Intervista a Fabri Fibra @ Universal Music Studios - Milano (29-10-07)

A pochi giorni dall'uscita del suo nuovo album intitolato "Bugiardo", abbiamo incontrato Fabri Fibra negli Universal Music Studios di Milano.

Blema: Il titolo del tuo album precedente era "Tradimento", questo si chiama "Bugiardo". Chi hai tradito, a chi stai raccontando bugie?
Fabri Fibra: Il titolo di quest'album è "Bugiardo" perché i testi trattano una serie di verità talmente pesanti che riguardano il nostro Paese che è meglio pensare siano bugie. Quindi "Bugiardo". "Tradimento" perché in quel momento ciò di cui mi avrebbero più criticato era il fatto di passare dall'underground a un'etichetta discografica come la Universal. Io rappo da dieci, quindici anni ed ho trent'anni, se a trent'anni fossi senza contratto con una major mi sentirei un fallito. Ti spiego anche che la competizione ti costringe ad uscire dall'underground. Per non ripetermi diciamo che mi sentirei anche inconsistente se facessi un disco alla mia età e nessuno me lo distribuisse o me lo promozionasse al punto da essere costretto a doverlo regalare su internet.

B: Adesso uscirà il tuo album ed è appena uscito "kARMA" di Kaos, che invece fa un discorso che è tutto il contrario di quello che hai appena detto. Due prodotti diametralmente opposti...
F: Ma Kaos fa un disco ogni dieci anni e quindi è un altro argomento. Se fai un disco ogni dieci anni hai determinate aspettative da quel disco. E' molto più facile quando si è in una situazione di sconforto pratico, perché non hai appoggi, conoscenze. E' molto più facile cercare di distruggere il lavoro degli altri piuttosto che creare qualcosa personalmente. La musica che faccio io è talmente competitiva che ogni anno tiro fuori un disco a livelli superiori del precedente, quindi è logico che chi non riesce a seguire il ritmo prova a distruggere 'sta cosa. E va bene perché sono i primi che hanno messo anche la voce su internet che io ero morto e non sai la pubblicità che mi ha fatto al tempo. E' facilissimo incassare i successi. In Italia e nella scena soprattutto, se fai un successo e tutti ti dicono bravo, bravo, è facilissimo prendersi i meriti. Il difficile è incassare gli insuccessi. Perché gli insuccessi abbattono chiunque ma se hai personalità la bravura sta nel rispondere e nel momento in cui io faccio un disco ogni anno e tiro fuori determinati argomenti e lancio determinate frecce, divento un gradino superiore rispetto agli altri perché se all'inizio fai questa cosa e cerchi attenzione, dopo un po' l'attenzione la ottieni. Come quando dicono la cosa più pericolosa nei sogni è il fatto che si realizzino, perché se poi si realizzano devi stare attento, lo vuoi davvero? Nel momento in cui hai l'attenzione che hai sempre cercato sei un bersaglio molto più visibile, sei più attaccabile, no? Ti vedono più persone, se inizi a fare Rap con un gruppo e poi, come nel mio caso, io sono quello che ha avuto più attenzione degli altri, è logico che ci sono state persone che si son schierate dalla mia parte e logicamente, come in tutte le cose che creano un minimo di cambiamento, c'è anche chi le odia e le vuole distruggere. La bravura è mettersi in gioco costantemente, anche perché il Rap è tenuto vivo dalla scena, da chi segue i dischi ma soprattutto da chi fa i dischi. Anche perché nel nostro ambiente non esiste una scrittura Hip-Hop, esiste la musica e un contesto, una grossa scenografia intorno. Non c'è tanta scrittura Hip-Hop, adesso nascono i siti ben curati, le riviste son pochissime e la gente vorrebbe che fossero delle vetrine, pretendono di essere lì ma c'è tutto un percorso da fare. Se tu, come dicevo prima, hai delle aspettative, devi stare attento perché magari non corrispondono ai risultati.

B: Adesso hai una visibilità maggiore e un diverso tipo di ascoltatore che non è più solo l'appassionato di Rap italiano underground ma anche la ragazzina o la persona adulta che stanno scoprendo l'Hip-Hop attraverso personaggi come te o Marcio. Che tipo di Rap secondo te stai proponendo a queste persone? Che informazione arriva della cultura Hip-Hop?
F: Ognuno porta avanti la sua persona, se ascolta me ascolta Fabri Fibra, se ascolta qualcun'altro ascolta quella persona. Se poi sei interessato vai a scoprirla, questa cultura, perché se aspetti che ti arrivi dai giornali, dai video in televisione o da internet, semplicemente ti fermerai soltanto a un ipotetico trailer. Il film vero lo vivi quando entri, quando vai ai concerti, quando ti compri i dischi, quando ti compri i dischi di più artisti, quando vedi le facce della gente che fa 'sta musica. Vivi questa cosa soltanto da spettatore, non ti entusiasma più di tanto, vuoi farne parte, vuoi viverla da protagonista? Questo è l'unico ambiente che ti consente di farlo perché io ero un fan della vecchia scuola, andavo ai concerti, compravo i biglietti, ero un fan. Poi sono diventato un addetto ai lavori, ho iniziato a farla io 'sta cosa. Non è stato un giorno, un anno, è una vita. Si è creato un seguito nel momento in cui non me l'aspettavo neanche più, io stavo lavorando, montavo le tende in una fabbrica in Inghilterra, non pensavo di arrivare qua e credimi quando ti dico questo. Come tutto è iniziato, tutto finisce. L'Hip-Hop è una ruota, devi giocarti bene le tue carte quand'è il tuo turno perché poi devi sparire nella maniera più dignitosa possibile per dare spazio ad altri. Adesso come adesso in Italia è anche inutile cercare di smontarmi, sarebbe stato utile all'inizio, già da "Turbe giovanili", perché io l'ho sempre fatta 'sta musica. Adesso sono troppo grosso a livello discografico, ho fatto un disco di platino col primo disco che ho fatto in major, prima non me lo sarei mai aspettato ma al momento ho talmente tanta attenzione che conviene non ricalcare i miei passi e cercare di distruggermi, ma creare qualcosa di completamente diverso. Non è colpa mia, nel momento in cui mi passano come una suoneria per i cellulari in televisione, che cazzo ci devo fare? E' un trauma, guarda, farti i dischi in casa e poi da un giorno all'altro vedi la tua faccia che appare in televisione. Martellante, eh. Io ho avuto disturbi di personalità forti, non è facile. Non è detto che chi fa Rap poi nel momento in cui si ritrova con questa porta davanti che ti dice ok, vai a far vedere che lo sai fare!, sputtana tutto quello che ha fatto in quindici anni, ti basta un secondo che ti sbagli, ti impappini e rovini tutto, quello è un rischio. Non tutti l'hanno affrontato perché io son cresciuto sui dischi della vecchia scuola come gli Assalti Frontali, il Colle der Fomento, ma quando è stato il loro momento di andare in televisione hanno detto di no. E al momento dicevano no, perché non vogliamo rovinare l'immagine, invece in realtà era paura di fottersi, paura di rovinare tutto questo. Nel momento in cui l'ho fatto io, in cui l'ha fatto Marcio e hanno detto oh ma non ci si rovina la faccia, anzi, ci fai i soldi, spiegami perché gente che non fa i dischi da dieci anni adesso, boom, torna con un disco. Vuoi gli applausi? Capito, è diverso il discorso. Tu adesso scrivi per un sito, penso che le tue aspettative siano magari quelle di entrare in una redazione maggiore, sarebbe stupido che tu voglia rimanere a fare un sito per dieci anni. Poi sono scelte ma se tu sai che hai talento, vuoi far vedere che lo sai fare, no? Questo è l'unico successo che ho, non volevo rimanere nella piccola redazione.

B: Hai parlato prima della tua esperienza in Inghilterra. Questa ha influito in qualche modo sul cambio di sonorità tra i tuoi vari album? In "Bugiardo" ho sentito qualcosa di grime...
F: Quando io ho vissuto in Inghilterra, tra il 2003 e il 2004, ero sconfortato perché c'era l'Hip-Hop di Nelly che andava in major. Nell'underground invece c'erano gli Slum Village e in mezzo non c'era niente. A me sono sempre piaciute le cose più sperimentali e invece gli standard totali li escludevo a priori perché sembrava che arrivassi a sentire qualcosa che era stato già consumato da tutti. Arrivi in Inghilterra e c'è questa scena underground di giovanissimi che minimizzano i beat e fanno tutto in freestyle, lì m'è ripresa la passione per l'underground. Però se uno fa un disco ogni dieci anni, dove sta l'underground, capisci? L'underground vive per sostituire chi adesso è in major e io cerco di fare il massimo per tutti i dischi che adesso ho da fare in Universal, proprio per dare spazio a qualcun'altro. Sto cercando di fare dischi migliori che possano uscire. Quando uscirà "Bugiardo" non ci sarà niente che reggerà il livello perché è stato studiato senza che si possa ricorrere a qualcosa di precedente. Mi chiudo in un bunker per mesi, sono stato otto mesi al chiuso a scrivere quindi non vivo tanto quello che si costruisce attorno al mio personaggio, è vero, sono molto distaccato. Poi mi vedono e mi dicono ma tu sei quello là che sta in televisione, io in realtà lascio che il progetto vada ma sto già pensando alla roba nuova se no se mi fermassi farei la fine che hanno fatto quelli della vecchia scuola.

B: Tu ti senti comunque ancora Hip-Hop? In che rapporti sei rimasto con le persone con cui hai lavorato in passato?
F: Io ho sempre cambiato collaboratori, a ogni disco cambio collaboratori, in questo disco non conosco neanche metà delle persone che ci sono, il discorso che fai musica solo con i tuoi amici è una cazzata, tu fai musica con persone che ti fanno fare bella musica. Al momento fare questo tipo di musica a livelli competitivi costa talmente tanto che devi per forza fare in modo che venda o che comunque sia venga commercializzata. L'underground è tale finché non diventerà commercializzabile. Le basi dei francesi Medeline sicuramente danno quella differenza che non c'è in alcun mio disco precedente. Più o meno è stato fatto tutto nel Rap: italiani che rappano con i francesi, ma a me 'ste cose non interessano, mi piacciono le basi, poi il disco è il mio, cerco semplicemente di tirare in mezzo gente che mi alza il livello del disco,  non ho una tradizione musicale da difendere io. Posso fare veramente quello che voglio.

B: Che significato ha per te questo nuovo album e che reazione pensi che abbia sul pubblico?
F: Il disco precedente era stato molto attaccato perché pieno di parolacce, provocazioni, quasi da dire che lo facevo per mossa commerciale, in realtà c'era dentro di tutto perché era il disco giusto al momento giusto. "Bugiardo" ha uno studio nelle basi, nella musica, nelle collaborazioni, che non è stato fatto prima. Al momento è il disco più importante per l'Hip-Hop italiano.

B: Ok, grazie!
F: Grazie a te!