Neffa – Chicopisco

Riporto direttamente da AL Magazine n. 37 (giugno ’99): concedete un’altra chance a Neffa perché pare proprio che le frecce al suo arco non siano finite… Con questa consapevolezza e questa esperienza forse nel prossimo album ritroverete anche splendidi gioielli. Nella sua recensione il buon Vez non poteva certo prevederlo, ma “Chicopisco” fu il canto del cigno di uno degli mc’s più rappresentativi dell’Hip-Hop italiano, non, come magari ci si augurava, un punto dal quale l’artista intendeva ripartire. La successiva carriera musicale di Giovanni Pellino, oggi quarantaquattrenne, ha seguito indirizzi che non spetta a noi valutare, per quanto mi senta di ammettere che mentre in “Arrivi e partenze” si riconoscano comunque spunti e soluzioni musicali interessanti, dei titoli rimanenti (sorvolando su “C’eravamo tanto odiati”: squallido!) i ricordi sono abbastanza tiepidi.

Tornando a “Chicopisco”, EP composto da quattro brani e un remix già apparso su “Novecinquanta”, indicarne oggi una chiave di lettura è senz’altro più semplice, tuttavia bisognerebbe ricordarne anzitutto la difficoltà dell’epoca nel collocarlo in coda ai vari “SxM”, “Neffa & i messaggeri della dopa” e “107 elementi”, rispetto ai quali, piuttosto che una rottura, si percepiva un’inaspettata rivoluzione copernicana. L’anomalia, chiamiamola così, è visibile fin dalla partecipazione della Universal, non ancora attratta dall’Hip-Hop che totalizzava quote di vendita apprezzabili, figurarsi da un’uscita di breve durata che, difatti, ottenne una promozione marginale. Eppure è probabile che, con “Chicopisco”, Neffa volesse quasi anticipare la svolta Pop del post-duemila, per un verso conducendo al limite massimo scrittura, slang e sillabazione, per altro verso imboccando percorsi inusuali che in seguito avremmo riconosciuto quali embrioni della sua carriera di cantante.

Rientrano nel primo insieme “Gran finesse” e “Funk-a-Un”, acrobatici esercizi di stile fregiati di ironia e citazionismo su sonorità decisamente Funk, il pensiero potrebbe correre a “Freaky funk flow”, ma l’indeterminatezza dei contenuti e l’assenza di featuring rendono il tutto più radicale; “Stare al mondo” finisce invece nel secondo, perché abbandona la scansione metrica in 4/4 e adotta un ritornello caldo e radiofonico, mischiando quasi equamente Hip-Hop e Soul. Soltanto “Xyz” (o “L’incognita” nella versione di Fritz Da Cat, tra l’altro con un’a-cappella differente) ripropone i toni cupi e introspettivi del Neffa 1.0, senza però rinunciare alla ricerca di fitte assonanze il cui tenore è più astratto che concreto.

L’impressione è che il nostro signor Pellino non avesse più molto da dare alla scena e perciò, quasi intuendone l’immediata regressione, “Chicopisco” fosse l’estremo tentativo di ravvivare un genere pericolosamente avviato alla staticità; la sterzata – evidentemente – non riuscì e Neffa, invece che tornare a essere l’mc di belle speranze che flirtava sia con l’underground che coi palcoscenici più prestigiosi (tra i pochi a esserci riuscito senza attirare critiche provenienti dall’interno), decise di abbandonare un mondo che oramai gli andava stretto, scommettendo su un restyling molto coraggioso e, quantomeno negli aspetti pratici, addirittura vincente. D’altronde: <<sentimi/ma non puoi prendermi/credi di conoscermi/e forse finirà così>>.

Tracklist

Neffa – Chicopisco (Universal Music Italia 1999)

  1. Gran finesse
  2. Funk-a-Un
  3. Stare al mondo
  4. Xyz
  5. L’incognita

Beatz

Tutte le produzioni di Neffa tranne la traccia #5 di Fritz Da Cat