa cerchi di offrire quando sei su un palco?
P: Un ragazzo a Brescia dopo un mio live mi ha detto le tue rime sono delle sberle. Ecco, offro quello, le sberle! E cerco anche di far divertire il pubblico. Se non ci riesco col Rap passo alle barzellette. Me la cavo abbastanza bene pure con quelle! O forse è meglio sentire barzellette che il mio Rap, dipende dal pubblico! Eheheheh...

B: Recentemente sul tuo space hai pubblicato un pezzo intitolato "International Visa", collaborazione a carattere internazionale con Jesse Al Malik, Casus Belli e Kaer: parlaci di questo progetto.
P: Il manager Belga Full One ha sentito il mio disco perché ha origini italiane, s'è preso così bene dal mio stile che mi ha tirato in quel progetto. Il pezzo è uscito come allegato a Rap Magazine in Francia con tiratura di 50.000 copie, bella soddisfazione rappresentare l'Italia e la mia città a livello internazionale, credo di averlo fatto con spessore e stile. Ne vado orgogliosissimo!

B: Se dovessi scrivere un pezzo sulla delicata "questione spazzatura", cosa racconteresti?
P: Non lo farei per un semplice motivo, l'hanno già fatto i miei amici EQualizer e devasta.

B: Siamo in dirittura d'arrivo, due domande di rito: a) sei al lavoro sul tuo prossimo disco solista? Nel caso, anticipaci qualcosa... b) i 13 Bastardi torneranno a farsi sentire prima o poi?
P: a) No, sto lavorando per un nuovo progetto. Gruppo nuovo. I componenti saranno Paura, Tayone e Clementino. Ma non vi anticipo altro... b) Chissà, magari un giorno.

B: Chiudiamo con una chicca culinaria: tu il polipo come lo preferisci?
P: Visto che un'altra mia passione è il peperoncino (colpa di qualche antenato calabrese) il mio preferito è senza dubbio il Pulpo a la Gallega...perché si condisce con abbondante paprica! Ho trovato su un sito: Il Pulpo a Feira, più conosciuto come Pulpo a la Gallega, è un piatto tipico della Galizia, regione costiera dell'estremo Nord Ovest della Spagna. E' un piatto semplice e poco elaborato, ma allo stesso tempo delizioso e purtroppo non così facile da preparare. Il segreto sta nel rendere tenera la carne del polpo prima di servirlo, altrimenti perde tutto il suo gusto. In Galizia normalmente si serve a fettine su piatti di legno. Ingredienti: 1 polpo di 750 grammi, 1 cucchiaio di peperoncino dolce, olio d'oliva, 1 cucchiaio di peperoncino piccante, sale, alcune gocce di succo di limone. Preparazione: lavare bene il polpo, del quale useremo solo le zampe, normalmente la carne del polpo è molto dura per cui è necessario ammorbidirla colpendola ripetutamente con un mortaio di legno o congelandolo e scongelandolo più volte; per renderlo ancora più tenero lo si fa bollire in una pentola grande con acqua e gocce di limone, bisogna immergere il polpo tenendolo saldamente con una pinza, mettendolo e togliendolo dall'acqua varie volte; successivamente si lascia finalmente cucinare (circa 45 minuti) finché lo noteremo più tenero; a fine cottura si asciuga e si taglia a rondelle, si insaporisce con sale e peperoncino e si finisce di condire con un filo d'olio d'oliva a crudo; si serve caldo sulle caratteristiche tavolette di legno.

B: Grazie a Paura...non solo per la ricetta!