Larry June, 2 Chainz and The Alchemist – Life Is Beautiful

Voto: 3,5

Cito Wikipedia: a guilty pleasure is something, such as an activity or a piece of media, that one enjoys despite understanding that it is not generally held in high regard or is seen as unusual. In italiano, la traduzione letterale della locuzione – piacere colpevole – non rende in pieno il senso, le implicazioni, del suo utilizzo; a venir meno è la quota d’imbarazzo che, come in una confessione resa controvoglia, svela un gusto inatteso, una preferenza sulla quale avrebbero scommesso in pochi. Diciamo che, per il sottoscritto, “Life Is Beautiful” è un mezzo guilty pleasure; anzi, la proporzione esatta è di due/terzi: se Larry June non è il prototipo di rapper che seguo con frequenza, 2 Chainz tende a risultarmi indigesto nello spazio di un featuring – non a caso, con due discografie così ben alimentate, ci è capitato di recensire solo “The Great Escape” del primo. Già in quest’ultimo, infatti, era Alchemist a curare il beatmaking, disseminando mine (così si esprimeva il nostro Mistadave) che, nel computo globale, costituivano il principale motivo d’interesse dell’operazione; il discorso è qui il medesimo, peraltro con un proficuo taglio in scaletta (undici brani per una durata che supera di poco i trentacinque minuti) e nessun contributo esterno che metta in evidenza la modesta tecnica espressa al microfono.

Ne risentono in positivo chimica e unitarietà del progetto, che non è semplicemente figlio del comprovato talento alle macchine del Maman, la cui ispirazione pare inesauribile, ma sboccia all’intersezione tra lo stile dei due rapper, diverso ma ugualmente cadenzato, e un comparto dei suoni che di questo mood coglie in pieno l’essenza, conducendo noi (e loro) a bordo di automobili sportive lanciate lungo vie assolate che costeggiano il mare. Questo, a grandi linee, il contenuto lirico di un album che – fin dal titolo – pone in risalto l’edonismo, il piacere, la bella vita, concetto che già nelle prime quattro barre di “Munyon Canyon” si manifesta con trasparenza: <<I switch whips in the a.m., pick up the bagel with the cream cheese/then smoke with a view of the Sausali’/hope for them ones still in the streets/never had a job, never had a GED>>. Opulenza, lusso, marchi di alta moda, gioielli, arte, design; le strofe, colme di riferimenti a status symbol di ogni tipo, vivono di questa ridondanza, una traccia da cui i racconti letteralmente prendono avvio – <<I’m alive and I’m lit, talkin’ Benz ownership/park a Benz on a ship/invite chicks on a cruise, I fuckеd friends on a ship/ain’t no trend, I’m the shit>>“Colossal”).

Non ci si spinge mai lontano da lì, sarà bene ribadirlo; il viaggio è però talmente rilassato e vaneggiante da non risentirne – sulla breve distanza, certo. E allora 2 Chainz e Larry June ce li immaginiamo così, in pantofole, nella loro routine mattutina, senza nulla in particolare da dire o condividere se <<mindin’ my business, drinkin’ water, doin’ crunches/gettin’ paid for discussions over Alchemist production>> e <<I jump rope in the mornin’, then make a dub at least/and this water that I’m sippin’ from a private spring>> sono i rispettivi attacchi di “I Been”, scanditi su una manciata di note Soul; laddove una parola dovesse sfuggirci, distratti dalla bellezza di una strumentale o dall’ipnotica circolarità di una programmazione, non accadrebbe nulla di irreparabile. Non si vuole sminuire il loro apporto, ma è chiaro che sulla morbida eleganza della titletrack e di “Any Day”, come nella maggiore irruenza della prima clip estratta, “Bad Choices”, a spiccare siano la felice intesa tra le parti, una coppia di flow che affronta in maniera sintonica l’andatura del beat e, riassumendo, la tendenza a riempire le composizioni con testi per nulla impegnativi, quasi dei mantra che picchiettano subliminalmente il cervello con continui richiami allo sfarzo, all’egocentrismo e al business (in senso lato).

Qualche cambio di passo, in sostanza a livello di sound, lo percepiamo quando Alchemist, più che registro, varia regione. Difatti, se a essere premiate sono anzitutto le origini californiane di Larry June, qui e là il timbro ha degli accenti che fanno pensare alla Georgia di 2 Chainz, così nella Trap di “Generation” (<<rappin’, that’s my therapy, eat mushrooms like the jellybeans/she just want some ketamine, this right here amphetamine/and I’m from Atlanta, I might greet you like what’s happenin’?/In your face like acne, frozen set like daiquir>>) e di nuovo in “Colossal”, accomunate altresì da sample che girano al contrario. Altro da aggiungere, annotare, sottolineare? Per la verità, no. “Life Is Beautiful” non ha – e non millanta – sfumature fuori dalla sua portata, è intrattenimento superficiale, dura quanto basta prima di passare a qualcosa di più fresco. Di interessante, invece, c’è che l’uscita è stata seguita da una versione chopped not slopped che rende l’insieme più brutale, quasi psichedelico; mettetevi alla prova, ascoltando l’una e l’altra, nella peggiore delle ipotesi il mancato pleasure vi indirizzerà altrove, mentre il trio proseguirà nei suoi giri senza meta in cabrio, indifferente a tutto e a tutti.

Tracklist

Larry June, 2 Chainz and The Alchemist – Life Is Beautiful (The Freeminded Records/2 Chainz/ALC Records/EMPIRE 2025)

  1. Munyon Canyon
  2. Colossal
  3. I Been
  4. LLC
  5. Bad Choices
  6. Life Is Beautiful
  7. Generation
  8. Any Day
  9. Epiphany
  10. Tru Organics
  11. Jean Prouvé

Beatz

All tracks produced by The Alchemist