Mark Ronson – Here Comes The Fuzz

Voto: 3 | Reviewed by D.B.

Duemilatre: il dj e produttore Mark Ronson piomba sulla scena musicale statunitense con il suo disco d’esordio, “Here Comes The Fuzz”. Si tratta di una compilation di tredici pezzi che raccoglie un lungo elenco di artisti, ognuno con uno stile differente, i quali di volta in volta danno una propria sfumatura all’album.

Andiamo per gradi: il viaggio comincia con un “Intro” nel quale Mark scioglie le dita lungo le ruote d’acciaio, anticipando alcune porzioni che costituiranno la sua opera. Traccia numero due e primi ospiti, Nappy Roots e Anthony Hamilton (che appare anche in seguito): Rap solido e ritornello Soul producono un effetto molto positivo e “Bluegrass Stain’d” premia l’attitudine Funk che emerge in buona parte di “Here Comes The Fuzz”. Neanche il tempo di riprendersi e il dj comincia a calare gli assi: il maestro shaolin Ghostface Killah, Trife e Nate Dogg (che sfodera uno dei suoi fantastici ritornelli) cavalcano il tiro pauroso di “Ooh Wee”; atmosfera simile anche in “High”, dove Aya canta su un beat che attinge a piene mani dalla Disco anni ’70/’80.

Le sonorità cambiano decisamente nella traccia successiva, “I Suck”, che vira su influenze Rock: non indispensabile nell’economia del disco, anzi stona un po’. Sean Paul e Tweet (su “International Affair”) richiedono un nuovo cambio di registro e Mark Ronson li asseconda con un beat eccezionale, che mischia batterie tipicamente Hip-Hop e melodie giamaicane, la miscela è esplosiva e il brano è senza dubbio tra i migliori dell’album. Altrettanto si può dire di “Diduntdidunt” del rapper Saigon, uno dei momenti più tipicamente Rap del progetto, pur se abbastanza leggero, che mette in evidenza un gran flow e un ritornello che vi entrerà facilmente in testa.

Seconda manche di assi, perché gli ottavi in scaletta sono, direttamente da Brownsville, i cattivissimi M.O.P. che qui si confermano una delle realtà più solide dell’Hip-Hop statunitense e, come se non bastasse, vengono accompagnati da un’altra stella, Mos Def. I toni calano di molto nella titletrack, con Freeway e Nikka Costa, ma risalgono grazie a “Bout To Get Ugly” (Rhymefest e ancora Anthony Hamilton), un brano solido e di facile ascolto. Traccia numero undici, “She’s Got Me” di Daniel Merriweather, un Funk gradevole di cui, tuttavia, non si sarebbe sentita la mancanza; siamo alla fine, ma prima dell’outro c’è tempo per Q-Tip, il quale accompagna gli scratch di Mark Ronson e la voce incantevole di Debi Nova su atmosfere rilassate e gustose.

Nel complesso, un prodotto godibile ma incostante, con alcuni episodi di ottimo livello e altri al di sotto della media. Il problema principale rimane l’impressione che, col materiale umano in gioco, Mark potesse ambire a qualcosa di meno prevedibile.

Tracklist

Mark Ronson – Here Comes The Fuzz (Elektra 2003)

  1. Intro
  2. Bluegrass Stain’d [Feat. Nappy Roots and Anthony Hamilton]
  3. Ooh Wee [Feat. Ghostface Killah, Nate Dogg and Trife]
  4. High [Feat. Aya]
  5. I Suck [Feat. Rivers Cuomo]
  6. International Affair [Feat. Sean Paul and Tweet]
  7. Diduntdidunt [Feat. Saigon]
  8. On The Run [Feat. Mos Def and M.O.P.]
  9. Here Comes The Fuzz [Feat. Freeway and Nikka Costa]
  10. Bout To Get Ugly [Feat. Rhymefest and Anthony Hamilton]
  11. She’s Got Me [Feat. Daniel Merriweather]
  12. Tomorrow [Feat. Q-Tip and Debi Nova]
  13. Rashi (Outro)

Beatz

All tracks produced by Mark Ronson

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