La Kattiveria – Dove vola l’avvoltoio

Sì, sono al settimo cielo. Un pezzo Rap che parla di Keplero, Copernico e Galileo mi manda al settimo cielo. Un pezzo Rap che racconta la guerra tra Zeus e Crono mi manda al settimo cielo. Un pezzo Rap che cita “Se una notte d’inverno un viaggiatore” e la meta-letteratura mi manda al settimo cielo. E, per una volta, penso che dovremmo esserci tutti quanti, al settimo cielo. Perché se il Rap possiede davvero un potenziale letterario, come viene enunciato in “Ehm…sii”, La Kattiveria ha saputo sfruttarlo a fondo, in “Dove vola l’avvoltoio”.

Il punto, fondamentale, è lo scarto dall’autobiografismo. In un modo o nell’altro, la gran parte dei rapper italiani ci assilla con pezzi che parlano, puntualmente, di loro stessi. Lo fanno giustamente, si potrebbe obiettare, appellandosi a ciò che viene richiesto dal fondante egocentrismo dell’Hip-Hop. L’appiattimento – imperante – del contenuto, però, non può che trarre vantaggio da questa tendenza. Così non posso che entusiasmarmi, come poche altre volte – forse mai – è successo, trovandomi tra le mani un disco come questo. Mi fermo al livello tematico, dato sufficiente per comprendere la portata del lavoro: la maggior parte dei temi sui quali i quattro mc’s sfoderano un flow da paura non sono mai stati toccati da quella che è la contenutisticamente amorfa scena italiana.

Qualche esempio? Quale mc aveva mai pensato di mettere in rima un mito greco con tanto di citazioni dalla “Teogonia” di Esiodo? E vi risulta che riflessioni così sentite e consapevoli come quelle di “Destra e sinistra” siano mai state messe in musica da qualcuno che non si chiamasse Gaber o Guccini? Per non parlare di “L’atto isolato”: quanto Rap finto impegnato ci siamo dovuti sorbire prima di approdare a uno storytelling di così pregiata fattura, problematico e, soprattutto, storicamente credibile, come quello di Murubutu? Parlando di “Ogni singolo idolo”, non pensate che l’intera massa di contestazione aprioristica e retorica alla religione valga meno di una singola strofa della suddetta traccia e della sua orgogliosa rivendicazione quasi illuministica?

Si capisce che la forza d’urto di un così vario arsenale tematico sarebbe esaltante anche se la rima più difficile fosse cuore/amore. Questa valanga di nuovo – e non di altro abbiamo bisogno, in Italia, se non di una deflagrazione di originalità che scuota dalla torpida imitazione le sterminate schiere di mc’s cloni – sarebbe sufficiente a elevare la Kattiveria a una delle poche crew consapevoli del Bel Paese. Non posso certo spacciarla come legge assoluta ma, tendenzialmente, chi è molto bravo a scrivere non ha un granché da dire e, viceversa, chi mette in rima argomenti particolarmente profondi lo fa con una tecnica appena accettabile. Ovviamente, ci sono delle eccezioni, e a queste deve andare tutta la nostra gratitudine, ma dire che siano rare è un eufemismo. Questa volta, la legge è bellamente infranta. Vi dirò di più: Murubutu e soci avrebbero potuto anche scrivere tredici tracce su, che so, i peluche che tengono sul letto, e non avrei avuto da lamentarmi. Con questa tecnica, hanno il nulla osta per fare tutto quello che vogliono.

Non c’è molto da dire, in realtà, “L’armata delle tecniche” svolge egregiamente il compito di manifesto tecnico, mettendo in fila un numero spaventoso di evoluzioni fonetiche, punchline retoriche, citazioni e, non guasta mai, un po’ di sana spocchia Hip-Hop. La padronanza linguistica è, ve lo garantisco, qualcosa di mai sentito. Roba da toccare il pavimento con la mandibola. Questo è, quasi, tutto quello che chiedo a un disco Rap: tecnica ricercata, raffinata e, in definitiva, perfetta; temi nuovi, profondi e polemici. Attitudine umile, allo stesso tempo colta e, a tratti, didattica. Conoscenze ampie, letterarie e originali. Volete che arrivi alla morale? Punto uno: il disco della Kattiveria è il massimo in circolazione per quanto riguarda l’originalità dei temi; punto due: il disco della Kattiveria è il massimo in circolazione per quanto riguarda la tecnica; punto tre, conclusivo e quasi sillogistico, il disco della Kattiveria è il massimo che, ad oggi, in Italia, si possa desiderare. Per questo sono al settimo cielo. Una mail e uno dei migliori prodotti mai usciti da uno studio di mc’s italiani vi arriva a casa in qualche giorno.

Tracklist

La Kattiveria – Dove vola l’avvoltoio (Il Carognaio Produzioni 2006)

  1. Gli avvoltoi – intro
  2. La titanomachia
  3. Sogno blu [Feat. Johnny La Rosa]
  4. Il suono del gong
  5. L’armata delle tecniche
  6. Era un giorno… (incipit per 4)
  7. Ogni singolo idolo
  8. C’e’ una remota possibilità – interludio
  9. Tornando da Babilonia [Feat. Babele Hot Line]
  10. L’atto isolato (pt. 1)
  11. Filesofia [Feat. Sax e Dank]
  12. Destra e sinistra
  13. Ehm…sii [Feat. Vara e Pole]
  14. 7/11
  15. Ipotesi eliocentriche
  16. Dove vola l’avvoltoio – outro

Beatz

  • Il Tenente: 1, 6, 8, 14
  • U.G.O.: 2, 3, 10
  • Muracaman: 4, 7, 12, 15
  • Dj Caster: 5
  • Malosmokie’s: 9
  • Side: 11, 13
  • Mastrosuono: 16

Scratch

  • Dj Gamon: 3, 4, 10, 14
  • Mastrosuono: 7, 9, 11, 12
The following two tabs change content below.

Riccardo Orlandi

Ultimi post di Riccardo Orlandi (vedi tutti)