King Tee – Act A Fool

Voto: 4

Tra i tanti aggettivi che vengono in mente riflettendo su “Act A Fool”, ce n’è uno in particolare che sembra essere adatto a racchiuderne l’essenza: sottovalutato. Nel momento stesso in cui ci si sofferma a pensare a Compton e a tutto l’Hip-Hop che questo ha generato, l’abbinamento figurativo più logico non può che volgersi verso personaggi del calibro di Dr. Dre e Ice Cube, ambedue superstar odierne di indiscussa rilevanza, i cui N.W.A., comprendenti il compianto Eazy-E, Mc Ren e Dj Yella, fecero tremare i pilastri dell’America benpensante, e sforzandosi un pochino di più può spuntare allo scoperto anche una figura determinante come Mc Eiht, che ha scritto pagine di storia gangsta su disco da solo e coi suoi Comptons Most Wanted.

Pur essendo un pioniere non meno significativo rispetto a nessuno dei personaggi sopra elencati, per un motivo o l’altro King Tee viene spesso considerato per ultimo. L’opera prima di Roger McBride, “Act A Fool”, a ventisei anni dalla sua pubblicazione non ha per nulla perso il suo smalto di classico della west coast e rimane, a parere personale, il miglior episodio della sua discografia, quello che più di altri riesce a imprimere il suo talento all’interno di una quarantina abbondante di minuti, registrati con la collaborazione di un’altra figura imprescindibile dell’area losangelina come il leggendario Dj Pooh. “Act A Fool” è la dimostrazione che Compton non significa solo degrado, mandare a fanculo la polizia o uccidersi a vicenda per una bandana blu o rossa – e se c’è una cosa che King Tee ha fatto sempre bene durante la sua carriera è stato proprio riuscire a far emergere il lato divertente della faccenda.

Basti pensare all’immenso stile con cui s’introduce nella titletrack dando vita a immagini che sembrano un piccolo film in svolgimento, raccontando di un venerdì sera qualunque nel quale le uniche preoccupazioni sono vestirsi da figo, avere un sacco di soldi nel portafogli, dare da bere alla Cadillac, a se stesso e a qualche rappresentante dell’altro sesso, senza dimenticarsi di citare la sempre presente crew, tracciando sin da queste prime strofe i limiti all’interno dei quali gira tutto il suo mondo. Non è nemmeno terminata la prima traccia e già escono notevoli doti da intrattenitore capace di assemblare sequenze vivide in rima (che all’epoca, va detto, era una delle capacità minime per mettersi in gioco!), base su cui poggia tutta la validità di un disco dove emerge altresì una costante voglia di misurarsi col prossimo per dimostrare la propria superiorità lirica.

Ne sono chiamati a testimonianza pezzi storici come “Payback’s A Mutha”, rivalsa nei confronti delle malelingue costruita sulle note di James Brown, il remix di “Bass”, sostenuto da un sassofono che rende impossibile restare passivi all’ascolto e da copiose rime strutturate in barre a coppia, e “The Coolest”, traccia chiave per inquadrare un personaggio che ama dirsi una spanna sopra gli altri, sia questo valido tanto per le sue capacità liriche (<<tacklin’ mc’s like a Pittsburgh Steeler>>) quanto per il modo di atteggiarsi o vestire. Se poi si volesse mai approfittare della presenza di qualche festa in giro per lasciare nel cassetto la pistola, basta scegliere il posto giusto ed ecco che Tee si trasforma istantaneamente in party rocker catalizzando a sé il pubblico con pezzi coinvolgenti come “Let’s Dance”, alzando quel tanto che basta i bpm; la sua onnipotenza carismatica non teme competizioni nemmeno quando c’è da tirare fuori il proprio savoir faire con le donne (meglio se di altri), è il caso di “Flirt”, e siccome una volta vigeva la bella usanza di lasciare spazio anche al beatmaker/dj, “Ko Rock Stuff” è lo scenario ideale per cooperare con Pooh, il quale si mette volentieri all’opera tra gli scratch e una breve puntatina al microfono. Lo spirito brioso che pervade l’album sprizza particolarmente fuori da passaggi come “Just Clowning”, rara traccia in cui presenziano ospiti, e “Baggin’ On Moms”, con la quale, se si mastica un po’ di american english, ci si può fare due risate ascoltando un po’ di mama jokes tra i membri della cricca.

King Tee non sarà ricco sfondato come Dre e Cube, la sua discografia non sarà longeva e costante come quella di Eiht, ma la prossima volta che pensate agli albori dell’Hip-Hop dell’ovest ricordatevi che l’Olimpo di Compton spetta pure a lui e alla sua figura di pimp/mack/player assolutamente disinteressato alla violenza e sempre con una birra pronta da stappare, qualsiasi ne sia l’evenienza.

Tracklist

King Tee – Act A Fool (Capitol Records 1988)

  1. Act A Fool
  2. Ko Rock Stuff [Feat. Dj Pooh]
  3. The Coolest
  4. Flirt
  5. Baggin’ On Moms
  6. Bass (Remix)
  7. Let’s Dance
  8. Guitar Playin’
  9. Payback’s A Mutha
  10. Just Clowning [Feat. Breeze and Mixmaster Spade]
  11. I Got A Cold

Beatz

  • Dj Pooh: 1, 2, 3, 4, 6, 7, 9, 10
  • King Tee: 5, 11
  • Dj Pooh and King Tee: 8

Scratch

All scratches by Dj Pooh and Dj Keith Cooley

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