Jarren Benton – The Mink Coat Killa LP

Voto: 4 +

Esiste, nascosta in qualche piega dello spazio-tempo, una linea temporale alternativa in cui l’incontro tra papà e mamma Benton avvenne con una decina di primavere d’anticipo rispetto a quanto accaduto nella nostra. In quell’Universo, il piccolo Jarren Giovanni si presentò al mondo agli albori degli anni ‘70, coetaneo di una cultura che in quegli stessi giorni – ma a 1.200 km di distanza dalla georgiana contea di DeKalb – muoveva i suoi primi, incerti passi tra le mura del 1520 di Sedgwick Avenue, un’enorme palazzina residenziale del Bronx, rifugio notturno di un centinaio di famiglie appartenenti alla classe operaia newyorkese. Un ventennio più tardi, quello stesso giovane si sarebbe affacciato all’Hip-Hop al tramonto della cosiddetta golden age segnando, al pari di numerosi colleghi parimenti entrati nei libri di storia, l’evoluzione del genere durante il fertile rinascimento post “36 Chambers” di metà anni ‘90. Dalle nostre parti, però, le cose sono andate in modo diverso…

Qui, Jarren Benton è un rapper che ha iniziato a far parlare di sé solo alla fine della scorsa decade, salendo alla ribalta del sottosuolo nel 2012 con la firma per la Funk Volume di Hopsin, label che l’ha affiancato nei suoi progetti iniziali prima che gli screzi tra i due fondatori ne decretassero il precoce trapasso. Imprenditore di se stesso, per tramite della Benton Enterprises, il paroliere di Decatur ha fatto il vero salto di qualità, prima con il secondo volume della collana “Slow Motion” e poi – soprattutto – con “The Mink Coat Killa LP”, suo tributo personale (in parte) ai gloriosi fasti del Clan Imperiale di Staten Island.

Armato di una selezione di campioni d’annata – sminuzzati e rimaneggiati dal tocco di pochi ma abili collaboratori (Spittzwell, 8Track, Dirty Art Club) – e una manciata di sinuosi breakbeat, Benton flette la sua muscolatura lirica facendosi strada a suon di ceffoni di strumentale in strumentale. Si parte con “The God Intro”, distillata dalla stessa fonte di “Clan In Da Front” e condita da punchline (<<spillin’ Pinot Grigio while I count up this bread/I like my bitches’ pussy bald and my Presidents dead/I shit in the booth, these hoes gon’ lick my dick in the coupe/I got these niggas scared to drop like that Bishop in Juice>>) degne delle schermaglie tra la 139esima e Lenox. “C.R.E.A.M. ‘17” ha un titolo che lascia poco all’immaginazione, con le inconfondibili note di “As Long As I’ve Got You” delle Charmels aggredite in puro esercizio di stile tra giochetti di prestigio linguistici ed enunciazioni sociologiche (<<you can’t win when you got haters on the team/they did that nigga Eric Garner like he Radio Raheem>>). Certo, in quanto a profondità non regge nemmeno il micro al duetto originale tra Deck e lo Chef, ma se parliamo di consistenza del Rap allora sì che c’è da proteggersi il collo.

Se il comparto musicale alterna infatti alta tensione a momenti più distesi (“Designer Belts”, “The Stylist”), la favella di Benton si mostra in costante tachicardia da cassa e rullante, energica, graffiante, pronta a strappare ogni spazio lasciato scoperto dalla base. E poco importa se l’agenda del giorno preveda travasamenti di bile a trecentosessanta gradi (“Fuck Everybody”), lodi sperticate in volgar Stilnovo alle bad bitches di turno (la meravigliosa “Again”) o riflessioni articolate su cosa spinga il fu serafino ad accanirsi contro le genti afroamericane (“Tears”).

Solido, liricamente quadrato, tutt’altro che innovativo ma stilisticamente elevatissimo. In un Universo come quello descritto in apertura, “The Mink Coat Killa LP” sarebbe – e con grande merito – uno dei dischi più apprezzati e discussi del 2017. Sfortunatamente, però, noi siamo qui, in una realtà in cui una qualsiasi “Unforgettable” riesce ad accaparrarsi quasi 360 milioni di click su YouTube, mentre un emcee cazzuto, capace d’impilare in cinquanta minuti più barre di quante ne veda una filiale di Walmart durante il black friday, passa in sordina, ignorato da (quasi) tutti.

Ah, che tempi…

Tracklist

Jarren Benton – The Mink Coat Killa LP (Benton Enterprises 2017)

  1. The God Intro
  2. C.R.E.A.M. ’17 [Feat. Nick Grant]
  3. Designer Belts [Feat. Elz Jenkins and Coach]
  4. Again [Feat. Aleon Craft]
  5. $30K Mink
  6. The One [Feat. Demrick]
  7. Tears [Feat. Big Cheeko]
  8. Black Jesus (Interlude)
  9. Ill Nigga
  10. The Break Up [Feat. Bingx]
  11. Passenger Side [Feat. Aleon Craft]
  12. Fuck Everybody
  13. Mental Issues [Feat. Sareena Dominguez]
  14. Gun Shot (Bonus Track) [Feat. Termanology, Chris Rivers and Chucc Daily]
  15. The Stylist (Bonus Track)
  16. Era (Bonus Track) [Feat. Ness Lee]
  17. Go (Bonus Track)

Beatz

  • Spittzwell and Jarren Benton: 1, 2, 4, 6, 7, 8
  • Spittzwell: 3
  • 8Track: 5, 13, 14, 15, 16
  • Dirty Art Club: 9, 10, 17
  • The Coalition: 11, 12

Scratch

  • Dj Hoppa: 2, 6
  • Cut Master Swiff: 4
The following two tabs change content below.

li9uidsnake

Ultimi post di li9uidsnake (vedi tutti)