MRGA – Dream team

Dai, su: facciamo i seri? Il disco di Neffa l’abbiamo ascoltato (e pure commentato) per una questione di rispetto, quello di Salmo non ci è chiaro dove vada collocato (qualcuno ritiene che quel mix tra Pop, Indie, Bedroom Punk, Techno e Rap sia perfino una figata) e quindi, nel dubbio, l’abbiamo indirizzato nel cestino, la collaborazione tra Guè e Rasty Kilo può far ribaltare giusto quelli di GQ Italia; ora che ne dite se parliamo un po’ di Hip-Hop? Allora, la genesi di “Dream team” dovrebbe esservi già nota, se così non fosse beccatevi un veloce riepilogo: l’operazione ha origine a dicembre 2022, quando viene rilasciato “AllStar game 85” (presente anche nel mixtape “Radio greater 2022”), seguono altri cinque brani fino ad agosto 2023, con “Minnesota 8 – Spree”, poi qualche strofa non arriva (ce lo raccontava Gioielli un anno fa), MxRxGxA finisce in stand-by e il progetto inevitabilmente si arena. Un anno e mezzo dopo, lo scorso febbraio, esce “Nique and Dougie”, segnale che le cose si siano rimesse in moto, giungendo infine – con l’inserimento in scaletta di ulteriori tre inediti – a quanto in esame qui.

Pertanto – sottolineerà l’utente più puntiglioso – si tratta di un lavoro corale, che raggruppa tracce realizzate in un arco di circa due anni e mezzo, espressione un po’ di ciò che Make Rap Great Again era, un po’ di ciò che (forse) sarà? Ebbene sì; ed è ugualmente una delle cose più fresche del periodo. Ovvero bastano le barre introduttive di un Toni Zeno cla-mo-ro-so in “Starting five 92” (<<sono Verga col THC tra i portici/Dio ci ha sputato in strada tipo acini/dalle scuole dell’obbligo qua spremere la minna è tipo l’ABC/l’Industria sa che ‘sto paese è pieno di nostalgici>>) per evocare il periodo di massima attività del collettivo, quando non contava indossare la casacca da titolare (Grano e Gioielli) o rispondere a una convocazione (Squito Babe ed Enema SDO): a scendere in campo era sempre la squadra più forte. Perché i più distratti magari l’avranno dimenticato, ma in sostanza MxRxGxA era questo, esplorazione ed emersione dell’underground, valorizzazione di percorsi solisti nati in contesti sottoesposti, sostegno e arricchimento (artistico) reciproco, il tutto nel segno di una stoica e assoluta indipendenza.

Ed ecco che lo schema si ripete: assente dall’infornata di “Pray for Italy”, torna il toscano Italo Svelto in “Slam Dunk contest 86” con la medesima dose di ruvidezza (<<ho preso merda in cashmere, tu ancora vesti Gosha/questo vuole fare testing, quindi puoi chiamarci Rorschach>>), graditissimo il coinvolgimento dei bresciani Liffe e Barra1, reduci dall’ottimo “Supercella” e (il secondo con novenove) l’altrettanto interessante “Sottocassa” (in ambo i casi per Payback Records), in “Nique and Dougie”. Ultima delle novità, la partecipazione di Seru Galante (rapper della provincia bergamasca, nella crew degli Stunner Boyz) in “Bad boys 89”, ennesima interazione che, attingendo da un terreno comune, va subito a segno con grande naturalezza, anche grazie al bel sample velocizzato di “Tonight (I Wanna Love You)” di Yvonne Gage. Va da sé, infatti, che a unire ogni intervento sia Gionni Gioielli con la solita cartella da leccarsi i baffi: Soul, voci campionate, soundtrack, atmosfere da spiaggia, la pasta è quella cui ci ha abituato e trovare un beat meno che gustoso tra i dieci proposti è impossibile.

Il resto, lo anticipavamo, risale a un paio di anni fa e non palesa rughe evidenti. Riordinato ogni tassello (non in ordine cronologico), “Dream team” si compatta e fotografa in maniera cristallina il senso di un’intuizione, quella scintilla primordiale che si è incarnata nella lunga serie di titoli garofanati – quasi trenta in un lustro tondo – che ha reso meno loffio l’Hip-Hop italiano. Non è rilevante che qualcuno abbia preso altre direzioni e qualcun altro sia invece rimasto nei paraggi, il dato di fatto, il marchio di riconoscimento, sta nella quantità di barre scaricate nel microfono: una miriade. Da questo punto di vista, c’è l’imbarazzo della scelta: dai veterani Grano, Pin e Blo (<<fai schifo, G, non è la label che non pompa/altra posse del secolo e non siamo del Leonca>>) in “AllStar game 73”, passando per l’intrigante duetto composto da Doye (<<non sono la next big thing, sono “La cosa”/l’agente patogeno, fra’, l’agente Orange/imita se riesci, spargo morte come Shirō Ishii/l’uomo dietro al sole, non so se capisci>>) e Pessimo 17 in “Milwaukee Bucks ‘71”, Rollz e Armani (<<la famiglia qua è casata à la Medici/fan gasati dai sedici, dal merch e dai mixtape epici>> – “AllStar game 85”) che, a opinione di chi scrive, su questi suoni rendevano il doppio, fino agli immancabili Gentle T, Montenero ed EliaPhoks.

Quale sia il destino di Make Rap Great Again nella sua seconda incarnazione, cioè da ora in avanti, può dirlo solo Gioielli. Al netto delle formazioni, del ritmo di pubblicazioni, dei più o meno interlocutori “Be great F.C.” e “Travolti da un insolito destino…”, “Dream team” dà ulteriore linfa a un meccanismo che speriamo torni presto a macinare il consenso che gli è dovuto di diritto.

Tracklist

MRGA – Dream team (Make Rap Great Again 2025)

  1. Starting five 92 (Toni Zeno, Gionni Grano, Squito Babe, Gionni Gioielli e Enema SDO)
  2. Slam Dunk contest 86 (Italo Svelto)
  3. Nique and Dougie (Liffe e Barra1)
  4. Draft class 03 (Gentle T, Effe Kappa, Toni Zeno e Enema SDO)
  5. Minnesota 8 – Spree (Squito Babe)
  6. AllStar game 73 (Gionni Grano, Blo/B, RollzRois e Lil Pin)
  7. Bad boys 89 (Seru Galante)
  8. Sixth man of the year 96 (Davide Bates e RollzRois)
  9. Milwaukee Bucks ‘71 (Doye e Pessimo 17)
  10. AllStar game 85 (Gionni Gioielli, Montenero, Armani Doc e EliaPhoks)

Beatz

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