Da poco
uscito con il suo ultimo lavoro, "Porconomia", Zona mc è uno di quei
personaggi che fa bene incontrare e conoscere, sia per la mole di cose
che è in grado di dire in una semplice conversazione che per la sua
capacità di unire spesso alto e basso (culturalmente parlando), cosa che
emerge nei suoi concerti, autentiche esperienze per chiunque si trovi
per caso a passare di lì. Proprio in virtù di questa grande quantità di
cose venute fuori (e che sono solo una percentuale di tutto ciò che è
stato detto), interrompo subito ogni premessa e vi rimando alla nostra
chiacchierata!
Jonathan: ciao Zona, detto Mula, per chi non ti conoscesse
diciamo subito che sei un nome abbastanza noto in un ambito che è quello
della musica alternativa (pessimo termine, ma ci siamo capiti), mentre
magari non rientri negli ascolti abituali di chi è solito ascoltare
l'Hip-Hop propriamente detto. Trattandosi RapManiacZ di un sito letto
anche e soprattutto da questi ultimi, ti va di presentarti nuovamente?
Magari parlami del momento in cui dal Rap vero e proprio sei passato al
progetto attuale, Zona Mc così come lo conosciamo ora.
Zona mc: guarda, c'è un problema, non esiste una data specifica
in cui si possa individuare il passaggio di cui parli. Forse c'è un
evento, o meglio un anno, e si tratta dell'anno in cui ho scoperto la
musica dei Uochi Toki - e si tratta del periodo precedente a quello
della pubblicazione dei miei dischi on line. Il rapporto con l'Hip-Hop e
le sue origini è invece parte di un discorso più complesso e lungo: il
fatto è che non c'è una data precisa nemmeno per quello, semplicemente
qualsiasi cosa fosse rappata mi entusiasmava; bada, sto parlando di Rap,
avendo iniziato con cose come Jovanotti e la colonna sonora di "Space
Jam", che conteneva anche alcune tracce Hip-Hop (vedi la presenza di
figure come Method Man) che però non riuscivo ancora a comprendere.
Quindi, l'incontro con l'Hip-Hop risale proprio al periodo
dell'infanzia, ma ho preso coscienza della cosa solo anni dopo,
ascoltandone di italiano e straniero per un periodo di almeno quindici
anni. Comunque, la prima cosa che ho scritto risale a prima che avessi
dieci anni!
J: ok, quindi hai un rapporto con la scrittura Rap che risale a
vecchia data e usi l'appellativo mc, qualcosa di così intrinseco
alla cultura Hip-Hop, pur offrendo spettacoli decisamente diversi sia
per tematiche che per atteggiamento (a volte irriverente verso certi
dogmi, ancora mi ricordo i tuoi leggendari freestyle in favore dei
vigili del fuoco e le incitazioni a tirare giù le mani!). E' strano, se
si pensa che in fondo sei una figura che, assieme appunto ai Uochi, ha
rappresentato uno dei principali fautori di una rottura con l'Hip-Hop
più tradizionale, non trovi?
Z: partiamo da un dato storico: se consideri l'mc come appunto il
maestro di cerimonia inteso quale sorta di protesi del dj nelle feste,
che incita il pubblico, quello è stato superato molto prima di me (che
ovviamente non ho inventato nulla, da quel punto di vista), grazie a
figure americane che si sono approcciate all'aspetto più riflessivo e
mentale fin dai primi anni novanta. In quegli anni si è passati dalla
concezione del dj come braccio del sound system al suo affrancamento da
tale concezione, fino a ritenerlo il performer principale e addirittura
uno scrittore, un autore. Partendo da questo discorso posso quindi dire
di non costituire un elemento di rottura, ma forse l'estremizzazione di
questo affrancamento, essendo i miei live costituiti in larga parte dal
freestyle, per quanto inteso in maniera personale. Ad esempio i Uochi,
coi quali per un certo periodo mi sono sovrapposto, costituiscono un
elemento molto più di frattura nei confronti della tradizione; più che
altro per quel che riguarda l'estetica: l'Hip-Hop con loro viene
asciugato di tutto ciò che è l'aspetto black e conciliante, con me
avviene altro e in una direzione differente. Però sì, ribadisco, credo
di essere una continuazione dell'Hip-Hop classico più che il suo
ribaltamento. Ma questo è un discorso relativo al mio ruolo
nell'Hip-Hop, mentre per quanto riguarda la questione delle tematiche la
differenza è più marcata e come tale semplice da individuare: la cosa
che più mi allontana dai rapper è il fatto di occuparmi spesso di
antichità, di far riferimenti che sono diretta conseguenza dei miei
studi in Filosofia e, più in generale, della voglia di comprendere la
realtà attraverso una ricerca storica. Comunque, non mi considererei un
artista Hip-Hop nella stessa misura in cui un mc non si definisce un
musicista Funk, portando all'estremo una cosa la si supera (pur
rispettandone magari le origini). A tal proposito, mi spaventa parecchio
la chiusura di molti rapper verso questo tipo di superamento, o
apertura, solo verso un'idea ingannevole di esso.
J: ecco, venendo alla tua posizione apocrifa, toglimi una
curiosità: capita mai di trovare forme di integralismo e ipercriticità
nei confronti del tuo atteggiamento? Quando succede ti irrita?
Z: beh, è successo proprio ieri! Su un forum di economia un
utente ha lamentato la mancanza di pause nel mio Rap, adducendo come
motivazione una mia incapacità (parlava appunto di dover imparare a fare
pause), senza considerare l'ipotesi che magari fosse parte della mia
cifra stilistica. Non è che queste cose mi irritino, mi lasciano più che
altro perplesso. Mi sorprende più che altro che si noti una mia
caratteristica e la si faccia passare per difetto, quando invece si
fatica a capire gli aspetti più disarmanti del cosiddetto Rap canonico.
Ora che mi ci fai pensare, però, forse una cosa che mi irrita c'è:
l'idea che si consideri quello che faccio come una fase sperimentale che
necessariamente debba avere quale esito felice il ricongiungimento con
la tradizione, creando un ideale compromesso. Ecco, io non trovo che
questo sia necessariamente auspicabile.
J: e quando invece si parla del tuo percorso, immagino che anche
lì si possano trovare forme di integralismo... Voglio dire, credo che
quest'ultimo lavoro e in qualche modo anche il precedente abbiano
portato un sensibile cambiamento nel tuo modo di creare canzoni. In che
maniera sono stati percepiti dagli estimatori di "Ananke" o "Caosmo"? E
come ti rapporti a eventuali detrattori ma soprattutto ad affezionati
nostalgici?
Z: sì, capita di incontrare persone che mi chiedono di fare ad
esempio un altro "Ananke", ma sinceramente credo che questo sia una
sorta di rallentamento all'interno di un movimento creativo che in
realtà dovrebbe innovare... E' una cosa che vorrei evitare, per questo
preferisco innovare anche e soprattutto me stesso, è indicativo di ciò
anche il fatto che io abbia scelto di passare dalla filosofia
all'economia.
J: in effetti sei passato dall'autoreferenzialità tipica del Rap
dei tuoi esordi ai riferimenti alti, per poi giungere ora a parlare di
qualcosa di fortemente attuale...
Z: certo, in realtà però non userei l'aggettivo alti,
piuttosto antichi, ma per quel che riguarda l'aspetto di cambiare
direzione tematica, direi che mi trovi sicuramente d'accordo. Più che
altro dovevo trovare il modo di passare dalla critica dell'opinione
sull'attualità effettuata in maniera distaccata a parlarne in maniera
più personale, affrontando sì in maniera polemica l'argomento, ma anche
provando a imitarne la grammatica principale. Sono partito come ogni
volta dalla cosiddetta banalità/attualità, che però è banalità nel modo
di trattare un argomento e non nell'argomento in sé (prova solo a
pensare alle monete che hai in tasca, la moneta è un oggetto fisico ma è
portatore di un significato complesso che molti di noi non conoscono), e
ho voluto parlarne andando in profondità, non più definendo
semplicemente l'attualità come un corpo tumorale pieno di opinioni, ma
spiegando perché la vedo così, mostrando appunto quelle opinioni.
"Porconomia" è un po' un riferimento riassuntivo di tutta l'attività
divulgativa e d'informazione che chi mi segue su internet ha avuto modo
di osservare, era giunto il momento che quest'attività confluisse anche
nel mio lavoro musicale. Ho però cercato di evitare di parlare
unicamente delle mie opinioni, limitandole alla prima traccia e
dedicandomi a quelle altrui nelle rimanenti. Potrebbe risultare magari
supponente, come qualcuno mi ha fatto notare, ma lo scenario del disco è
un qualcosa a metà tra la parodia della realtà e la creazione di un
mondo a sé.
J: in alcuni casi, però, i riferimenti sono abbastanza attinenti
alla realtà e la ferocia è innegabile: considera ad esempio "I bei
ragazzi"!
Z: ecco, quello forse è l'unico vero errore del disco, di cui mi
assumo piena responsabilità. Credo che il brano risulti feroce in
maniera esagerata, più che altro perché prendo in considerazione una
tendenza (il consumismo) che poco o nulla c'entra col concept
dell'album... Ho espresso critiche che magari potevo esprimere di
persona a determinate persone, ma sono elementi che non si concatenano
col tema di tutto questo disco. Magari sarebbe stato meglio mettere in
rima il rapporto che le famiglie hanno con le banche e parlare di debito
privato (elemento che poi viene rappresentato proprio in copertina: il
grafico descrive il debito privato estero), sarebbe stato un modo per
avere un disco molto più coerente.
J: parlando invece di un brano che mi ha colpito moltissimo,
soffermiamoci sulla reinterpretazione dei Uochi del penultimo brano.
Z: sì, è stato davvero interessante affidare questa cosa a loro,
soprattutto perché è un brano non nelle loro corde, in particolare
quelle di Napo, che finora non ha mai parlato di macroeconomia. Se ci
aggiungi, poi, che lui è molto bravo a fare i vari dialetti e gli
accenti stranieri, mi sembrava il brano ideale per metterli alla prova.
Napo si è dimostrato comunque davvero rigoroso, quello era un testo
scritto in un semplicissimo 4/4 e lui è riuscito a riadattarlo
completamente cercando di farlo suonare in maniera adatta per il beat di
Rico, che a sua volta ha preso una mia base e l'ha stravolta. Il
risultato è straniante, un po' com'è successo a me quando ho partecipato
al disco di Marina
Rei (sul suo ultimo disco), volevo capire come potevo suonare in un
ambito così distante dal mio.
J: finiamo nel più classico dei modi. Cosa vorresti fare e non
sai se farai?
Z: sicuramente un disco solista Breakcore. Poi un disco
tamarrissimo, roba House o quello che è, che vorrei fare sotto falso
nome. Infine, sarebbe bello fare un bel disco di cantautorato, il mio
riferimento è De André, credo sia stato il miglior interprete e autore
nel suo genere e sarebbe bello applicare quell'eleganza a un disco
riferito all'attualità, magari di genere Pop Elettronico. Vedremo!
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