Bra: Partiamo dall'inizio, dall'Ordine del
Pariamiento e dai 13 Bastardi: in che modo ti sei avvicinato al Rap e come nascono queste prime collaborazioni?
Paura: Ordine del Pariamiento è nato molto prima dei 13 Bastardi,
quando avevo 16
anni quindi la bellezza di 16 anni fa (ora ne ho 32). Ero un
fanatico di moto e motorini truccati ma anche di graffiti e di musica
Rap: Public Enemy, Run DMC, EPMD, De La Soul, N.W.A. (già da alcuni anni
prima per merito delle frequenze radio della N.A.T.O. di Napoli). Il
destino volle che conoscessi uno che aveva le mie identiche passioni,
Callister. Comprai il mio primo campionatore e cominciammo a fare robe
in stile Horrorcore. Poi conoscemmo 5° Elemento, Gps, Possessione,
Cenzou ed altri a Napoli centro, così si formarono i 13 Bastardi (nella
formazione originaria c'era anche Cenzou). Io, Callister e il fratello
Castì siamo della provincia.
B: Napoli è sicuramente una delle realtà italiane più floride per
quel che riguarda l'Hip-Hop, quando hai cominciato la situazione era
molto diversa? Cos'ha la scena partenopea che manca a quella delle altre
città e viceversa?
P: Alla scena napoletana/campana non manca proprio nulla. Abbiamo
dj dal talento unico, vedi il pluridecorato Tayone, 2Phast, Snatch,
Uncino, Pjeix (non a caso della stessa zona mia, di Clementino e di
Snatch) messosi in luce nelle recenti gare nazionali. Beatmaker
superlativi come Musta, Vinch, O'luwong, lo stesso 2Phast, Pio Bazzano,
Sonakine, O' Zì e tanti altri. Rapper della vecchia guardia che hanno
segnato l'evoluzione del Rap nazionale come La Famiglia, i 13 Bastardi,
Cenzou, quelli più giovani di noi ma che devastano in
equal misura se non di più come Clementino, Patto MC, Ganjafarm,
Ramtzu, O' Zì, Dope One e tanti altri. Nel writing abbiamo la
leggendaria KTM (Shaone è il mio preferito dalla notte dei tempi), i
TCK,
i grandissimi UHT, la CTA, i DIAS and more. Nel breaking gente
come i DBR e i TCK hanno fama nazionale ed internazionale. La scena è
RICCHISSIMA e questo da stimoli a tutti per fare meglio, tra l'altro mi
sembra abbastanza autosufficiente, nel bene e nel male. Nel Rap ad
esempio difficilmente quando si organizza qualcosa a Napoli chiamano a
suonare qualcuno da
fuori o dal nord Italia. Questo mi fa sentire particolarmente
fortunato,
perché io sia con i 13B che negli ultimi due anni
da solo ho suonato ovunque in Italia, dalla Lombardia alla
Sicilia.
B: Quando hai cominciato era più o meno semplice entrare negli spazi stretti del Rap?
P: Non so dirti se era più semplice o più difficile. Una
differenza sostanziale però c'era: il tutto era meno omologato e si
ricercava più originalità, sopratutto stilisticamente. E in quanto ad
originalità noi napoletani siamo sempre stati rappresentativi. Oggi il
mondo del Rap italiano è molto più patinato e troppo dipendente da mode
che vengono da oltreoceano. Troppi si ispirano agli stereotipi da ghetto
superstar, che indubbiamente possono far colpo sui ragazzini, ma
crescendo le parruccate e le mode non ti piacciono più, cerchi genuinità
e onestà nel personaggio, nell'artista e in quello che dice. Io ho un
fratellino di 13 anni e se dovessi trovarlo che pippa bamba, fa il
delinquentuccio o il pusher mi verrebbe da massacrarlo di botte, quindi
non posso né devo scrivere nei testi cose del genere (in primis perché
non le faccio!). Un artista spesso viene preso come punto di riferimento
ed emulato, il Rap è un mezzo di comunicazione e per me deve essere
educazione ed intrattenimento, per dirla alla
KRS-One. Io abito vicino Nola, Piazzolla, Saviano e altri centri
noti per le
grosse famiglie di camorra, un amico della mia zona parlando del
mio modo
di concepire la musica e della mia voglia di comunicare positività
mi ha
detto una cosa bellissima: già viviamo una situazione pesante ogni
giorno, quando ascolto musica non voglio pensare alla merda. Questo
dovrebbe far riflettere.
B: Veniamo ad "Octoplus", che arriva dopo una gavetta molto lunga:
quali esigenze ti hanno spinto ad uscire con qualcosa di esclusivamente
tuo?
P: Ogni giorno mi arrivano dei complimenti per quel disco, anche a
distanza di quasi due anni dalla sua pubblicazione. Ne vado troppo
orgoglioso! Esigenze però non ce n'erano, nel senso che già nei 13B
avevo dimostrato le mie capacità
come rapper quindi non sentivo il bisogno di dimostrare niente a
nessuno. L'ho fatto più che altro per capire che genesi può avere un
disco pensato interamente da un individuo singolo. Ovviamente mi
riferisco al Rap, le produzioni non sono mie ma di quel Santo di Fabio
Musta. L'unica vera esigenza forse era quella di esprimere le mie
idee e
non quelle di un collettivo, senza mediazioni.
B: Il disco è stato accolto molto positivamente, te l'aspettavi?
P: Ho capito di avere un bel seguito al party di presentazione.
Vedere un posto enorme gremito di persone mi ha fatto capire che il mio
impegno è stato recepito. Non me l'aspettavo ma pensavo e penso di
meritarmelo un po'. Studio da anni questa disciplina e mi sono applicato
più della maggior parte.
Grazie allo studio del Rap e della metrica ho anche imparato a
parlare
meglio, a scuola in effetti non ho mai fatto un cazzo...
B: Negli ultimi anni il Rap italiano sembra aver attirato
l'attenzione di alcune major: senza entrare nel merito delle varie
uscite più note, ritieni si tratti di un fatto positivo? Non temi che
una volta spremuto lo spremibile si tornerà nuovamente indietro, col
risultato che se una volta per la massa Rap era sinonimo di Jovanotti
domani sarà sinonimo solo di Fabri Fibra e Mondo Marcio?
P: Sinceramente non penso che le persone che hanno fatto più male
al Rap italiano siano Marcio e Fibra.
Poi non li ho mai ascoltati con interesse quindi non so neppure
cosa
dicono nei testi, non rientrano nei miei gusti musicali. Comunque
non mi va di parlare del music business o delle
major, con tanti artisti Rap italiani hanno fatto dei grossi buchi
nell'acqua. Non credo faranno più scommesse azzardate su rapper
nostrani,
oltretutto i dischi già non vendono più come una volta e le scelte
editoriali sbagliate si pagano care. Penso che la gente che ha
gusto le cose belle se le cerca, chi si accontenta di quello che gli
arriva per radio manco
m'interessa. Parlavamo di Paura no?
B: Giusto...dentro di te convivono una forte predisposizione al
freestyle ed una tecnica estremamente elaborata: quale aspetto del Rap
preferisci, l'improvvisazione o la scrittura? Credi che un mc per essere
davvero tale debba sempre puntare ad un giusto equilibrio tra le due
cose?
P: Tempo fa ero abbastanza bravo in freestyle, ora me la cavicchio
appena. Sai serve
allenamento per fare freestyle a livelli alti ed io attualmente
non ho tanto tempo, quindi quel poco che ho lo dedico a scrivere più che
ad allenarmi. Sono importanti entrambi gli aspetti ma scrivere un testo
coi controcazzi richiede più cultura, padronanza della lingua, fantasia
nel flow...e se vuoi metterci anche dei vezzi tecnici la faccenda
diventa complessa. Credo che un mc possa sentirsi soddisfatto quando
dice delle cose ottime contenutisticamente e con una forma ed un flow
strabilianti. Quella è l'unione perfetta. Miro ad avvicinarmi
sempre più a quel risultato.
B: In effetti nelle tue rime emergono idee, opinioni, concetti, riflessioni, in una sola
parola contenuti. Quanto è difficile trasformare un
pensiero in una strofa che a sua volta deve quadrare con una rima a sua
volta posizionata all'interno di un testo lungo
16, 24 o più barre?
P: Come detto prima, ci vogliono talento e dedizione. Il Rap è un
po' come l'Architettura: è un connubio tra arte e scienza, dove la parte
artistica è rappresentata dallo stile, quella scientifica dalla
metrica. Se hai gusto e
c'hai preso confidenza non ti riesce molto difficile.
B: "Octoplus" è interamente prodotto da Musta (salvo per i due
remix), nome piuttosto noto per chi conosce le varie realtà campane e un
po' meno per gli altri: come mai hai scelto di usare tutti beat suoi?
Ed è casuale l'utilizzo di sonorità molto classiche che si rifanno al
sound di metà anni '90?
P: Non è casuale. Lui ha quel sound lì, anche se volendo sa
spaziare in qualsiasi direzione. Io ho deciso proprio di fare un disco
"con Musta". Mi piace che un album suoni omogeneo e non come una
compilation e credo che se c'è un gran feeling artistico, come quello
tra me e Musta, è inutile guardarsi attorno, hai già il meglio che la
tua ispirazione possa chiedere. Diciamo che il disco è nato proprio per
merito di quel feeling...
B: Ti abbiamo sentito anche sui beat di Vinch, Tayone, Rubo, Mace,
O'luwong, Stabbyo Boy ed altri: è complicato lavorare con così tante
persone? Fiducia e stima reciproche sono essenziali in una
collaborazione tra mc e produttore?
P: Mi hai nominato tutte persone potentissime! Se hai un beat
fatto coi controcoglioni è tutto più semplice, l'ispirazione ti arriva
subito, non devi neppure fermarti a ragionare. Poi sì,
credo che la stima reciproca sia essenziale in qualsiasi
collaborazione fruttuosa.
B: A mio avviso il pezzo più bello di "Octoplus" è "Un mondo difficile", assieme al Danno: raccontaci questa collaborazione.
P: Il Danno è semplicemente uno dei personaggi più importanti del
Rap italiano. A lui piace il mio stile e riesce ad afferrarne tutte le
sfumature.
Il che mi gratifica, per come sono fatto io preferisco che il mio
Rap sia
apprezzato da un solo Simone più che da 10.000 groupie. Quando
uscì la mia strofa per il pezzo "Mutagenics" sul disco di Clemente ci
incontrammo vicino Roma per il concerto di Eric Sermon, lui ancora prima
di salutarmi mi fa
deep soul rap canto sul break...e aggiunge è l'inizio più bello degli ultimi cinque
anni e poi mi saluta. Magari ha esagerato, non so, forse mi voleva
lusingare o stava scherzando. Ma cosa puoi dire ad un veterano come lui
che ti dice una cosa così? Gli puoi solo rispondere che è un tuo
fratello! Ci conosciamo da anni e anni, a fare il Rap assieme siamo ben assortiti, infatti
il pezzo è venuto fuori una bomba. Posso sembrare immodesto ma nel totale
ha un testo che ti lascia qualcosa e ti fa riflettere.
B: Altra partecipazione indimenticabile è quella di Gruff su
"Immagini residue": ma quanto avete fumato prima di scrivere quel
pezzo?!?
P: Ma io non fumo tanto... Lo abbiamo registrato da Musta e ci siamo fatti anche
due giornate di mare bellissime. Tutto lì.
B: "Tutto è fermo" invece è diventato un gran bel video realizzato
da Theredislove.com: era la prima volta che ti misuravi con questo
mezzo? Che tipo di esperienza è stata?
P: Divertente direi. Poi Theredislove è un mio amico fraterno e collaboriamo in varie cose, come
sai per lavoro faccio il designer
(www.francescocurci.com).
B: Nella tua musica il dj occupa un ruolo da protagonista: ritieni
sia una figura centrale per un disco Hip-Hop fatto come si deve?
P: Il dj è l'Hip-Hop. L'Hip-Hop è nato grazie a un dj. E mi ritrovo spesso a cantare
last night a dee jay save my life with a song, a buon intenditore...
B: Che peso dai agli show dal vivo e cosa cerchi di offrire quando sei su un palco?
P: Un ragazzo a Brescia dopo un mio live mi ha detto le tue rime sono delle
sberle. Ecco, offro quello, le sberle! E cerco anche di far
divertire il pubblico. Se non ci riesco col Rap passo alle barzellette.
Me la cavo abbastanza bene pure con
quelle! O forse è meglio sentire barzellette che il mio Rap,
dipende dal
pubblico! Eheheheh...
B: Recentemente sul tuo space hai pubblicato un pezzo intitolato
"International Visa", collaborazione a carattere internazionale con
Jesse Al Malik, Casus Belli e Kaer: parlaci di questo progetto.
P: Il manager Belga Full One ha sentito il mio disco perché ha
origini italiane, s'è preso così bene dal mio stile che mi ha tirato in
quel progetto. Il pezzo è uscito come allegato a Rap Magazine in Francia
con tiratura di 50.000 copie, bella soddisfazione rappresentare
l'Italia e la mia città a livello internazionale, credo di averlo fatto
con spessore e stile. Ne vado orgogliosissimo!
B: Se dovessi scrivere un pezzo sulla delicata "questione spazzatura", cosa racconteresti?
P: Non lo farei per un semplice motivo, l'hanno già fatto i miei amici EQualizer
e devasta.
B: Siamo in dirittura d'arrivo, due domande di rito: a) sei al
lavoro sul tuo prossimo disco solista? Nel caso, anticipaci qualcosa...
b) i 13 Bastardi torneranno a farsi sentire prima o poi?
P: a) No, sto lavorando per un nuovo progetto. Gruppo nuovo. I componenti saranno Paura, Tayone e Clementino.
Ma non vi anticipo altro... b) Chissà, magari un giorno.
B: Chiudiamo con una chicca culinaria: tu il polipo come lo preferisci?
P: Visto che un'altra mia passione è il peperoncino (colpa di
qualche antenato calabrese) il mio preferito è senza dubbio il Pulpo a
la Gallega...perché si condisce con abbondante paprica! Ho trovato su un
sito: Il Pulpo a Feira, più conosciuto come Pulpo a la Gallega, è un
piatto tipico della Galizia, regione costiera dell'estremo Nord Ovest
della Spagna. E' un piatto semplice e poco elaborato, ma allo stesso
tempo delizioso e purtroppo non così facile da preparare. Il segreto sta
nel rendere tenera la carne del polpo prima di servirlo, altrimenti
perde tutto il suo gusto. In Galizia normalmente si serve a fettine su
piatti di legno. Ingredienti: 1 polpo di 750 grammi, 1 cucchiaio di
peperoncino dolce, olio d'oliva, 1 cucchiaio di peperoncino piccante,
sale, alcune gocce di succo di limone. Preparazione: lavare bene il
polpo, del quale useremo solo le zampe, normalmente la carne del polpo è
molto dura per cui è necessario ammorbidirla colpendola ripetutamente
con un mortaio di legno o congelandolo e scongelandolo più volte; per
renderlo ancora più tenero lo si fa bollire in una pentola grande con
acqua e gocce di limone, bisogna immergere il polpo tenendolo saldamente
con una pinza, mettendolo e togliendolo dall'acqua varie volte;
successivamente si lascia finalmente cucinare (circa 45 minuti) finché
lo noteremo più tenero; a fine cottura si asciuga e si taglia a
rondelle, si insaporisce con sale e peperoncino e si finisce di condire
con un filo d'olio d'oliva a crudo; si serve caldo sulle caratteristiche
tavolette di legno.
B: Grazie a Paura...non solo per la ricetta!
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