Bra:
cominciamo dalle tue prime esperienze al microfono, tutte in gruppo; dai
Codice Personale ai DEFCODE, fino a Gli Inquilini, qual è la differenza
tra una carriera solista e l'affiliazione ad un collettivo e come nasce
l'esigenza di tentare percorsi esclusivamente propri?
Lord Madness: le differenze sono fin troppe. Quando sei in un gruppo gli
spazi sono ridotti e non parlo solo di spazi all'interno di un pezzo, ma
anche di spazi espressivi, non puoi decidere te tutti gli argomenti ed è
assai complicato essere autobiografici, visto che si è in tanti. Ecco,
questa è sicuramente una delle motivazioni che mi ha portato ad una scelta
solista. Anche se non ci fosse stato nessun beef personale avrei comunque
preso questa strada. Da soli è più difficile ma è più gratificante. Il
palco è mio, il disco è mio, i fan sono miei e gli haters pure!
B: rispetto al Rap, invece, quando ne sei stato folgorato e quali
sono state le prime difficoltà incontrate?
LM: mi avvicinai al Rap con un disco che credo conosciate molto bene: "Bigger
And Deffer" di LL Cool J, anche se precedentemente il primo vago contatto
ci fu con Jovanotti e il suo "Jovanotti for president". Ero proprio un
bamboccio ancora senza gusto, visto che pensavo che MC Hammer fosse un
grande almeno quanto i De La Soul o i Public Enemy, so che suona come una
bestemmia ma mettetevi nei miei pannolini! Cosa volevate che ne capissi...
La fortuna è stata scoprire l'Hip-Hop da molto giovane e in un periodo
comunque molto importante per la crescita di questo genere. Inizialmente
non credevo esistesse il Rap in italiano, invece gli Articolo 31 e poco
dopo i Sangue Misto fecero luce in mezzo al buio, pensai che allora
anch'io potevo scrivere delle cose e che da qualche parte ci sarebbero
stati altri matti infoiati come me nel Rap. Le difficoltà, seppure tali,
erano anche un modo per sentirmi vivo e combattivo, non era facile
stringere legami. Come anno ti parlo del 1996; era difficile salire su un
palco, trovare le strumentali, ma era stupendo lo stesso, ad ogni jam
c'era il cypher finale ed io volevo sempre strappare il microfono a
qualcuno per poter dimostrare. Mi registravo cassettine a casa e seguivo
fedelmente quello che Aelle mi diceva. Si respirava un'altra aria, non
c'era internet soprattutto, che sicuramente ne ha guastato lo spirito.
Posso dirvi una cosa? Quelle non erano difficoltà, quello era come 'sta
cosa doveva continuare, la vera merda c'è ora, tutti sono artisti e tutti
sono haters (leggi coglioni), chiunque, anche senza conoscenza di niente,
s'improvvisa rapper, tanto che cazzo ci vuole? Scarichi una base su
qualche sito, poi registri e metti su youtube, non si sa mai che fai views
e ti fai notare da qualcuno. Poi 'sti cazzi se il Rap che si fa è più
elementare di una lezione d'italiano ad un ragazzino di 8 anni, tanto è
quello che piace al pubblico dei più giovani. Ma tutto questo è Hip-Hop?
Davvero youtube può dirci se un'artista ha talento? Mi sembra una gara a
chi fa meglio le veci di un pagliaccio, poi non so, perché come parli
sbagli qua.
B: se ti chiedessi i nomi di tre mc's (italiani o non) che, per ragioni
differenti, hanno senz'altro influenzato il tuo modo di approcciare la
scrittura, chi citeresti?
LM: be', con il numero tre mi restringi molto il range devo dire... Cerco
di attenermi però. Ti direi Eminem e Redman come rapper d'oltreoceano.
Loro si combattono il primo e il secondo posto nel mio cuore. La loro
lirica è sempre stata provocatoria, bipolare ed estrema. Direi che le
suddette caratteristiche le ritrovo nel mio ego, indi per cui... Poi ti
direi Kento come mc italiano. Può sembrare paradossale, perché il suo
stile è totalmente opposto al mio, ma comunque sia guardo a lui come un
grande scrittore, tra i pochi che mi impressionano ogni volta che li
ascolto. La tua domanda era sulle influenze in effetti, che non significa
copiare, posso essere me stesso al cento per cento però guardare
certi artisti come il punto massimo di un certo tipo di scrittura. Se mi
permetti ne aggiungerei un altro, che è J-Ax, per me certe cose fatte da
lui sono state spettacolari, è difficilissimo essere descrittivi nello
storytelling come lo era lui anche negli argomenti più facili.
Riccardo Orlandi: spesso, girando in rete, si trovano commenti e pareri
che sminuiscono il cosiddetto Rap tecnico, cioè quello che fa leva
principalmente su metriche e rime ricercate. Cosa rispondi a questo genere
di ascoltatori e cosa consigli ai rapper emergenti?
LM: un mio amico dice sempre che prima di valutare la critica in sé
bisogna sempre vedere da chi arriva. Chi si cela dietro una critica del
genere? Forse un rapper che vorrebbe avere skills al microfono ma essendo
poco dotato si rifugia in un Rap di contenuti ma sconclusionato a livello
tecnico e quindi deve ergersi a paladino della giustizia reppusa e dire a
tutti cosa è giusto fare e cosa sarebbe facile. Io questo non lo so, però
'sta cazzata mi puzza abbastanza di sfiga. Io non vado distribuendo
pillole di saggezza in giro, anche perché com'è giusto che sia ognuno lo
fa nel proprio modo, ma credo che una componente tecnica un minimo ci
debba essere, nel Rap come in qualsiasi forma artistica. Questi poveracci
levano tra l'altro dignità a questa cosa. Io non ho mai sentito dire che
un cantante può stonare o che un pittore può scarabocchiare e l'importante
è che esprima qualcosa. Se un bel testo, anche di denuncia sociale, vuoi
che arrivi, deve avere metrica, voce, ecc... Insomma, le componenti
servono, sennò oh, vai a fare il poeta, almeno ti leggono ma non ti
sentono. Anche il ruolo di ghostwriter non sarebbe male se si è bravi a
scrivere ma un po' meno a reppare. Ma poi che se la prendano con Busta
Rhymes, che vogliono da Madness? Sono d'accordo sul fatto che l'equilibrio
è lo zenit artistico, un bel testo e un bel flow e ciao. Al rapper
emergente direi hai due scelte: farti amicizie per emergere o rimanere
dove sei ma poterti guardare allo specchio… A te la scelta!
B: "Suicidio" è stato accolto in maniera a dir poco positiva dal pubblico
di settore, vorrei sapere se ti aspettavi un apprezzamento così
generalizzato e che tipo di riscontro hai avuto all'esterno della realtà
Hip-Hop.
LM: il disco ha avuto apprezzamenti molto positivi, alcuni inaspettati
come il secondo posto come disco dell'anno su Moodmagazine. Ma non solo.
Le tante recensioni uscite, i passaggi in qualsiasi trasmissione
radiofonica Hip-Hop e le copie vendute sono un indice di gradimento molto
alto. Apprezzato un po' meno da certi rapper, è sempre difficoltoso
scoprire che c'è uno più bravo di te... Eh-eh-eh-eh, scherzo naturalmente.
Il mio procurer Peight m'ha detto una cosa che mi ha lusingato e allo
stesso tempo fatto riflettere, lui dice che se il mio "Suicidio" fosse
uscito qualche anno fa, di certo avrei campato di rendita col primo disco
com'è successo ad altri. Io questo non lo so, perché filosofeggiare sui
casi della vita mi fa venire l'emicrania, però sono certo che se il disco
fosse uscito nel periodo in cui stavo ancora ne Gli Inquilini avrebbe
fatto un botto più pesante. Congetture comunque. Al di fuori dell'ambito
Hip-Hop questo disco non c'è andato molto ma ha aperto certe porte e ha
costruito le basi per qualcosa di più grande, poi starà a me aggiungere
mattoni e decidere l'architettura del palazzo, ma qualsiasi cosa farò
dopo, "Suicidio" resterà un tassello fondamentale per la mia crescita
artistica.
RO: e a proposito del tuo prossimo progetto, "Suicidio fallito", potresti
anticiparci qualcosa? Ci saranno delle differenze radicali rispetto al
lavoro precedente o dobbiamo aspettarci un album sulla stessa falsariga?
LM: non mi piace battere sugli stessi tasti e credo che un disco sia una
fotografia di quello che vivi, ora la mia vita è cambiata, ho più rabbia,
ho più lacrime versate, meno persone accanto, meno soldi e meno chiarezza
sul mio futuro, ma ho anche molta più forza combattiva e decisione. Non
posso non tenere conto di tutto questo. Il concept di "Suicidio fallito"
sarà un po' come Bushwick Bill posseduto dal Demonio che ingoia un acido.
Metterò in evidenza la mia parte peggiore per far capire qual è la mia
parte migliore, quella che agisce male perché stanca di soffrire. Sarà più
autobiografico e per niente autocelebrativo. Il mio gusto si è anche
allargato, quindi ci saranno diversi flavours di beat, ovvero più
producers, anche se Peight curerà circa la metà delle basi.
RO: anche la collaborazione con Brain dei Fuoco Negli Occhi è attesa da
tutto il pubblico Hip-Hop della penisola, com'è nata l'idea di realizzare
un disco assieme e come si è svolto il tutto?
LM: con Brain è stato tutto molto naturale. So che dire così non significa
dire un cazzo, però è vero. Da un paio di reciproci complimenti s'è
passato a fare un pezzo insieme. Ci siamo trovati molto bene e anche le
nostre capocce mostravano affinità. Siamo diversi io e lui, sia nel gusto
che nella forma, ma è proprio questa la forza dello psyco-mad duo,
nelle diversità troviamo un equilibrio che alle volte è magia. Ora non
vorrei autorecensire un progetto ancor prima della sua uscita, perché non
sta a me dire ma sta a me fare. Anticipazioni ne do poche perché sennò
Brain non mi fa più la pasta al burro, quindi mi limiterò a dire che il
disco si chiamerà "Il settimo cerchio LP" e ha come base ispirativa il
cerchio dei violenti nell'Inferno dantesco, ma tutto sarà più che reale e
per così dire terreno. Sorry, mi scordavo di dire che chi non crede nelle
potenzialità del duo manca del testicolo destro ed ha il testicolo
sinistro di dimensione inferiore a quella di una nocciolina.
RO: spesso ho letto del tuo scarso interesse (per essere eufemistici)
riguardo alla piega che sta prendendo l'Hip-Hop a livello di suoni. Qual è
la tua idea di evoluzione in merito?
LM: dipende sempre che suoni, ok la House piace tanto alla figa ma dipende
anche di che House si tratta e chi ci reppa sopra. Le robe a buon mercato
per avere 2 grammi di bimbiminchioni in più come pubblico mi fanno cagare
più del cappuccino e la sigaretta mattiniera. Amo Tyler The Creator, il
suono G-Unit che mi accompagna ogni giorno in macchina, Kanye West è un
grande musicista e Arab Muzic è un genio. In tutto questo, mai scordarsi
di quello che ancora esce targato J-Dilla. "Suicidio fallito" avrà dalla
sua un sound molto vario, sono molto soddisfatto dei beat raccolti fin'ora.
RO: se parliamo di mcing il discorso è simile, immagino. Come dicevi,
disapprovi chi dimentica che la tecnica è la base di ogni buon testo, ma,
in quanto a temi, quale pensi sia la strada da percorrere? Credi che
l'autobiografismo sia una scelta sempre vincente o preferiresti una
scrittura più orientata a narrazioni di fantasia e a puri sfoggi di stile?
LM: come sopra, credo che provare a mettere tutti gli ingredienti nel
giusto dosaggio sia la cosa migliore, alle volte puoi essere più diretto,
altre più metaforico, puoi scrivere di stile o di contenuto, queste sono
scelte tutte rispettabilissime. Mi sono reso conto che per fare qualcosa
che duri nel tempo c'è bisogno di cuore, ma tutti gli elementi devono
stare al loro posto. Il flow e il concept. Bisogna fare bella musica ed io
risentendomi devo sia emozionarmi come anche piacere nel modo in cui ho
reppato il pezzo.
RO: a questo proposito, nel tuo disco troviamo pezzi visceralmente
autobiografici. Mi rendo conto che vadano a toccare esperienze - penso
anche soltanto agli attacchi di panico - non molto semplici da esternare
ad un pubblico di sconosciuti, ma la decisione di scrivere testi di tale
portata è stata difficile? O forse si è rivelata in parte terapeutica?
LM: che difficile, anzi, tutto il contrario. Ho solo fatto parlare più
l'addome che le corde vocali. "Suicidio fallito" avrà più parti
autobiografiche, il Rap è un genere autobiografico. Anche quando dici
stile forse, se si sa leggere tra le righe, si può capire altro,
questo significa che anche in un pezzo di semplice intrattenimento si
possono carpire dei lati caratteriali della persona. Non ho pensato al
pubblico al quale mi rivolgevo, ho solo scritto quello che sentivo, tutto
qua. Certi pezzi non li so proprio fare a tavolino, vengono da sé, non ci
può essere niente di artificioso dietro. Molti che sentono possono non
capire o anche prendersi a male, è comprensibile quando il contenuto è
così personale. Tra l'altro, in genere la gente non vuole la verità,
questa cosa del keep it real appartiene al passato da quello che
vedo ed è oramai una leggenda. Se veramente ci fosse verità sai quanti
rapper dovrebbero dire che il proprio conto in banca è pieno, che non
hanno problemi di nessun tipo, che vivono coi soldi dei genitori e che la
strada non la vedono nemmeno dalla finestra? Invece è l'opposto, qua è una
lamentela continua, tutti sono presi male con vite difficili, sono di
strada, sono cazzuti ecc... Una vera pallonata sui coglioni direi. Ma
purtroppo fingere è sempre più facile di dire la verità, che alle volte è
assai noiosa. La mia verità è che non vorrei questa verità eppure sorrido,
ma c'è dietro sempre della insana dose di ironia.
RO: tornando a "Suicidio", in "La mia cultura piange" dai senza mezzi
termini il tuo parere sulla scena italiana. La tua valutazione è davvero
così drastica? Non vedi un potenziale, delle capacità, una possibilità di
cambiamento? La fine è davvero riassumibile, inevitabilmente, nel tuo
verso <<volevate il mainstream? Ecco il risultato!>>?
LM: ma certo che vedo un potenziale, non penserai che io sono l'unico
buono, bravo e simpatico! C'è tantissimo potenziale, solo che i talenti
non riescono ad emergere. Sia chiaro, ora sto parlando da ascoltatore e da
ascoltatore ti dico che c'è gente bravissima che non arriva a mille views
sul tubo, non suona mai proprio perché nessuno la chiama a suonare e non
ha supporto alcuno. Il potenziale c'è, ma senza nessuno che lo spinge è un
potenziale inespresso. Della serie: tutti si fanno i cazzi propri. Avrebbe
più senso se qualcuno non parlasse di Hip-Hop perché questa mentalità non
lo è.
RO: un mio dubbio personale. Tu, come tanti altri rapper, fai parte di una
sorta di zoccolo duro, radicalmente fedele a un modo di fare Rap
che affonda le radici nella tradizione. La posizione può essere ammirevole
e, effettivamente, ha dei grandi vantaggi in termini di qualità dei dischi
prodotti, ma non credi che si corra il forte rischio di fossilizzarsi su
stili che appartengono al passato, ignorando le possibilità evolutive
possedute da questo mezzo?
LM: hai ragione, ma tieni conto che questo è anche il mio primo disco e
volevo fosse così con i suoi pregi e i suoi difetti. "Suicidio" è un sfogo
di chi non glie ne fotteva un cazzo di tanti bei discorsi, ma è anche solo
un tassello del mosaico, una base di partenza, non un punto di arrivo o un
livello su cui mantenersi.
B: spesso (intervistandoli) ho notato che molti mc's non reputano così
essenziale tenersi aggiornati su tutte le ultime uscite Hip-Hop, al
contrario preferiscono coltivare gusti musicali anche di altro tipo. Tu da
che parte stai e da cosa ti lasci ispirare? Ti ritieni ancora oggi un fan?
LM: oh, io sono super fan, compro paccate di dischi, non necessariamente
del presente, ma fondamentalmente se entro nel mio negozio di fiducia
prendo dal Rap anni '80 fino all'artista del momento e tra l'alto sento
tutti i rappers italiani, anche il pischelletto sconosciutissimo che mi
posta i pezzi su facebook. C'è gente che sorprende alle volte, magari m'è
capitato di pensare ma questo da dov'è uscito? Spacca! Inoltre
penso che l'Hip-Hop è tenuto in vita dai super sconosciuti che lo fanno
per passione, perché ci mettono cuore ancor prima che testa. Ho capito
anche che se voglio che la gente mi ascolti, devo saper ascoltare la
gente.
B: se l'Hip-Hop non fosse mai esistito, come avresti passato gli ultimi
quindici anni e chi saresti ora?
LM: se l'Hip-Hop non fosse mai esistito l'avrei probabilmente creato io
per trovare uno sfogo e un motivo per cui sopravvivere.
B: domanda conclusiva di rito, ma non troppo. Sei in una fase di,
chiamiamola così, iper-produzione: cosa ti aspetti da queste nuove prove,
cosa cerchi ancora dal Rap e a che punto del percorso ti vedi?
LM: mi dovrete sopportare ancora per molto direi, sono all'inizio del mio
percorso. Non so cosa aspettarmi e per scaramanzia a cosa vorrei arrivare
non te lo dico... Eh-eh-eh... Posso dirti solo che vorrei fare qualcosa
che rimanga nella storia.
RMZ: grazie per la disponibilità.
LM: rispetto per tutti maniaci del Rap... Like me!
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