Moder feat. Duna – Ci sentiamo poi
Prima di spendere qualche parola a proposito di “Ci sentiamo poi” è necessario fare un breve sunto del fitto curriculum di Moder, rapper ravennate attivo oramai da un ventello prima sotto effigie Alleanze Scisse (con Max Penombra e Dj Mastafuck), poi, dopo la fusione coi Delitto Perfetto (Polly, Tesuan e Dj Nada aka Godblesscomputers), come Il Lato Oscuro della Costa, formazione dannatamente sottovalutata e autrice di tre ottimi lavori, “Promo” (2003), “Artificious” (2006) e “Amore, morte, rivoluzione” (2010). Dall’anno del triplete, bypassando qualche uscita episodica, saltiamo direttamente al 2016 e ritroviamo il nostro Lanfranco in “8 dicembre”, primo progetto ufficiale solista dalle forti tinte malinconiche, per un esordio decisamente convincente. Ulteriore salto di quattro anni ed eccoci finalmente a “Ci sentiamo poi”, sophomore che conferma in pieno il talento lirico e l’eclettismo di Moder, una sorta di quattro stagioni adatto a ogni tipologia di terreno sonoro e condizione mentale, caratteristica che qui si accentua in un disco estremamente eterogeneo e dotato di un’orecchiabilità tanto marcata quanto equilibrata e mai sopra le righe, intrecciando beatmaking e arrangiamenti in un percorso che non abbandona mai il sentiero dell’Hip-Hop.
L’mc utilizza la musica come strumento e non come fine, raccontando cioè tutto ciò che in qualche modo l’ha toccato, direttamente o indirettamente, nel bene o nel male. E così il mirino spazia dal contesto attuale, tutto superficialità e slogan (<<la dignità è perduta ed è rimasta sola/la verità sta in bagno con due dita in gola/conosci il sacrificio, bene, allora ingoia/qui gridano tutti ma non c’è vittoria>> – “Preferirei di no”), con sogni e ideali sfrattati in malo modo per fare spazio alla sopravvivenza (<<dacci un capo, un lavoro da odiare ed un divano/facci dimenticare quel futuro che hai negato/…/bravo, impara la preghiera e mettila da capo/la fede è cieca, è l’infermiera del disagio/una moneta per pagarti il perdono a ogni peccato/la bandiera avvolge il corpo di un paese martoriato/…/ogni ideale qui si è suicidato/e tu non sei speciale, sei solo spacciato>>) e alle mirabili promesse dell’urlante venditore di fumo di turno (<<tutti insieme gli imbecilli diventano potenti/nella guerra degli strilli devi stare tutt’orecchi/affilano gli artigli, dopo scalano gli specchi/in attesa di nemici noi spariamo>> – “Assassini”), fino a paranoie e trip personali (<<annaspo mentre mi guardi cercando di impressionarti/e intanto conto gli schiaffi in piedi senza schivarli/scegli, diventare adulti o essere grandi/e conto gli anni in piedi senza schivarli/scegli, diventare adulti o essere grandi>> – “Piccola iena”; e <<il teatro dell’assurdo c’ha un regista sanguinario/sono anni che mi butto per uscirne frantumato/anche oggi c’ho il disgusto, passami un amaro/e poi fammi il riassunto di tutto il tempo sprecato/punto a capo, punto tutto e baro/il pagliaccio toglie il trucco e quel sorriso disegnato>> – “Frantumato”).
In un mare così torbido e mosso, Moder decide di non arrendersi, aggrappandosi con forza e nerbo a se stesso (<<state muti, io so fare bene a schivare i vostri sputi/Dio non c’è, non ci sono sostituti/per noi qui non c’è posto, saremo sempre e solo sporchi intrusi>> – “Bimbi sperduti”), alla musica, fedele compagna di tutta una vita (<<musica, mi rubi un’altra notte perché vuoi scopare/costretta a frequentare le lenzuola di chi non puoi amare/t’ho vista piangere di gioia, poi farti stuprare/abbracciata a nullità a ingozzare caviale/…/io che ti scrivo ancora come se contasse/con le parole aperte nelle tasche insieme alle cartacce/io che ti trovo con in mano il tuo cuore che batte>> – “Il panchinaro fuoriclasse”) e, immancabile, all’amore, tanto nel bene (“Quando torni a casa”, emozionante lettera alle due figlie, è da ascoltare più e più volte) quanto nel male (<<ho le mani impegnate a sbottonarti i pantaloni/che siamo bravi a scopare e a darci delusioni/legati il mio cuore attorno ai polsi come gli aquiloni>> – “Mentre urliamo”).
“Ci sentiamo poi” è dunque un bel lavoro, che suona gradevole e vario ma non arriva mai a saturazione, forse perché parte e arriva dalla/alla medesima location, il cuore. Un disco vissuto e pertanto scritto con sincerità e passione, malinconico sì, però con le palle. Ovvero da non farsi scappare.
Tracklist
Moder feat. Duna – Ci sentiamo poi (Glory Hole Records/Brutture Moderne 2020)
- Preferirei di no
- Birre in lattina
- Bimbi sperduti [Feat. Stephkill e Claver Gold]
- Mentre urliamo
- Piccola iena
- Il panchinaro fuoriclasse
- Non ne posso più
- Dall’altra parte
- 10, 9, 8 [Feat. Foreloch]
- La musa insolente [Feat. Murubutu]
- Notti di catrame
- Assassini
- Quando torni a casa
- Frantumato [Feat. Alex Ferro]
- Bolle di sapone
- Tieni il resto
Beatz
- Kd-One: 1, 2, 3, 4, 6, 11, 12, 14, 15
- Badnews: 5, 9
- Duna: 7
- Tony Lattuga: 8
- Dj West: 10
- Il Tenente: 13
- Koralle: 16
Scratch
- Dj 5L: 1
Gabriele Bacchilega
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