Milano.
Scendo dalla 90 in viale Tibaldi* per andare al Better Days Festival cui
partecipa anche Go Dugong, il mio intervistato. Go Dugong è un
produttore italiano che ho scoperto grazie a un suo collega (Kavemura,
qui trovate l'intervista) e la
sua musica è, come dire...visionaria. Quell'Elettronica che ammicca
all'Hip-Hop. Trovate la recensione di "NOVANTA"
qui.
* cazzata, un milanese doc non prende i mezzi pubblici, tantomeno la
sera. Però mi sembrava un intro più affascinante e in tema con
l'album...
Blema: devo essere onesta, prima di leggere il comunicato stampa
non attribuivo il titolo "NOVANTA" alla circolare destra, ma...
Go Dugong: ...agli anni '90.
B: esatto. C'è qualche nesso?
G: sì, sono gli anni nei quali mi sono formato musicalmente, in
cui ho approcciato la musica e iniziato con le mie prime produzioni, gli
esperimenti. Ho cominciato con l'Hip-Hop perché in quel periodo facevo i
graffiti ed ero inserito in quel movimento, quello che mi arrivava era
quel tipo di musica che mi ha influenzato tantissimo, come si sente dal
suono di "NOVANTA".
B: però, per quanto riguarda la tua produzione musicale, non sei
partito dall'Hip-Hop ma più dall'Elettronica, no?
G: no, non è vero, io avrei sempre voluto fare beat Hip-Hop ma
forse non sono tanto capace e alla fine mi vengono fuori altre cose!
(ride, NdBlè)
B: per quanto riguarda le produzioni c'è qualcuno cui t'ispiravi
all'epoca o che ascolti maggiormente oggi?
G: se ascolto qualcosa di Hip-Hop mi piacciono le cose più
tecniche, visionarie e sperimentali, quelle che si discostano un po' dai
testi che parlano delle quattro discipline oppure quelli
autocelebrativi. Magari mi esaltavano quand'ero ragazzino, ma oggi, a 34
anni, non ho più voglia di ascoltare quella roba lì. Adesso sono più per
chi ti racconta una storia e la racconta bene, in modo interessante.
Quello che ascolto non è mainstream, a volte sono amici, uno dei quali è
anche sul disco, Millelemmi, se no vado a ripescare dagli anni '90 che è
la golden age dell'Hip-Hop italiano. Per il resto, ascolto
materiale che poi uso nelle mie produzioni, ovvero dischi dagli anni '70
in giù, psichedelia, musica etnica africana, sudamericana, araba e così
via.
B: da "A love explosion" direi anche molte colonne sonore.
G: sì, lì me ne sono divorate.
B: ne sei un collezionista?
G: no, non ho tantissima roba perché quelle cose sono super
costose e difficili da trovare. Qualcosa ho, ma non tanto, per "A love
explosion" ho usato sopratutto digitale, CD o mp3, sono sincero.
"NOVANTA" invece è più preso da vinili.
B:
tornando a parlare di Hip-Hop, e a proposito di Millelemmi, che è un mc
noto per le tecniche anticonvenzionali nel fare Rap, mi è parso
che in "NOVANTA" utilizzi le voci un po' come se fossero un altro
strumento musicale, le inserisci nella strumentale.
G: sì, mi piace l'idea che l'attenzione sia focalizzata sulla
produzione, sul beat, sulla musica. Ogni pezzo è pieno di microdettagli,
mi piace che uno alla decima volta che ascolta il disco trovi un
particolare che ancora non aveva scoperto. Le voci in alcuni casi ho
scelto di tenerle in evidenza, come ad esempio in "Cinico civico", in
altri pezzi tipo "Ghetto mala" ho scelto di amalgamarle più al pezzo
perché il flow seguiva molto il beat, bello compatto e cremoso. Nel
brasiliano, con Tio Scooby, ho fatto una via di mezzo, le mie basi non
sono dei semplici beat Hip-Hop, sono molto più complessi, molte più
tracce con molta più roba dentro, quindi automaticamente la voce si va
ad inserire in un mare di roba ed è normale che sia un pochino più
nascosta. In "Cinico civico" sono tre suoni, è più vuota delle
altre produzioni e la voce è più in primo piano. Non mi piace l'effetto
karaoke con la base sotto e la voce staccata da tutto il resto.
B: per gli artisti italiani a cui ti si accosta per sonorità,
viene spontaneo chiedersi cosa ci fai in Italia. Kavemura sta ad Hong
Kong, Dj Blue ad Amsterdam...
G: perché non ho ancora trovato una realtà all'estero. Se un
domani potessi suonare in giro per l'Europa o per il mondo, vuol dire
che posso fare questo lavoro ovunque. Per il momento, per i mezzi che
ho, sto suonando tanto in Italia e quindi non avrebbe senso per me
prendere e andarmene, che so, a Londra. Se per il prossimo disco
trovassi supporto all'estero, magari una realtà che si occupi della
produzione, ufficio stampa e altre cose, comincerei a girare.
B: qual è il tuo pubblico preferito o ideale?
G: è quello delle 4.00/5.00 del mattino! I fritti delle 5.00 del
mattino, quando proprio riesco a empatizzare di più col pubblico e
potrei suonare qualsiasi cosa.
B: tu suoni qualche strumento?
G: ho suonato il basso per un po' di anni, suonicchio un po' di
tutto ma male. La maggior parte delle mie produzioni derivano da sample,
anche se ovviamente una linea di synth la suono io, la batteria la suono
io, in certi casi la programmo e in altri casi è più semplice suonarla
perché viene più istintivo. Per "A love explosion" ho registrato
chitarra, basso, oltre a sample e batterie. In "NOVANTA" ho suonato una
serie di synth, percussioni, flautini vari...
B:
c'è qualche artista a cui ti senti vicino, a cui ritieni possa essere
accostato il tuo stile?
G: mi sento vicino come tipo di ricerca a Populous, Clap!Clap! e
Dj Khalab. All'estero mi piace molto Flying Lotus, The Gaslamp Killer -
anche lui bello psichedelico!
B: io non trovo "NOVANTA" così tanto psichedelico...
G: secondo me lo è molto! "Apenas uma chance", se senti bene, è
molto psichedelica. Ce n'è un pochino dappertutto, anche se ovviamente
non è il "Sgt. Pepper's" dei Beatles - anche se mi piacerebbe tanto lo
fosse... Ho cercato di metterci dentro ciò che ascolto.
B: stai già progettando qualcosa di nuovo, musicalmente?
G: musica molto Dub ma anche molto contaminata da musica tribale,
africana; musica per le 4.00, le 5.00 del mattino, quel pubblico di cui
ti parlavo prima! Musica per fritti!
B: sono uscite diverse recensioni e articoli su "NOVANTA". Credi
che il concetto che volevi esprimere sia stato colto o secondo te non è
successo del tutto?
G: guarda, credo che il mio disco sia stato compreso alla
perfezione. Il concept è molto chiaro e molto semplice.
E alla fine i fritti di Go Dugong si sono divertiti parecchio. Di
nuovo sulla 90**, attraverso una Milano buia, silenziosa e non troppo
fredda, forse anche grazie al calore di un disco che evoca scenari
esotici e percorsi circolari...
** come sopra...
(foto di Piotr Niepsuj)
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