MindsOne – Stages

Voto: 4

Risulterà paradossale, ma tant’è: per respirare una boccata d’aria fresca, a volte si rende necessario un ritorno al passato, ai sapori che percepiamo come familiari. MindsOne è un gruppo del North Carolina formato anzitutto dai due rapper KON Sci/Konscience e Tronic (il primo è anche produttore), al loro fianco la presenza immancabile di Dj Noumenon e Dj Slim Deluxe, spesso supportati dal belga Dj Iron; esordiscono con l’EP “The Time Space Continuum”, datato 2006, seguono “Transitions” e poi progetti per Soulspazm Records e Ill Adrenaline Records, finendo appunto nei nostri radar con l’ottimo “Phaseology”. Salvo qualche featuring, nei nove anni successivi il collettivo è pressoché inattivo, senza tuttavia arrugginirsi: “Stages”, fuori a inizio febbraio, ritrova infatti intatti i pregi segnalati al tempo, operazione corposa, diciassette brani per oltre un’ora di durata, nessun interludio, un solo featuring ed è alla chitarra, numerosi contributi alle macchine (spiccano Kev Brown, Marco Polo e Da Beatminerz tra i nomi coinvolti) e una generosa dotazione di scratch.

Densità che riscontriamo altresì nella componente tematica, fissando in partenza una linea di demarcazione tra quanto proposto e quanto oramai si è incarnato nel cliché che va per la maggiore nell’underground: di spogli beat drumless, cover che rielaborano opere d’arte e sfilze di barre dedicate ad annessi e connessi dello spaccio, “Stages” ne fa serenamente a meno. Non che si tratti di ingredienti sgraditi, lo sapete; restituire polpa alle strumentali, in particolare con delle composizioni di matrice Soulful, spendere pensieri e argomenti per rendere meno prevedibile il canovaccio, esporre senza remore dei tratti identitari, dà però all’insieme quel grado di freschezza cui facevamo riferimento in apertura. E allora ecco un avvio già chiarificatore, con un’efficace routine ai piatti che precede il ritornello e due strofe nelle quali il registro dominante è quello astratto e metaforico (<<I was a nameless star, in warm dark wilderness/God bless it, I’m destined for larger magnificence/lights on, pipe bomb when I detonate/accelerate burial rites, give me the lifelong>>“Moment Of Awareness”).

Fatte le opportune e vistose differenze del caso, viene in mente un parallelo con l’Hip-Hop più verboso e visionario di inizio duemila, terreno che conta un numero ristretto di epigoni e tende a manifestare un’impostazione un po’ nerd; certo è che KON Sci e Tronic, diversi per timbrica e flow pur se in sintonia sul versante delle abilità liriche, offrono due prove di buona qualità, soddisfacenti in primis per chi sia alla ricerca di un adeguato assortimento di rime. Se ne scambiano qualcuna, nel senso letterale del termine, in “Off The Handle”, su una produzione affilata a dovere dai Beatminerz (<<every time an angel singing, another rapper is lying/through his teeth and his gums/reaching for guns and the bombs/now the artillery is loaded, let me pass it to Tron>>), e in “How We Did This” ne dedicano un’altra manciata al percorso che li ha condotti dalle prime, formative esperienze nel Rap (<<it was one minute before the millennium ball fell/kicked my first freestyle, it was raw as hell/yeah, I embellish a bit/but I can relish being nice enough to hyping up the cyphering shit>>), fino alla carriera artistica di cui vanno giustamente orgogliosi. Materico e concreto da un lato, meditativo e riflessivo dall’altro; “Stages” gestisce quest’alternanza in maniera appropriata, dando respiro sia al contenuto che allo stile.

Il segreto, in fin dei conti, sta nella ricetta. Così, quando KON Sci choppa “Walking Man” di James Taylor, la positività di “Empowerment” (<<understand you are connected/take any wavelength, it’s made with a great strength/and maintain the bond of perpetual pride, the pride/you can now cash in your prize>>) va dritta a bersaglio; le note Jazz di “Infatuation” e “Rejection” si sposano benissimo alla nostalgia dei rispettivi racconti; la potenza insita nei toni di “It’s All Mine” e “Blind Fury” (<<we only force if it’s haphazard/if in a pinch we lashing out like a mad lion/caged with a tranquilizer gun on his hip/with a saber tooth tip>>) è pari a quella delle due composizioni selezionate; il dialogo diretto con l’ascoltatore, che in “Liberation/Obligation” (<<this is a life lesson, kid, just move thru it/every action has a reaction, nothing’s free/you need traction, friction, opposite peaks>>) e “Onward” incontra parole più esplicite e finalità motivazionali, non rinuncia mai alla fragranza di un sound che ruota con successo attorno alla tradizione. Un’equa distribuzione delle strofe, su misure di ogni tipo, e un carattere musicale definito con cura: il solco tracciato dai MindsOne è molto preciso e, nella sua linearità, rende merito al valore di protagonisti e collaboratori.

Di dischi come “Stages” ne escono sempre meno, ragione sufficiente per dedicargli presto un ascolto. A ciò si aggiunga il piacere sincero di poter indicare una realtà che se ne frega di un po’ tutte le tendenze in atto e fa quello che le viene bene fare, come ritiene di doverlo fare. L’Hip-Hop è esattamente questo.

Tracklist

MindsOne – Stages (Fort Lowell Records 2025)

  1. Moment Of Awareness [Feat. Jay Killman]
  2. Blank State
  3. It’s All Mine
  4. Sometimes Y
  5. Liberation/Obligation
  6. Empowerment
  7. Infatuation
  8. Rejection
  9. Blind Fury
  10. Off The Handle
  11. Why We Do This
  12. How We Did This
  13. It’s All Family
  14. Covers
  15. The Way Back/Guiding Light
  16. Grateful Heart
  17. Onward

Beatz

  • KON Sci: 1, 3, 6, 14
  • Kev Brown: 2, 16
  • Sam Brown: 4
  • Square 1ne: 5
  • Shylow The Beat Yoda: 7, 8
  • Marco Polo: 9
  • Da Beatminerz: 10
  • Tink_Musik: 11, 12
  • Drew Dave: 13
  • MentPlus: 15
  • Dj Iron: 17

Scratch

  • Dj Noumenon: 1, 3, 5, 8, 10, 15
  • Dj Iron: 4, 11, 13, 14, 17
  • Dj Slim Deluxe: 6