DARGEN D'AMICO - D' (PARTE PRIMA)

Reviewed by Riccardo Orlandi

Dargen: sappiamo tutti di cosa sia capace. Detesto i sintagmi preconfezionati, le frasi fatte, ma questa volta calza a pennello, quindi mi tocca riesumare il vecchio o lo si ama o lo si odia. Per la cronaca, io appartengo alla prima categoria, ma non riesco ad esimermi dall'ammettere che questo disco non è il capolavoro che era legittimo aspettarsi dopo la genialata schizofrenica che era stato "Di vizi di forma virtù". Sarebbe stato davvero arduo mettere assieme qualcosa di meglio ma, in "D'", l'impressione è che il caro Dargen viva, se così si può dire, un po' di rendita. Il nome dell'anticonformista irregolare, seppur non nel giro grosso del mainstream, se l'è fatto da tempo: non vorrei che questa sua fama, oramai consolidata, lo abbia portato a scrivere senza pensarci troppo, sicuro del fatto che gli idolatranti fan avessero azzerato lo spirito critico. In realtà, possiamo ingoiare, seppure a fatica, il rospo del Pop danzereccio e sgraziato delle produzioni, l'onnipresente melodia coatta dell'autotune, la brevità di certe strofe e l'ossessività dei ritornelli (le strofe da otto barre sono il male!), ma, mi perdonerete, da Dargen dobbiamo esigere quei momenti di vibrante drammaticità esistenziale unita alla levità dell'ironia, alle rime sommesse e alla metrica irriconoscibile di cui aveva infarcito il disco precedente. Ora, queste vette di tragicomica riflessione sono a dir poco rarefatte, lasciate cadere quasi a casaccio dalla mano di un creatore distratto. Sembra di trovarsi di fronte a sette tracce comuni - direi quasi ordinarie - su cui è stata cosparsa una manciata di minuscole genialità. Così i rari momenti di toccante gravità (<<le porte che si aprono per farmi passare, mi fa pensare/qualsiasi addio, anche tra due porte, è traumatico>>, <<vederti da vicino convertirebbe Dio>>) sono dispersi e resi quasi irriconoscibili tra auto-plagi (<<siamo come dizionari/siamo Dei sinonimi e contrari>>, <<mentre io aspetto ancora la mia/come gli Ebrei il messia>>), viaggi malati - e incomprensibili! - in pieno stile Dargen ("Perché non sai mai", o la parte iniziale di "Malpensandoti"), buoni sfoggi di tecnica (date un occhio alle rime nella prima strofa di "Van Damme" e rimanete a bocca aperta), qualche trovata di pungente ironia (<<quando la vita taglia la testa al toro come Superga>>, <<ho chiesto il solito, come il tran-tran>>, <<e non si muore più, tutt'al più si fa un tour virtuale nell'altro mondo>>) e tanta, tanta mediocrità, sia tecnica che immaginifica (non prendiamoci in giro: "Prendi per mano D'Amico" non sembra nemmeno scritta da JD). Solo due - per fortuna, verrebbe da dire - le collaborazioni: Dan-T e Fabri Fibra (con cui Dargen sembra aver stretto un - malaugurato - connubio). Entrambi inascoltabili. Un aspetto positivo? Questo è un disco d'amore. Punto, nient'altro da aggiungere, e quando Dargen parla d'amore, anche se lo fa al di sotto delle sue potenzialità, sa problematizzare, trovare punti di vista insoliti e, in una parola, emozionare. "D'" è un disco che, se si presentasse come l'esordio di qualche rapper ventenne, potrebbe promettere molto bene: da un veterano navigato e capace - l'ha dimostrato - di autentici capolavori, ci aspettiamo ben più che una prova senza infamia e senza lode che finisce col perdersi nella mediocrità di tante autoproduzioni.


TRACK LIST

Dargen D'Amico - D' (parte prima) (Off Limits 2010)
  1. Bere una cosa
  2. Nessuno parla più [Feat. Fabri Fibra e Dan-T]
  3. Perché non sai mai (quel che ti capita)
  4. Malpensandoti
  5. Van Damme (Saddam)
  6. Prendi per mano D'Amico
  7. Ma dove vai (Veronica)
BEATZ
  • Dargen D'Amico: 1, 3, 4, 6, 7
  • Fish e Marco Zangirolami: 2
  • Dan-T: 5