Killer Mike – Michael

Voto: 4

Credo oramai lo sappiano anche i sassi, ma non possiamo esimerci dal ricordarlo: ci sono un prima e un dopo “R.A.P. Music” nella ventennale carriera discografica di Killer Mike. Nei nove anni che precedono quest’ultimo, l’artista nato ad Atlanta nel 1975 ha espresso un potenziale di oggettiva rilevanza, senza tuttavia riuscire a firmare la gemma sulla quale – dati il sostegno della Dungeon Family e l’amicizia con T.I. – in molti scommettevano; nei rimanenti undici, l’esperienza Run The Jewels ha finalmente arriso al rapper, le cui quotazioni sono volate in alto grazie a dischi apprezzati da pubblico e critica, tour imponenti, partecipazioni di rilievo e attivismo politico. Per un approfondimento sull’una e sull’altra fase, vi invitiamo a recuperare le singole recensioni; qui ci limitiamo a dire che i tempi erano maturi per una sorta di ritorno alle origini, essendo proprio questo ciò che “Michael” fa. Il Dirty South, i collaboratori storici (al microfono e alle macchine), i cori Gospel, la dimensione personale, perfino un humus culturale – quello della Georgia – non certo noto per il suo progressismo (Pitchfork si lega al dito un paio di barre e spende addirittura il termine sanctimonious, cioè ipocrita): il lungo iter realizzativo ha condotto a un progetto denso e fortemente identitario, forgiato sì dalle prove in duo con El-P e tuttavia espressione di quanto avviato molto prima seguendo le orme di chi – Outkast e Goodie Mob in testa – aveva reso meno dicotomica la scena Hip-Hop statunitense.

Sebbene “Down By Law” ci accolga con una furia lirica che è diretta emanazione dei RTJ (<<this for the junkie, the fiеnd and the loser/prayin’ to God in the back of a cruiser/I pray that prison can cure your addiction/and Devil’s affliction don’t hurt you no more>>), la voce di Cee-Lo nel ritornello e il sample inconfondibile di Curtis Mayfield (“We The People Who Are Darker Than Blue”) contribuiscono appunto a chiarire l’esatta collocazione dell’album. Che in realtà appariva intuibile fin dalla pubblicazione di “Run”, singolo rilasciato oltre un anno fa: la strumentale di No I.D. (già presente in “Pl3dge”) è tanto nelle corde di Mike, il quale svela alcuni tratti della cornice tematica (<<I was playin’ with the powder way before LeBron/my wife was born a redhead but now she a blonde/politicians lie and your favorite rapper is a con/don’t check for me without a check for me, that’s a hun’>>), quanto in quelle di Young Thug, fissando così quale ulteriore costante il riuscito coinvolgimento di featuring gravitanti nell’ambito della Trap. A proposito di convocazioni fruttuose, quella dei floridian Cool & Dre, impegnati in due brani come in “Monster”, non passa inosservata, in particolare nel sofferto racconto dell’ottima “Slummer”: l’mc – un po’ come il Common di “Retrospect For Life” – esprime il sincero senso di colpa per un’interruzione di gravidanza risalente a una relazione adolescenziale, accompagnato da una produzione che regge al meglio l’ovvia intensità dei ricordi (tranquilli, non c’è alcun messaggio antiabortista in agguato).

Sfera, quella sentimentale, esposta altresì in “Motherless”, dolorosa rievocazione (<<my mama dead, my grandmama dead/I miss ‘em so much sometimes, I just cry and hold my head/they left the world of man like me and make sure all prepared/to live a life to make sure my wife ain’t gon’ beg for bread>>) per la quale No I.D. individua una combinazione con lo spiritual “Sometimes I Feel Like A Motherless Child”: l’insieme è commovente (altra clip), a riprova di una solennità che attraversa la tracklist nella sua interezza. Perciò, se Dj Paul co-produce “Talk’n That Shit!” (in video sempre nel 2022), l’omaggio corre subito a Lord Infamous dei Three 6 Mafia (non abbiamo colto, invece, riferimenti a Gangsta Boo), “Scientists & Engineers” è emozionante di per sé, ospitando un eccellente André 3000 (gran strofa in apnea di Killer Mike, peraltro), le riflessioni sulle dipendenze di “Something For Junkies” attingono dal perimetro familiare (<<woke up straight, travel great, counting my money/had a quick convo with my auntie the junkie/I tell her baby, you’ve been going too hard lately/see you like sixty, baby, but you’ve been looking eighty>>) e la conclusiva “High & Holy” congeda gli ascoltatori con una preghiera in lingua yoruba.

Neppure “Don’t Let The Devil”, muscolare réunion con El-P, sfugge del tutto a un immaginario che affonda nell’alternanza tra sacro e profano, abbinando linee gustose (<<they say Mississippi burnin’, I’m sippin’ syrup, eatin’ sherbet/watch the world go to hell as I’m laughin’ sayin’ it’s perfect/catch me after sunday service disturbin’ the church’s workers/tell the deacon we ain’t speakin’, need money, his prayers worthless>>) alle morbide note Soul di “It’s So Hard To Break A Habit” dei The Webs. Ecco, tolte le sole “Spaceship Views” ed “Exit 9”, episodi meno interessanti nel totale dei cinquanta minuti abbondanti di durata, l’album si prende decisamente sul serio e in una qualche misura disperde la lezione impartita – ed è un paradosso – dagli stessi Run The Jewels, ovvero che sia possibile dire qualcosa di adulto, essere originali e fare le scarpe al mainstream attraverso un approccio in apparenza leggero, scanzonato. Nel caso in esame, c’è poco da discutere sull’mcing, di assoluta qualità, e sulla compattezza del sound, ricco di passaggi che ben riecheggiano la tradizione musicale insita nel codice genetico di Michael Santiago Render; avremmo però gradito anche un momento di relax, una pausa che smorzasse l’immersività della fruizione.

In assenza di questa, non prestandosi a un ascolto troppo frammentato, il suggerimento è di entrare nel mood di “Michael” con la necessaria predisposizione mentale: vi attende un percorso non privo di difficoltà, distante dalla media delle uscite quotidiane e dunque, a prescindere, da affrontare con un pizzico di curiosità.

Tracklist

Killer Mike – Michael (VLNS 2023)

  1. Down By Law [Feat. Cee-Lo]
  2. Shed Tears [Feat. Mozzy and Lena Byrd Miles]
  3. Run [Feat. Young Thug]
  4. NRich [Feat. 6LACK and Eryn Allen Kane]
  5. Talk’n That Shit!
  6. Slummer [Feat. Jagged Edge]
  7. Scientists & Engineers [Feat. André 3000, Future and Eryn Allen Kane]
  8. Two Days [Feat. Ty Dolla $ign]
  9. Spaceship Views [Feat. Curren$y, 2 Chainz & Kaash Paige]
  10. Exit 9 [Feat. Blxst]
  11. Something For Junkies [Feat. Fabo]
  12. Motherless [Feat. Eryn Allen Kane]
  13. Don’t Let The Devil [Feat. El-P and Thankugoodsir]
  14. High & Holy [Feat. Ty Dolla $ign]

Beatz

  • Cory Mo with the additional production by Cal-A: 1
  • No I.D.: 2, 3, 12
  • Cool & Dre: 4, 6
  • Dj Paul and Twhy Xclusive with the additional production by Cal-A: 5
  • André 3000, James Blake, No I.D., Dj Paul and Twhy Xclusive: 7
  • Don Cannon with the co-production by Daoud and the additional production by Cal-A: 8
  • Da Honorable C.N.O.T.E.: 9
  • Beat Butcha and Willy Will Yanez: 10
  • Don Cannon, Audio Anthem, J.Dot, No I.D. and Little Shalimar: 11
  • No I.D., El-P and Little Shalimar: 13
  • Tec Beatz: 14

Scratch

  • Cutmaster Swiff: 2, 6, 8, 11, 13