Nerves Baddington – Micro/Macro

Voto: 4

La formazione dei Nerves Baddington porta con sé radici profonde e peculiari. Per risalire alla conoscenza tra il frontman Ryan Howell (inkline) e il polistrumentista John McNaughton (Kilgore Doubt) è necessario puntare il cursore ai tempi della rispettiva frequentazione delle scuole superiori, momento nel quale i due vennero presentati da amicizie comuni, trovando immediatamente affinità nella passione per la musica e la voglia di formare una band. Allora, di Hip-Hop non ce n’era nemmeno l’ombra; anzi, ai ragazzi piaceva suonare la chitarra ed esibirsi nei piccoli locali Punk/Rock di Birmingham, in Alabama, dando rispettivamente vita a entità quali Valerie #4 ed Entropy, riscuotendo un soddisfacente successo all’interno dei confini cittadini.

L’infatuazione di inkline per il Rap avrebbe avuto luogo solo qualche anno dopo, portandolo a un’importante approfondimento nella conoscenza della Cultura, convissuta con un vuoto temporale forzato da un incidente con le forze dell’ordine che avrebbe per sempre cambiato la sua vita, condizionandone il futuro modo di far musica. Finito in carcere per uso di oppiacei, Ryan avrebbe poi trascorso cinque anni a Denver alla ricerca della sobrietà e della rinascita interiore, cominciando a scrivere testi ispirati dall’esperienza nella dipendenza di sostanze stupefacenti strimpellando al contempo una chitarra acustica, non certo il metodo compositivo più classico nella scrittura Rap. La ripresa dei contatti con McNaughton aveva quindi gettato le fondamenta del progetto Nerves Baddington, un duo che si sarebbe presto ampliato grazie all’inserimento nei ranghi del batterista e percussionista Cam Johnson e del collaboratore esterno The Phasing Octopus, dando luogo a una collezione di sonorità certamente radicate nell’Hip-Hop, ma assai difficili da catalogare per via delle tante influenze assorbite dal gruppo, convergendo in un sound completamente votato alla sperimentazione.

Micro/Macro” è un progetto ambizioso, a partire dalla spettacolarità del concepimento. Rilasciato in un’unica soluzione lo scorso 22 febbraio, sfruttando l’unicità della data palindroma genialmente abbinata al suo significato estrinseco, il lavoro è composto da due album che si possono ascoltare congiuntamente investendo un’ora e mezza del proprio tempo, così come affrontare in maniera indipendente, alternata, contraria, senza un particolare ordine predefinito. L’uno è lo specchio dell’altro, la scaletta del primo viene ripresa all’inverso dal secondo (e viceversa), come in un gioco infinito ogni pezzo possiede il suo opposto e veste di abiti nuovi sia nei titoli che negli apparati musicali: a volte si ritrova l’esatta replica dei versi del brano corrispondente, in altre circostanze le strofe sono invertite, riscritte, oppure vengono eseguite da un ospite diverso, dando luogo alla scoperta di quelle minuziose sfaccettature che presto diventano motivo di garanzia della longevità di ascolto.

Un disco cupo, introspettivo, catartico, astratto, per certi versi addirittura paranoico – sensazioni evidentemente derivate dal vissuto di inkline, il principale motore creativo del collettivo – per quella che si rivela essere un’autentica autoanalisi terapeutica trasposta in rima, una necessità peraltro ottimamente assecondata da ogni collaboratore chiamato a rappresentare l’insospettabile ma ingente quantità di talento locale, generando una linea di coesione tematica determinante nel tracciare lo spessore dell’opera. Il rapper imposta la sua performance calandosi in una sorta di lucida semincoscienza permanente, scegliendo di conseguenza una cifra vocale poco espressiva, come fosse provata in modo significativo dalla fatica necessaria per ripercorrere gli episodi da cui nascono le intuizioni per la scrittura dei testi, esponendo una predilezione per schematiche spesso ricorrenti alla doppia rima a fine barra utilizzando termini assonanti e preferibilmente composti da poche sillabe. Quindi, oltre alla già citata coerenza argomentativa, la convocazione di numerose figure agevola il disco nell’arricchirsi di qualità stilistiche versatili, proponendo flow e vocalità molto differenti e fornendo opportune varianti all’appena citata linearità dell’attore principale.

Tale flessibilità è espressa con un’ampiezza anche maggiore da un sound per il quale è assai arduo reperire una definizione troppo precisa. Ci si può difatti limitare a cogliere come l’estetica Elettronica costituisca a tutti gli effetti quella linea retta che interseca tutte le tracce e di come la stessa possa far emergere sprazzi di El-P e Aesop Rock nell’approccio alla produzione, tanto per l’uso massiccio dei synth, quanto per la maggior complessità delle programmazioni ritmiche rispetto alla tradizione. Impossibile ascoltare una batteria anche solo simile a un’altra, tanta è la creatività compositiva, certamente alimentata dalla coesistenza tra la componente digitale e quella umana, così come l’impostazione di loop che raramente sono lasciati andare a ripetizione non segue certo gli schemi classici, preferendo inglobare gli stessi all’interno di una sequela di strutture melodiche create con grande varietà di effetti e brevi trame di chitarra, unendo il tutto al basso realmente suonato e all’inserimento di suoni non sempre decifrabili, che variano i groove primari estendendosi su differenti misure. Tuttavia, non manca qualche breakbeat tradizionale, ingrediente che rende esplosivi specifici episodi come “Gibraltar Stones”, la controfigura “Hypersigil” o “Advanced Filter Search”, quest’ultima ideale fusione tra la complessità sonica della prima frazione e il netto boom bap della seconda.

Seguendo con tutta probabilità le indicazioni fornite dalle colorazioni delle due copertine, è evidente la tendenza di “Micro” a offrire atmosfere più grigie, soffocanti, allucinogene, pertinentemente contrastate dall’impostazione di un “Macro” più esplosivo nel carico della strumentazione, quasi a voler alleviare l’angoscia di alcuni particolari testi, rendendo l’esperienza non meno immersiva ma senz’altro non del tutto claustrofobica. Ci si ritrova frequentemente a pensare di essere in un luogo isolato, avvolti da una fitta coltre di nebbia in attesa dell’arrivo dei propri demoni e cercando il metodo più opportuno per dominarli, comunicando attraverso quanto suggerito dal proprio vissuto (<<just stopped to smell the roses at the grave site/that’s that old me, that’s that snake bite/that’s an old sad story told by the cave light>>“Ernie Ball”; <<fighting demons so I keep the nunchucks cyclical/crippled with belief that when you die it’s all blackness>>“Lotus Eaters”), esprimendo pensieri derivanti dal ragionamento alienato (<<we’re all dying by design that ain’t no existence/how I’m finna go and see the world when I know it’s ending/who I’m kidding nothing ever ends/you just live with the pain or transform it into something different>>“Road Trip”), rimuovendo l’adozione di quelle metafore e strofe intrinseche che tanto bene fanno funzionare brani come il già menzionato “Advanced Filter Search” e “Space Rave” per dare il largo al linguaggio molto diretto di “Comacoaster”.

E sono solo alcuni esempi, perché “Micro/Macro” è un’operazione densa e complicata, che richiede tempo, capacità di analisi, decantazione e curiosità nel tornare a rivederla sotto altri angoli, cogliendo il fascino di ciascuno di essi. Peccato che in quest’epoca si sprechino ingenti quantità di energie a pubblicizzare dischi che di colossale hanno esclusivamente la presunzione, lasciando collettivi come i Nerves Baddington a lottare con le unghie per conquistare ogni centimetro utile di terreno per sopravanzare ai limiti della loro Birmingham, perseverando nel farsi notare in tutte quelle piccole manifestazioni che riempiranno solo birrerie o piazze allestite per qualche particolare occasione estiva, ma che se non altro possono permettere al gruppo di mostrarsi al pubblico in tutto il suo orgoglio di entità artisticamente genuina, oltre che straordinariamente polivalente.

Tracklist

Nerves Baddington – Micro (No Label 2022)

  1. Road Trip
  2. Lotus Eaters [Feat. Black Plastique and LINNIL]
  3. Ernie Ball [Feat. MC Kano]
  4. Tunnel Vision
  5. Advanced Search Filter [Feat. Shaun Judah, Dj Illanoiz and Dj AWHAT]
  6. Raven Simone
  7. Jung Seeker
  8. Mount Of Beatitudes [Feat. G.I. Magus]
  9. Comacoaster
  10. Hypersigil [Feat. Ichiban and adj.]
  11. Under His Eye [Feat. Phrasure, Nick Dire and The Phasing Octopus]

Beatz

  • Kilgore Doubt and Cam The Invisible Man: 1, 3, 4, 5
  • Kilgore Doubt: 2, 6, 7, 8, 9, 10
  • Kilgore Doubt and The Phasing Octopus: 11

 

Nerves Baddington – Macro (No Label 2022)

  1. Over + Under [Feat. Mane Rok, Joshua and Phrasure]
  2. Gibraltar Stones [Feat. Day Tripper and Fathom]
  3. Holyghoster
  4. Bullpen [Feat. Fleetwood DeVille]
  5. Crooked Path
  6. Space Rave
  7. Survivor’s Guilt [Feat. K1NG ELJAY and Akil Pratt]
  8. Long Division
  9. Bricks & Feathers [Feat. Ozu8lack]
  10. Power Nap
  11. Gnarly Bizarre [Feat. MC Kano]

Beatz

  • Kilgore Doubt, The Phasing Octopus and inkline: 1
  • Kilgore Doubt: 2, 3, 9, 11
  • inkline: 4
  • Kilgore Doubt and inkline: 5, 6, 7, 10
  • Kilgore Doubt and Cam The Invisible Man: 8
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