Marracash – Fino a qui tutto bene

La Dogo Gang – ma è di dominio pubblico – è oramai la pallida imitazione di se stessa: se “Mi fist” è ritenuto pressoché univocamente una delle perle dell’Hip-Hop nostrano, la discografia della band milanese, in funzione dell’andare del tempo, disegna un grafico qualitativo in imbarazzante discesa, suggellato da un crollo verticale negli ultimi tempi. Fallimento – perlomeno etico, se non musicale – su tutta la linea, dunque. Se possibile, Marracash è riuscito a fare di peggio. Si legge, su altre recensioni in giro per il web, che questa ultima fatica segni la sua decadenza artistica, dopo un disco d’esordio di alto profilo; il mio parere è che il nostro si sia sputtanato nel peggiore dei modi già da anni, a partire da quel disco self titled di cui sopra, in cui si avvertiva l’adesione alla tanta odiosa quanto praticata equazione tra un intravisto successo mainstream e una semplificazione – per non dire banalizzazione – della scrittura.

Le tracce sono pochine – dieci, più l’intro – e anche questo penso rientri nello discorso di cui sopra: chi, nel pubblico di bocca buona, oggi è disposto a sopportare un’ora di rime ben fatte su una sequenza di cassa e rullante? Pochi, certamente, per cui meglio buttare nel calderone quaranta minuti scarsi di effetti e batterie dall’improbabile sapore danzereccio, qualche luogo comune sulla società italiana e tanta patinatura, soprattutto nell'(orrendo) artwork. Anche senza essere degli integralisti del boom bap ignorante e grezzo delle origini, risulta difficile mandar giù l’accozzaglia di suoni che Deleterio (i tempi in cui sapeva tirar fuori un beat sempre diverso dal precedente sono definitivamente terminati) e un paio di nomi di spicco della scena Elettronica italiana (Bloody Beetroots e Crookers, che in realtà fanno quello che sanno fare meglio) confezionano per “Fino a qui tutto bene”.

Come se non bastasse, nello striminzito numero di brani non figura nemmeno l’ombra di una collaborazione che sia realmente Hip-Hop: ci saremmo accontentati anche del solito, obbligato (o così si pensava) tributo ai compagni di crew, invece l’indecenza del tutto è elevata grazie a un featuring inspiegabile, se non seguendo le logiche del commercio musicale, tanto più dopo aver constatato come la presenza di Giusy Ferreri sia completamente inutile nell’economia di “Rivincita”. Segue, dopo l’infelice collaborazione, una valanga di pezzi vagamente spocchiosi, mediocremente retorici, conditi con una flebile – inoffensiva, verrebbe da dire – critica contro la situazione politica odierna. La palma della peggior traccia non è assegnabile: d’altra parte, se dovessimo, sotto minaccia di morte, obbligatoriamente salvare qualcosa, direi che, forse, in “Continuavano a chiamarlo Marracash” sopravviva ancora una vaga ombra di un certo egocentrismo sincero che nell’Hip-Hop non può mancare.

E, nel caso le prime nove tracce non vi abbiano ancora confermato la definitiva morte artistica dell’mc, l’ultima perla dell’album fugherà ogni dubbio. Quella che sembra quasi una ballata Pop per la banalità dei toni, recide definitivamente ogni speranza, forse anche perché ricorda, pericolosamente, “La fine” di Nesli, altro insulto a chi si ostina a fare del Rap una forma di scrittura dignitosa. Resta l’amaro in bocca tenendo tra le mani questo disco e pensando al primo, timido esordio discografico di Marracash, quel “Roccia music” che, al di là dei gusti personali, aveva costituito un piccolo successo nell’ambiente dell’autoproduzione. Forse rimasto trappola del personaggio che si è costruito addosso, oppure delle logiche dell’Industria, più probabilmente di entrambi, Marracash, così credo, ha posto la fatidica pietra sopra a ogni speranza di ritorno alla musica onesta che sembrava voler difendere a spada tratta nelle sue prime rime.

Tracklist

Marracash – Fino a qui tutto bene (Universal Records 2010)

  1. Due anni prima (intro)
  2. I ragazzi dello zoo del Berlin
  3. Rivincita [Feat. Giusy Ferreri]
  4. Mixare è bello
  5. *roie
  6. Stupido
  7. Parole chiave
  8. Continuavano a chiamarlo Marracash (il divo)
  9. Fino a qui tutto bene
  10. Cani pazzi
  11. La parola che nessuno riesce a dire
  12. Stupidi (iTunes bonus track) [Feat. Fabri Fibra]

Beatz

  • Don Joe: 2
  • Deleterio: 3, 4, 5, 6, 10, 11, 12
  • The Bloody Beetroots: 7
  • The Buildzer: 8
  • Crookers: 9
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Riccardo Orlandi

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