Lord Madness – Il grande addio

lordmadnessgrandeaddioFallito il suicidio, l’mc capitolino Lord Madness pubblica il suo terzo progetto solista in sette anni affidandosi a una nuova label (dopo Trumen Records e KICK OFF! tocca all’iperattiva Glory Hole) ma confermando una gamma musicale piuttosto ampia (alle macchine ritorna Yazee, affiancato da Doublejay, Slashbeatz, Amon, Civi e Steven One) e un’indole dissacratoria che non accenna affatto a stemperarsi. Quel che perdura, tuttavia, è in primis un approccio al Rap profondamente tecnico, Maddy si esibisce ancora una volta in una prova caratterizzata da notevole destrezza, schizza sulle strumentali a velocità supersonica (“Dal Vietnam alla Mecca”), cesella flow offbeat con perizia chirurgica (“White nigga’s black humor”) e si avventura in una lunga strofa di circa dieci minuti senza mai arrancare in un solo respiro (“Smokin session pt. 3”).

Ciò che potrebbe sembrare una semplice premessa, indica invece il cuore pulsante di un’uscita che aggira le solite dinamiche underground/mainstream in favore di un percorso molto soggettivo e succulento anzitutto per metrica e incastri: se l’Hip-Hop italiano, a opinione di chi scrive, sta subendo un grottesco lifting che ne diluisce molti connotati nel peggior Pop, “Il grande addio” offre significative alternative sia a certa ortodossia che alle pacchianate più risibili, bilanciando le molteplici personalità di Madness attraverso una costante qualitativa che, nove volte su dieci, al vostro rapper del cuore sfugge. Si tratti di racconti autobiografici (la titletrack), storytelling (“Storie di tutti i giorni”), sfoghi ruvidi (“Parla la mia rabbia”) o ironici (“Denuncio la mia ombra per stalking”), caricature sboccate (“Mi-so-genius”) e irriverenti (“Dio non ha il senso dell’umorismo”), il tasso d’intrattenimento tende verso l’alto e, complice un atteggiamento consapevolmente leggero per lunghi tratti della tracklist, non è difficile isolare l’iperbole, l’esagerazione, dall’emozione più sincera. In altre parole, le numerose punchline (<<nessuno t’ha mai visto come Banksy/altro che Basquiat, alunno ripetente torna sui banchi>>), il sarcasmo che circonda la tematica sessuale (<<troia non ti digerisco neanche dopo tre rotti/ami i ditalini? Almeno falli ben cotti>>) e la pura blasfemia (<<mi prendi anche sul serio, che sei scemo?/E’ tutto un gioco, testa matta, Dio concedimi la Grazia che me la scopo>>) sono il risultato di una scrittura spontanea, forse addirittura liberatoria, non di un’operazione calcolata e dunque artefatta.

Di diverso, rispetto a “Suicidio” e “Suicidio fallito”, si nota lo slittamento della dimensione introspettiva all’interno di brani che, fatta eccezione per “Il grande addio” (non a caso posta in coda), anziché affrontare un tema in senso stretto raccolgono flussi lirici torrenziali (“Parla la mia rabbia”, ad esempio, termina così: <<isolato tipo lager, disperato per le strade/per lo Stato un precario, orfano di madre e padre>>), confermando l’assenza di uno schema preciso col quale perimetrare gli stati d’animo del Nostro. A ulteriore suggello di ciò, un sound curato e in alcuni passaggi perfino orecchiabile (dallo Swing di “White afro” all’impronta fumettistica e un po’ alla Eminem di “Michele vs Maddy”), pur se subordinato all’assoluta centralità del protagonista; scelta – non casualità – funzionale alla chiusura di un ciclo che Lord Madness ha interamente dedicato al proprio doppio, alla contrapposizione tra dolore e follia, fragilità e pulsioni di ogni genere.

Difficile prevedere con esattezza cosa conseguirà a questo svuotamento (qualche indizio, però, lo trovate nella nostra intervista), certo è che sarà sempre all’insegna del buon Rap.

Tracklist

Lord Madness – Il grande addio (Glory Hole Records 2016)

  1. Parla la mia rabbia
  2. Nuovo Charles Manson (deep cover 2016)
  3. Mi-so-genius
  4. Voce della coscienza
  5. Storie di tutti i giorni (Stephkill intro)
  6. Dal Vietnam alla Mecca
  7. Tra il superflow e il superfluo tra il genio e l’ingenuo
  8. White afro [Feat Vanis]
  9. Il 30 febbraio
  10. Denuncio la mia ombra per stalking
  11. White nigga’s black humor
  12. Doggystyle [Feat Doublejay]
  13. Dio non ha il senso dell’umorismo
  14. Michele vs Maddy
  15. Volo come un’aquila [Feat Stephkill]
  16. Il grande addio
  17. Smokin session pt. 3 (bonus track)

Beatz

  • Yazee: 1, 3, 4, 13, 15
  • Doublejay: 2, 5, 8, 9, 10, 11, 12, 16
  • Civi: 6
  • Steven One: 7a, 17
  • Slashbeatz: 7b
  • Amon: 14

Scratch

  • Dj Fastcut: 7, 10
  • Dj Skizo: 17
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