Mausberg – Non Fiction

Voto: 4 +

Ben celato dallo sfavillio di diamanti e catenoni a ventiquattro carati, l’Hip-Hop ha sempre avuto un lato oscuro. Il rovescio della medaglia della capacità di restituire toccanti, spesso sconvolgenti, cronache tratte da spaccati urbani al limite del vivibile risiede infatti nella sfortuna di ritrovarsi a osservare quello stesso ecosistema attraverso le proprie pupille, giorno dopo giorno, sin dalla più tenera età. Quanti ne abbiamo persi, divorati da quelle stesse giungle di cemento? Troppi per poterli ricordare tutti, ma il talento di alcuni era a tal punto luminoso da permettere che nemmeno una raffica di proiettili potesse reciderne il nome dalle memorie.

Johnny Burns, in arte Mausberg, è senza dubbio uno di loro. Una grande promessa, fiorita nella terra del sole proprio quando la sua era dell’oro si apprestava al tramonto, quasi il destino avesse riservato appunto a lui le redini per riportarla ai fasti di pochi anni prima; e il ragazzo, nonostante la giovane età, sembrava avere già tutte le carte in regola per farlo: era il futuro Biggie della West Coast secondo alcuni, il rapper che sarebbe piaciuto a tutti. Timbro deciso, metriche impeccabili, uno stile diretto e poco avvezzo agli eccessi di perifrasi, più quella capacità innata di abbracciare l’asfalto delle strade e i privé dei club con la stessa confidenza, proprio come sapeva fare la leggenda di Bed-Stuy.

Il quartetto iniziale di “Non Fiction” è lì a darne dimostrazione: un quarto d’ora da capogiro in cui possiamo prima ammirarlo danzare sulle ritmiche Gangsta della titletrack e di “We Ain’t Done Yet”, tirare diretti al mento della concorrenza in “Ring King” (<<I’m still sayin’ fuck y’all, the realest of ‘em all/and it ain’t no third round ‘cuz I dealt wit’ ‘em all>>), quindi ascoltarlo intento a strangolare il Quik’s groove al tritolo di “Get Nekkid”. E la sintonia fra Mausberg e Quik è totale; quest’ultimo, amico e mentore, se ne sta seduto alle macchine nella maggioranza dei brani, sfornando badilate di Funk estremo (“Bank On It”, “Dick Ain’t Free” e la bomba “No More Questionz”) e G-Funk d’annata (il capolavoro assoluto “Tha Truth Is…”, distillata da una miscela di piano, chitarra e talk-box che sembra urlare classico dagli altoparlanti, e “I Can Feel That”, con la complicità dei soci AMG e Hi-C/CrawfDog), come se il calendario appeso in casa Blake si fosse fermato al 1994.

Nelle poche occasioni in cui Quik si assenta, il campionatore passa nelle mani di Sacc’s, che va a segno tre volte su tre, di cui una con un clamoroso centro dai tre punti (“My Life Goes On”), e Six Millions, che invece lascia il campo con una percentuale al tiro del 50% (“Mad Like A Pit” è uno dei pochi anelli deboli del disco). Ciò che invece non cala un solo secondo è Mausberg, famelico a dir poco, che col suo incedere da peso massimo non si lascia frenare nemmeno da quei pochi beat anonimi, caricandoseli sulle spalle e donando comunque un senso ai brani.

Avete presente l’espressione the best that never did it? Ecco, quando mi capita di leggerla da qualche parte io spesso penso a lui. RIP.

Tracklist

Mausberg – Non Fiction (Shepherd Lane Music 2000)

  1. Non Fiction [Feat. Squeek and Six Million]
  2. Ring King
  3. We Ain’t Done Yet [Feat. Dresta]
  4. Get Nekkid [Feat. Dj Quik]
  5. Tha Truth Is… [Feat. Dj Quik]
  6. Y2K
  7. Any Way U Want 2 [Feat. Suga Free and James DeBarge]
  8. Mad Like A Pit [Feat. Six Million]
  9. No More Questionz [Feat. Dj Quik]
  10. Busta
  11. I Can Feel That [Feat. AMG and Crawf Dog]
  12. Bank On It [Feat. Playa Hamm and 2nd II None]
  13. Mushrooms
  14. Pimpalistics
  15. Dick Ain’t Free
  16. My Life Goes On

Beatz

  • Sacc’s: 1, 6, 10, 16
  • Dj Quik: 2, 4, 5, 7, 9, 11, 12, 13, 14, 15
  • Six Million: 3, 8
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