Dargen D'Amico - Vivere aiuta a non morire

Reviewed by Bra

Che l'Hip-Hop italiano e il Pop abbiano preso a dialogare in modo differente rispetto al passato, ovvero mischiandosi tra loro fino a cancellare quasi del tutto alcuni attributi del primo (il mainstream degli anni novanta, invece, si limitava ad ammorbidirne gli spigoli, come per gli Articolo 31, i Sottotono e pochi altri), è un dato di fatto che, mi auguro, vogliate prendere per buono, avendone già detto in altre occasioni. Piuttosto che tornare sull'argomento, preferisco perciò metterci sopra un punto: al netto di qualsiasi valutazione, si può dire che il numero di uscite appartenenti a questo genere di mezzo sia in costante aumento, tanto da poter escludere un'episodica moda di passaggio e parlare con cognizione di una tendenza. "Vivere aiuta a non morire" contribuisce a dimostrarlo e, ancora una volta, pone Dargen D'Amico nella scomoda posizione di artista di frontiera, un mc lontano da certi standard già da "Musica senza musicisti" e che, meglio ricordarlo, non ha mai replicato due volte lo stesso disco. Se affiancato al lungo flusso di coscienza dell'atipico "Nostalgia istantanea", tuttavia, il suo progetto più recente è quasi un ritorno alla norma(lità), quantomeno per com'è strutturato; ciò che perdura, al contrario, è l'esplorazione di una tecnica molto libera e personale, che associa segno e significato in maniera spesso arbitraria grazie a una scrittura la cui propensione è chiaramente paraletteraria, una spontanea tensione al cantautorato. Non si dubiti allora sulla consolidata capacità di JD nel colmare i testi di pensieri suggestivi, arguto citazionismo (<<faccio sentire i cessi opere d'arte, Duchamp>>), allegorie sferzanti (<<mi sono lasciato prendere la mano, Muzio Scevola>>) e invenzioni linguistiche (<<paese che vai, usanze che troie>>), un fiume torrenziale di parole, a volte decodificabili e altre no, che colloca la punchline in un contesto meno convenzionale del solito, se non del tutto antitetico al carattere combattivo di tanto Rap. Fatto salvo quanto appena detto, veniamo alle questioni delicate. Anzitutto il risultato, a parer mio, è poco omogeneo (sì, lo so, in una tracklist di diciassette brani qualche oscillazione è inevitabile) e alla frastornante ricchezza tematica di "V V" (<<l'occasione fa l'uomo ladro di auto d'occasione, il conclave fa l'uomo Papa, ma tutto il resto delle cose per farle bisogna essere in due, induismo>>) tocca contrapporre la vistosa banalità di "Il cubo", divergenza ribadita da "Due come noi" (carnale e istintiva, sorvolando su Max Pezzali che ripete il ritornello di "Andrà tutto bene") e "A meno di te" (programmatica e sciatta), o "Con te", un tuffo ben eseguito nell'Indie Rock, e "L'Italia è una", esasperante nonsense che si sgonfia dopo pochi ascolti. In secondo luogo, scegliere di rivolgersi (provocatoriamente o meno) a un target che comprenda <<le peggio coatte, tamarre mai viste, commesse, estetiste, shampiste>>, implica un'assimilazione del loro côté musicale, calcando sul pedale della Dance e rinunciando al beatmaking in senso stretto (nulla d'insolito per Dargen, è ovvio). Qui l'approfondimento si complica un po' e scivola nella soggettività dei gusti, pertanto mi trovo a dover ammettere che faccio molta fatica ad apprezzare, se non a piccole dosi, il sound imbastardito di "Vivere aiuta a non morire", l'Hip-Hop spogliato quasi completamente di sample, groove e scratch. Per capirci, un brano come "L'amore a modo mio", non a caso estratto tra i singoli che hanno anticipato l'uscita dell'album, ha un appeal indiscutibile nella sua veste promozionale (è a questo che servono i video, no?), tuttavia si proietta verso atmosfere Italo Disco che da un lato appiattiscono metriche e contenuti in favore del refrain, dall'altro boicottano del tutto l'Hip-Hop preferendogli delle connotazioni molto accessibili; discorso non dissimile per "Un fan in Basilicata", "Bocciofili", "Il cubo", "Sincero/sincera", "Il corriere in controsenso" e così via. In conclusione, Dargen aggiunge un nuovo tassello al suo eccentrico percorso e lo fa con la coerenza che gli è consona, a maggior ragione, quindi, nei suoi alti e bassi "Vivere aiuta a non morire" si rivela un prodotto che non conosce mezze misure: lo zoccolo duro dei suoi fan ne magnificherà lo spirito caustico e anticonformista, i temi esistenziali e la duttilità dello schema lirico, a prescindere dai featuring non sempre entusiasmanti e dalle brutture della componente melodica; gli altri (me compreso) dovranno fare i conti con una dimensione estetica parecchio controversa, se non a tratti inascoltabile.


TRACK LIST

Dargen D'Amico - Vivere aiuta a non morire (Giada Mesi 2013)
  1. V V
  2. Siamo tutti uguali [Feat. Andrea Volontè]
  3. Due come noi [Feat. Max Pezzali]
  4. Un fan in Basilicata (almeno)
  5. L'amore a modo mio [Feat. J-Ax]
  6. Bocciofili [Feat. Fedez e Mistico]
  7. Lorenzo De' Medici
  8. Il ginocchio [Feat. J-Ax]
  9. Il cubo (fondamentalmente) [Feat. Two Fingerz]
  10. A meno di te [Feat. Michelle Lily]
  11. Sincero/sincera (seconda stesura)
  12. Il corriere in controsenso [Feat. Andrea Volontè]
  13. L'Italia è una
  14. Con te [Feat. Perturbazione]
  15. Il presidente
  16. Continua a correre [Feat. Andrea Nardinocchi]
  17. E' già [Feat. Enrico Ruggeri]
BEATZ
  • Amando Damiani: 1, 7, 13
  • Bot: 2
  • Marco Zangirolami: 3, 15, 17
  • Retrohandz: 4
  • Roofio: 5, 8
  • Gigi Barocco: 6, 9
  • Fish: 10
  • Fire Flowerz: 11
  • Mastermaind: 12
  • Perturbazione: 14
  • Andrea Nardinocchi: 16