Jay-Z ‎- Magna Carta… Holy Grail

Voto: 3/3,5

Da quando l’ho ascoltato, non faccio altro che chiedermi il perché di quest’album. Intendiamoci: hai avuto una figlia da Beyoncé, i tuoi Brooklyn Nets sembrano finalmente una squadra e sei tra le persone più influenti del mondo. In aggiunta, le tue ultime uscite soliste sono state tutt’altro che memorabili e non avevano fatto altro che rimarcare una direi intuibile discesa e caduta di stile rispetto ai gloriosi inizi. Finché, all’improvviso, arriva “Magna Carta… Holy Grail”. Da buon imprenditore qual è, Jay-Z non è stato da meno dell’amicone Kanye West nel creare tante aspettative attorno al suo nuovo album; lontano dalle sperimentazioni di “Yeezus”, però, il dodicesimo tassello del rapper di Brooklyn punta a scalare agevolmente le classifiche, lo dimostra l’assegnazione del disco di platino prima ancora dell’uscita ufficiale grazie all’accordo siglato con la Samsung, che ha distribuito in anteprima un milione di copie tramite una app per smartphone.

I colpi di marketing non terminano certo qui e, giusto per risaltare le proprie doti imprenditoriali o per dare una dimensione culturale a un disco non a caso ricco di riferimenti al mondo dell’arte, a partire dalla copertina, per tutto il mese di luglio “MC HG” verrà esposto al fianco del documento originale della Magna Carta nella cattedrale di Salisbury… L’impressione è che l’Hip-Hop stia prendendo una piega sempre più intellettuale: Picasso, Tom Ford e Basquiat hanno sostituito le figure di Malcolm X, Martin Luther King e Louis Farrakhan e con loro le storie classiche illustrate nei bassifondi newyorkesi. Bisogna tuttavia constatare che oramai da tempo Jay-Z non appartiene più a quell’ambiente e il fatto di essere diventato padre l’ha portato ad ampliare la gamma tematica a favore di un pubblico più maturo.

Scelta problematica, dato il target sempre più giovanile del genere; e infatti il risultato finale non è dei migliori. “MC HG” palesa uno squilibrio incomprensibile tra la prima e la seconda metà della scaletta: dall’iniziale “Holy Grail”, in cui Jigga consegna tutto il protagonismo a Justin Timberlake per poi mostrarsi in un ingresso alquanto fiacco, fino a “Crown” sembra di avere tra le mani un album solido, in grado di regalare i suoi momenti di qualità. Mi vengono in mente i riferimenti artistici elencati in “Picasso Baby”, il beat azzeccato di “F*ckwithmeyouknowigotit”, accompagnata da un verso sull’Italia (<<Hov just landed in Rome, nigga, all hail, Caesar’s home, niggas, cent’anni, ciao bella>>), e il featuring ben riuscito di Frank Ocean sulla produzione di un ispirato Pharrell Williams. Ciononostante, lo sfondo musicale, completamente supervisionato dalle mani di Timbaland, non è affatto quello atteso. “Tom Ford” pecca di ricercatezza per via di quei clap ripetuti nel corso del brano e se beat come quelli di “Versus” e “Beach Is Better” vengono sprecati per due interludi, allora si capisce che qualcosa non gira nel modo giusto.

Non che tutto il tappeto strumentale sia da bocciare. “Somewhereinamerica” ha un’atmosfera molto Jazz per merito del sample tratto da “Gangster Of Love” di Johnny Watson, mentre la conclusiva “Nickels And Dimes” riprende in maniera perfetta la versione originale di Gonjasufi. La seconda metà del disco sembra invece accontentarsi di quanto proposto finora, senza sbilanciarsi nell’aggiungere nulla in più. Scontato il brano dedicato alla figlia (“Jay-Z Blue”), così com’è prevedibile la presenza di Beyoncé in “Part II”, mi verrebbe da aggiungere alla lista degli ingredienti che non potevano mancare il nemico/amico Nasir Jones (“BBC”) in un brano orecchiabile e a mio parere ottimo come possibile singolo, ma non all’altezza del valore assoluto dei due protagonisti.

A conti fatti, “Magna Carta… Holy Grail” verrà ricordato per la sua strategia promozionale e molto meno per la musica in sé. Malgrado la domanda iniziale non abbia ancora trovato una risposta esauriente il mio consiglio è comunque di dargli una possibilità, ricordando che l’assenza d’innovazione non implica la condanna a prescindere di un progetto. Anzi, in questo caso sono proprio i brevi lampi del vecchio Jay-Z ad alzare l’asticella del voto quel tanto che basta per raggiungere una sufficienza abbondante. Ma nulla più.

Tracklist

Jay-Z ‎- Magna Carta… Holy Grail (Roc-A-Fella Records/RocNation 2013‎)

  1. Holy Grail [Feat. Justin Timberlake]
  2. Picasso Baby
  3. Tom Ford
  4. F*ckwithmeyouknowigotit [Feat. Rick Ross]
  5. Oceans [Feat. Frank Ocean]
  6. F.U.T.W.
  7. Somewhereinamerica
  8. Crown
  9. Heaven
  10. Versus
  11. Part II (On The Run) [Feat. Beyoncé]
  12. Beach Is Better
  13. BBC [Feat. Nas]
  14. Jay-Z Blue
  15. La Familia
  16. Nickels And Dimes

Beatz

  • Terius “The Dream” Nash, Timbaland and Jerome “Jroc” Harmon with the additional production by No I.D.: 1
  • Timbaland and Jerome “Jroc” Harmon: 2, 3, 6, 9, 11, 15
  • Boi-1da and Vinylz with the additional production by Timbaland and Jerome “Jroc” Harmon: 4
  • Pharrell Williams with the additional production by Timbaland: 5
  • Hit-Boy, Darhyl “Hey Dj” Camper Jr. and Mike Dean: 7
  • Travis Scott and Mike Dean: 8
  • Timbaland and Swizz Beatz: 10
  • Mike WiLL-Made It with the co-production by Marz: 12
  • Pharrell Williams: 13
  • Timbaland and Jerome “Jroc” Harmon with the additional production by Justin Timberlake: 14
  • Kyambo “Hip Hop” Joshua with the additional production by Mike Dean: 16
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