Blema: Essere a
Milano negli studi della Warner ed essere intervistato...
Inoki: ...da te!
B: Da me, per di
più. Che effetto fa? Qualche anno fa l'avresti mai detto?
I:
Non l'avrei mai detto, comunque non mi fa neanche tutto questo effetto.
Qualche anno fa non l'avrei mai detto, l'anno scorso sì, anzi mi son
chiesto Perché io no?. Credo che sia giusto, sia normale, non sia
niente di male essere qua.
B: Tu conosci la Zukar, che si occupa sia di Fabri che di Nesli, ma non ti sei rivolto a
lei per arrivare fin qui...
I: Ne approfitto
per salutarla, comunque provai a rivolgermi a lei tanti anni fa quando
si sparse il pettegolezzo che lei aveva aperto la Def Jam in Italia. Le
avevo fatto una telefonata e visto che non era servita a molto, sono
passato attraverso altri canali. Non l'ho proprio chiamata, la Zukar.
B: Quest'album
per te cosa rappresenta? "Nobiltà di strada" cosa
vuol dire: aver raggiunto qualcosa, voler insegnare qualcosa a chi
il Rap non lo conosce? Fare un prodotto commerciale vuol dire anche
farsi ascoltare da gente del tutto estranea al mondo dell'Hip-Hop.
I: Secondo me
intanto significa un'inversione di marcia, un'inversione a U su
un'autostrada che secondo me è sbagliata e che è quella dell'autoghettizzarsi,
di fare il povero quando non lo sei. "Nobiltà di strada" è il contrario,
è gente che non ha niente e sta cercando di mettersi in piedi, si mette
una corona in testa da re anche se poi conta zero nella società, questa
è nobiltà di strada: cercare uno spiraglio di luce laddove non c'è,
cercare di venir fuori da situazioni che non ti portano da nessuna
parte, riferito alla droga, alle strade che ti vengono proposte comunque
dalla
strada. Cercare la propria nobiltà col Rap che comunque è un'arte che
non è come vendere il fumo. Io comunque sono legato alla mentalità Zulu
Nation Old School che ti dice di fare il Rap per migliorare la tua vita
e non per peggiorarla e con "Nobiltà di strada" volevo far capire alla
gente che io la penso così ed è anche un'ennesima affermazione del mio
stile, perché in ogni disco che faccio cerco di migliorarmi. È riferito
anche alla mia esperienza personale, che spero di poter condividere con
più gente possibile.
B: La scelta
di "Sentimento reciproco" come singolo: racconti di gente che
parla-parla, un dissing neanche troppo velato, pensiamo al
chiaccheratissimo verso la tua fibra è il mio lassativo...
I:
Sì, Fibra un po' mi ha ispirato, ma non solo lui. Niente a caso. Anche
quando è un freestyle le parole comunque arrivano da qualche parte e
niente è lì per caso, magari non è lì apposta. Quel pezzo secondo me era
per far capire a tutti quelli che non mi conoscono che io sono quello,
che il mio Rap comunque è hardcore, ci tenevo che la gente capisse chi è
veramente Inoki e ci teneva anche l'azienda. Io come primo singolo avrei
fatto "Il mio Paese se ne frega", ma mi è andato benissimo anche
"Sentimento reciproco". Nell'ultimo periodo avevo avuto molte energie
negative e avevo bisogno di sfogarmi, di rimandare indietro queste
energie per non rodermi dentro io...ma rodetevi voi! Era proprio un
discorso di karma, ho avuto tanto odio e ho voluto ridarlo indietro, ma
ho avuto anche amore e ho voluto ridare indietro anche quello. Tutti
hanno sentito solo la rima la fibra lassativa, però secondo me c'è
anche una grossa polemica riguardo alla musica italiana, da Masini a
Cristicchi.
B: Beh, fa
notizia?
I:
Se fa notizia interesserà all'azienda, per me quel pezzo rappresenta
solo quello che penso.
B: Durante
l'intervista a Mista siamo finiti a parlare di un contest di freestyle
in cui lui tra l'altro era in giuria e in quell'occasione tu, che eri
tra i partecipanti, non eri stato affatto d'accordo col giudizio. Quello
è stato solo un episodio o ti dà fastidio in generale essere giudicato,
in un contesto simile alla gara di freestyle?
I:
Salutami Mista! Comunque in generale non mi piace essere giudicato,
credo che solo Dio possa giudicare qualcuno. A un certo punto ho smesso
di fare gare di freestyle ed ho cominciato ad organizzarle, la mia gara
di freestyle è il 2TheBeat e si basa sul fatto che non c'è la giuria. È
il pubblico. Ho proprio detto esplicitamente no alla giuria, voglio il
pubblico perché è il pubblico che deve decidere, nel bene o nel male. Mi
è capitato di fare delle gare di freestyle in cui sono stato giudicato
male, per me, poi magari avevano ragione ma ci sono rimasto molto male.
Se lo fanno mille persone ti arrendi un po' all'idea, se lo fanno in due
rischi di andarci a litigare, specialmente a caldo sul momento. Comunque
un paio le avevo vinte, ai tempi, diciamolo! Poi al 2TheBeat c'era stata
una polemica sul giudizio del pubblico e ho preteso l'applausometro,
credo che il voto popolare sia una buona cosa.
B:
In un verso de "Il mio Paese se ne frega" dici che in Italia le morti non sono mai
abbastanza ricordate, anche se in quel pezzo ti riferisci a morti politiche. Non c'entra niente, ma la morte di Joe Cassano secondo te com'è
ricordata? Mi viene in mente che nell'autunno 2005, in occasione del
concerto di Masta Killa, si era celebrato un tributo a Joe Cassano e
aveva aperto il concerto Yared, ma
non avevamo apprezzato particolarmente le minacce uralte sopra "Nocche
dure" come se non ve lo ricordate vi veniamo a prendere, cenni di lama
sul collo, ecc...
I:
Io di Yared preferisco non parlarne. Sono sempre in prima linea per
Joe Cassano, ad ogni mio concerto lo ricordo all'inizio e alla fine
perché è stato un fratello per me ed è giusto che noi lo ricordiamo come
Notorius Big, Tupac, Big L, Big Pun, ecc. E'
stato un personaggio
importante, ha cambiato la faccia del Rap, è stato il primo ad avere il
coraggio di parlare veramente della strada in Italia. Io ho avuto la
fortuna di essere in gruppo con lui, ho molto amore per lui e spero che
non venga scordato. In quella lirica dico Tanto finché non ci esce un
morto/a nessuno importa niente/si scordano in un giorno; ed è vero, il Joe purtroppo è un esempio di questo. Prima che lui morisse tutti lo
sputtanavano, dopo che è morto è diventato un mito. E' un po' triste, per
me era un mito anche prima. E non è neanche un mito così grosso come
viene descritto adesso che è morto, non è un megamito adesso e un
coglione prima. In quel pezzo parlo di politica perché ci siamo legati
tutti, la scomparsa di Carlo Giuliani è una cosa importante per tutti i
ragazzi perché lo Stato in quel periodo ci ha fatto capire che noi
dovevamo solo stare zitti. Ma non bisogna arrivare a un morto, bisogna
accorgersene prima, incazzarsi prima.
B: Bologna è una
città importante per l'Hip-Hop in Italia, citiamo Zona Dopa, tu, Joe
Cassano, Sangue Misto e altri nomi molto importanti. Oggi come centro
dell'Hip-Hop, Bologna com'è? Ancora attiva come una volta, meno, di
più...?
I:
Bologna è una città strana, secondo me se non era per Bologna non ci
sarebbe stato tutto quello che c'è adesso. Continuerò a dirlo, secondo
me ci hanno copiato tutti. Tutti, da Milano a Roma, tutti hanno
succhiato da Bologna, sarebbe giusto che ogni tanto lo dicessero.
Purtroppo non è più come una volta, Zona Dopa non c'è più da tanti anni
e ormai fa parte del passato, come parlare dei Gang Starr Foundation,
tanto di cappello e rispetto però non ci sono più, come parlare del Wu-Tang:
tanto rispetto, però oggi non sono loro che mandano avanti la
cosa, per quanto sia stato fondamentale il loro apporto alla crescita
dell'Hip-Hop. Bologna purtroppo non è più sotto i riflettori com'era una
volta, siamo rimasti in pochi ad avere ancora la testa sulle spalle. A
Bologna in strada non c'è coscienza, se tu giri un po' per la città ti
accorgerai che è una realtà un po' strana, un po' degradata, divisa,
faziosa, siamo in quattro e litighiamo però è da quei quattro che escono
fuori le robe che influenzano tutta l'Italia. È ancora forte Bologna, in
modo diverso da prima, non so dirti se più o meno, ma sicuramente in
modo diverso. Siamo ancora col coltello tra i denti, ti sei scordata di
dire che a Bologna ci sono stati i primi marocchini in Italia a rappare
in italiano, le prime crew miste le abbiamo create noi e ne sono molto
fiero. Bologna va forte, è un po' il Bronx dell'Italia! (ride, n.d.Blé)
B: Insieme al
Palladium, una volta come mecca dell'Hip-Hop italiano c'era anche il
Link...
I:
...dove le serate erano di un certo livello. Bologna è forte per il Rap,
però solo per il Rap, perché per il Writing è Milano su tutti, per la
Break Torino...però per il Rap Bologna e ne vado molto fiero.
B: C'era il
vecchio Link.
I:
C'era il vecchio Link che non ha niente a che fare con quello nuovo.
B: E'
cambiata
molto anche la gente, sia del pubblico che dell'organizzazione. Come hai
vissuto questo cambiamento?
I:
A Bologna, a parte il Link, c'è proprio un problema sociale: non ci sono
spazi nella città. Il Link nuovo è affanculo e non ci va nessuno, i
ragazzi di Bologna non ci vanno perché anche se hai la macchina è
lontano, è sfigato, ci va poca gente, costa tanto, poi il Link ha sempre
avuto questa politica di costare tanto e di non offrire tutta questa
sciccheria, quindi si è un po' rovinato con le sue mani. A Bologna come
a Milano, chi porta avanti l'Hip-Hop è la scena club. E'
triste da
dire però la realtà è questa: le cose nuove, le belle serate, te le fai
nei club. Poi io questo sabato (24/03/2007, n.d.Blé) sono al Leoncavallo e mi
auguro che sia una bella serata, le serate che ho visto al Leoncavallo
sono belle, mi sono sempre divertito, però come a Bologna adesso gira
tutto nei club, intorno ai giocatori di basket americani, siccome a
Bologna abbiamo due squadre importanti compaiono anche giocatori
americani, ci sono queste realtà di piccoli club che fanno un po' quello
che faceva la Zona Dopa una volta perché poi i club di Bologna non sono
come quelli di Milano, sono molto meno fighetti, l'ambiente è molto più
tranquillo, molto più street, però purtroppo adesso il fermento è
lì. Il nuovo sindaco ha tolto tutti gli spazi, non c'è più uno spazio a
Bologna in centro, c'è solo il TPO dove comunque sono molto schierati
politicamente quindi è difficile proporre l'Hip-Hop perché è una cultura
americana. E' un centro sociale ma non vuol
dire niente, perché ad esempio a
quelli del Livello non gliene fregava niente, invece con questi del TPO
abbiamo dovuto discutere...poi io vado molto d'accordo coi ragazzi del
TPO e spero che riuscirò a fare qualcosa, però è proprio dura per chi
gestisce degli spazi a Bologna andare avanti. Finché il comune non si
interessa un po' ai giovani è difficile, e non solo per l'Hip-Hop, per
tutte le culture giovanili. Bologna è stato un fulcro culturale per
tanti anni e speriamo che lo ritorni, io non mi trasferisco da Bologna
proprio perché sto facendo questa lotta, sarebbe facile trasferirmi a
Milano come hanno fatto altri, o a Roma... Però resto lì, anche perché
ho fatto "Bolo by night", quindi se me andassi sarei un po' fake, continuo questa mia lotta e spero di ottenere qualcosa negli
anni, nel tempo.
B: L'ultimo
grande evento a cui hai partecipato è stato l'Hip-Hop Motel, ma dopo
quello non hai aperto altri concerti americani, che io sappia. Decisione tua o
dell'etichetta? Perché Mondo Marcio per esempio non era riuscito a
cantare in quell'occasione per impegni con la EMI...
I: L'etichetta
non prende nessuna decisione, le decisioni su di me le prendo io, al
massimo insieme. Marcio non so, io non ho neanche diciott'anni, mi
faccio rispettare in un'altra maniera, il rapporto è diverso, è molto
maturo e professionale. La mia etichetta non mi pone limiti di questo
tipo, è a me che non interessa più aprire concerti agli americani. Una
volta, quand'ero più giovane e avevo bisogno di farmi vedere, andavo
gratis. Sapevo che c'era un americano, chiamavo dicendo fatemi aprire
e ne ho aperti tantissimi: KRS-One, Wu-Tang, Cocoa Brovaz, Talib Kweli,
Buckshot... Adesso come adesso non sono d'accordo col fatto che gli
americani vengano qua a fare il loro gioco, qua il gioco dobbiamo farlo
noi come hanno fatto in Francia, come hanno fatto in Inghilterra...
L'americano, se va in Francia, ci va dopo che sono d'accordo i francesi
e comunque devono guadagnare di più i francesi. E'
giusto che in Italia guadagniamo più noi italiani, dopo, se ce n'è in più, chiamiamo gli
americani; perché gli americani a noi non ci chiamano. Aprire a loro ci
può stare all'inizio per farsi conoscere, è giusto, però non è quella la
via, è con le tue canzoni che ti fai conoscere. E comunque noi dobbiamo
portare in alto il Rap italiano perché è il nostro compito e non
dobbiamo essere succubi del Rap americano. Non apro più a nessun
concerto americano come politica, a meno che non mi paghino come un
americano. Non per una questione di soldi ma perché come rappers
italiani meritiamo più rispetto.
B: Essendo
RapManiacZ un sito, siamo abituati a sentire pareri sulla musica dalla
gente che circola in Internet, da siti, blog, eccetera. Sei stato
attaccato tantissimo da molti, per esempio Hatingline...
I:
Ah! Vabbè, ma la cagano in dieci quella roba lì.
B:
Mah, a me pare abbastanza seguito...
I:
Sì ma se tu guardi le entrate del mio MySpace e del MySpace di Padre
P-Yo, io ne ho fatte 65.000 e lui 3.000. Quindi ci sono quei
62.000 ingressi di differenza...
B: Quindi la
cosa non ti ha toccato per niente, per quanto fosse abbastanza pesante.
I:
No, per niente. Prima forse un pochino... Ma li trovo patetici, li trovo
dei perditempo che invece di darsi da fare, rimboccarsi le maniche e
tirarsi su, cercano di buttare giù quelli che ci stanno provando, sono
proprio controproducenti. Li trovo tristi, perché quel tipo di ironia a
me purtroppo non fa neanche ridere, mi fa solo dispiacere perché c'è
gente come te che si impegna, come me, come altri, che cerca di fare...e questi qua arrivano, motivati da cosa? Da due
pettegolezzi e cercano
di smontare personaggi. Non lo so, a me non fanno simpatia, penso che
avranno vita corta, più saliamo noi, più loro... Non bisogna dargli
importanza. Ho capito che da quando ho smesso di dargli importanza non
mi hanno più toccato.
B: Alcuni utenti, tra cui Mista,
poi sono andati a rimproverare un po' gli autori di aver
esagerato.
I:
Sai cosa, a me sono state dette delle cose proprio brutte, personali, mi
è stato dato dell'infame. Io ho avuto mio padre che è stato tre anni in
galera ed è uscito con l'indulto: sentirmi dire infame fa proprio male
al cuore, mi vien da piangere. Se mi dici stronzo ti dico, boh, che
forse un po' è vero, antipatico forse un po' hai ragione, ma se mi
dici infame stai toccando un tasto che non devi. E'
come se io adesso
mi mettessi a dire che sei una puttana. Non è carino, tra l'altro non ti
conosco, non lo so. Questi qua non mi conoscono, non hanno mai
parlato con me. Parlami, giriamo un anno insieme e poi dici di
me che sono un infame o quello che pensi. Trovo tristi i ragazzi che
fanno queste cose, che fanno della polemica gratuita, li trovo tristi.
Poi comunque nel mio MySpace, che è molto visitato, nessuno ha delle
critiche negative, perché? Anche quando vado in un forum, come entro io
sono tutti amici, quando non ci sono tutti nemici. Perché? Ho un po' ragionato su questa
cosa: secondo me questi ragazzi hanno bisogno di
essere visti, hanno bisogno di luce, quindi cercano di crearla in
qualsiasi modo.
B:
Complessivamente per te
è più negativo o più positivo l'avvento di Internet e quindi della
libertà di espressione e della facilità con cui si può diffondere la
propria musica? Domanda banale: era meglio prima o è meglio adesso?
I:
Trovo che sia bello che ci sia libertà. Era meglio prima ma non per
quello. Era meglio prima perché non si masterizzavano i cd e si
lavorava. E' bello Internet perché c'è libertà di espressione, è bello
perché tutti possono dire la loro... E' brutto che molti ragazzi invece di
sbattersi a fare della buona musica perdano intere giornate a parlare
di me o di Mista o di chi per noi. Voglio dire, pigliati un beat e
mettiti a rappare che è molto più produttivo che stare lì a chattare.
http://www.myspace.com/inokines
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