Interviste a Kev Brown/Kaimbr/Oddisee @ CSO Rivolta – Marghera (VE) (20/10/2007)

In occasione del live targato Low Budget Crew tenutosi a Marghera lo scorso ottobre, i vostri amici di RapManiacZ non hanno perso l’occasione per intervistare – separatamente – i tre artisti presenti sul palco, ovvero Kev Brown, Kaimbr e Oddisee, introdotti da Unlimited Struggle e Inoki. Ringraziamo DB dello StreetBeat Team per le registrazioni.

Intervista a Kev Brown

Blema: ho due pagine di cose da chiederti, quindi preparati…
Kev Brown: (guarda i fogli e ride, ndBlema) ma c’è un sacco di roba!

B: è la prima volta che vieni in Italia?
KB: sì, è la prima volta ed è una cosa grandiosa.
B: sei molto giovane, hai 31 anni…
KB: mah, a 31 anni si è vecchi, dai…
B: ma non è vero! Certo, considerando l’esperienza che hai nel mondo dell’Hip-Hop, per aver prodotto così tanta gente, aver fatto tutte quelle collaborazioni…. A 31 anni non molti hanno la tua esperienza.
KB: forse hai ragione. E’ vero, ho lavorato con un sacco di gente… E mi sento comunque vecchio!

B: quand’è che hai cominciato a lavorare con gente abbastanza conosciuta?
KB: nel 2001 circa, sono stato contattato da Jazzy Jeff… Ho lavorato su “The Magnificent”.

B: spesso vieni accostato a produttori come Pete Rock, Marley Marl, Dj Premier… Ma come hanno influenzato il tuo stile, questi personaggi storici?
KB: sono cresciuto ascoltandoli e quando ho iniziato a fare beat ascoltavo “Soul Survivor”, un sacco di dischi dei Gang Starr…
B: è come se fossero i tuoi maestri.
KB: esatto, sì. Li ascoltavo a ripetizione, ho iniziato rappando sulle loro basi, è la gente che ho ascoltato crescendo, quindi sicuramente hanno influenzato la mia musica.

B: e oggi, secondo te, chi è un grande produttore?
KB: be’, per me Premier e Pete Rock saranno per sempre dei grandi. Dei nuovi Hi-Tek, Just Blaze, anche Swiss Beatz è molto serio. Della mia crew, Oddisee, Roddy Rod, Kaimbr, Marco Polo… Ci sono un sacco di talenti.

B: quante ore passi in studio a produrre?
KB: a lavorare sulla mia musica…dipende, è variabile. Quando ho l’ispirazione lavoro sul serio, su un beat ci sto ore, un sacco di tempo, ci vuole molta energia creativa.

B: per i tuoi beat, spesso usi degli strumenti acustici. Suoni qualcosa?
KB: no, non suono. Posso fare qualcosa con la tastiera ma non la so suonare davvero, non sono Stevie Wonder! La gran parte del lavoro lo faccio con l’MPC.

B: hai realizzato un album intitolato “The Brown Album”, Jay-Z ha il “Black Album” e un sacco di artisti si sono dati agli album colorati… Cos’è questa moda?
KB: io avevo più a-cappella di chiunque altro e, anche se ero incerto sul far uscire “The Brown Album”, il resto della mia crew ha insistito talmente tanto che alla fine l’ho fatto. E’ stata una buona idea farlo uscire, comunque, perché c’era un sacco di gente che ascoltava la mia musica. Poi brown perché il mio cognome è proprio quello, Brown!

B: scegli sempre atmosfere molto mellow per le tue produzioni, come mai?
KB: sono cresciuto ascoltando Soul, Gospel, un po’ di Pop tipo i Police, James Taylor, un sacco di roba Motown, un po’ di Jazz, cose che ho assimilato e quindi fanno parte del mio stile.

B: per un periodo hai fatto parte del A Touch Of Jazz di Jazzy Jeff. Puoi raccontarci quest’esperienza?
KB: è stata una bella esperienza. Non mi sarei mai aspettato di entrarne a far parte, c’erano i miei genitori che non capivano perché la gente mi chiedesse gli autografi! Ho lavorato su “The Magnificent” e, grazie a quest’esperienza, ho conosciuto molte persone tra cui Biz Markie, i De La Soul…
B: hai lavorato tanto con Jazzy Jeff.
KB: sì, di “The Magnificent” mi sono occupato addirittura di sette tracce.

B: raccontaci qualcosa della Low Budget Crew.
KB: quando ho iniziato a fare beat e a registrare, avevo delle apparecchiature così povere e messe male che il nome Low Budget Productions era nato per scherzo. Una volta avevamo un concerto a New York e il promoter ci aveva chiesto il nome della crew, a cui noi non avevamo ancora pensato, così abbiamo preso quello che usavo io per le produzioni e l’abbiamo fatto diventare nostro.

B: non ti è mai capitato di produrre qualcuno che non apprezzavi veramente, cioè di farlo solo per soldi?
KB: certo, lo faccio spesso! Perché faccio quello che mi piace, ma è pur sempre lavoro. A volte non hai l’occasione di lavorare con chi vorresti veramente e, quando hai da pagarti le bollette, lavori anche con gente con cui normalmente non vorresti avere a che fare. Capita.

B: hai lavorato anche con artisti come Raheem DeVaughn ed Eric Roberson, che sono cantanti Soul/R’n’B.
KB: ed è stato molto bello, sono entrambi artisti con molto talento. E’ più o meno la stessa cosa che lavorare con un artista Hip-Hop, gli fai sentire le tue cose, prendono quello che vogliono, trovano l’ispirazione, scrivono… E fanno gran musica!

B: oggi eri sul palco con Oddisee e Kaimbr, ma Ken Starr non c’era! Che fine ha fatto? Perché l’avete lasciato a casa? Ci è mancato!
KB: Ken Starr non è riuscito a partire, scrivetegli via MySpace cosa si è perso, così la prossima volta ce lo portiamo! Non so perché non potesse venire. Il pubblico italiano è tra i migliori, è dal 3 ottobre che siamo in tour e questo è stato uno dei migliori show. Siamo stati a Parigi, in Spagna, in Belgio, in Olanda… Siamo stati in tanti posti e questo è uno di quelli col miglior pubblico.

B: c’è qualcuno con cui hai sempre desiderato lavorare ma non ti è mai capitata l’occasione?
KB: non credo. Forse Ghostface, Mos Def…

B: “I Do What I Do” era uscito per la Up Above Records, hai mai lavorato con qualcuno, per esempio, dei Visionaries?
KB: proprio a gennaio esce un album che ho fatto con LMNO, l’ho prodotto interamente io e lui rima. Sono in buoni rapporti con la gente dell’Up Above!

B: come descriveresti la scena Hip-Hop californiana?
KB: è tutto proprio figo e non saprei che altro dire. Poi in California c’è sempre caldo, si sta bene… Adoro la California, terremoti a parte.

B: e invece cosa ne pensi delle etichette che propongono soprattutto suoni progressivi, come ad esempio Anticon e Def Jux?
KB: mi piacciono. Quando è buona musica do sempre il mio supporto, non importa se è commerciale o underground. Se è fatta bene, mi piace.

B: del Gangsta Rap che opinione hai?
KB: ha fatto il suo tempo… Ci sono artisti che magari vengono da una realtà disagiata e ne parlano nei testi dicendo la verità, ma ci sono anche quelli che si atteggiano e basta, non va per niente bene. Gli N.W.A., Scarface… Loro erano fighi. Ma adesso nessuno racconta più esperienze vissute davvero.

B: cosa ne pensi dei dj che non usano più i vinili?
KB: lo stiamo un po’ abbandonando, la tecnologia è talmente avanti tra Serato, CDJ… Alla fine se sei bravo, sei bravo con qualunque mezzo. Devi comunque aver talento per utilizzare queste apparecchiature, se hai le skill coi vinili ce le avrai anche col Serato. Un sacco di gente mi chiede anche se, come programmi, vanno bene Fruity Loops o altri, ma non importa che software usi, l’importante è che tu abbia talento!

B: direi che ho più o meno esaurito le mie due pagine di domande… Anticipaci qualcosa dei tuoi nuovi lavori.
KB: come ho detto prima, a gennaio esce l’album con LMNO, sto lavorando a un EP intitolato “Random Joints” che dovrebbe uscire a febbraio. Poi ho prodotto un paio di tracce per il nuovo album di Kaimbr, “Why Be Somebody Else”, e Oddisee, Cy Young… Faccio sempre beat e non potete prevedere su quali album comparirò!

Intervista a Oddisee

B: sei soddisfatto del pubblico italiano? E’ la prima volta che ti esibisci in Italia?
Oddisee: sono già stato in Italia ma è la prima volta che mi esibisco qui. E’ stata una bella prima esperienza!

B: Oddisee, come mai questo nome d’arte?
O: ho letto il libro di Omero quando ero più giovane e mi era piaciuta così tanto l’idea che viaggiando si scoprono tante cose, che è quello che voglio faccia la mia musica, portare chi la ascolta da un’altra parte, dove vorrebbero essere, dove vorrebbero andare.

B: non so quanti anni tu abbia, ma da quant’è che fai musica?
O: ho cominciato a fare beat tra il ’99 e il 2000, è uscita la mia prima canzone nel 2001 o 2002.

B: raccontaci qualcosa di “Foot In The Door”.
O: “Foot In The Door” era fondamentalmente una compilation della mia musica apparsa su album di altri, collaborazioni, pezzi inediti e produzioni messi insieme. Il motivo per cui ho voluto farlo è che oggi si scarica tutto e la gente non legge più, quindi non sa chi stia ascoltando. C’è un sacco di gente che è venuta a dirmi che non sapeva chi fossi, anche se aveva ascoltato tutti i pezzi in cui comparivo ma non sapeva fossi io. E se scarichi è ovvio che tu non sappia chi ha collaborato a un pezzo, non puoi leggerlo. Quindi ho voluto mettere insieme tutte le cose a cui ho lavorato, così la gente capisce che nei pezzi che ha ascoltato c’ero anch’io.

B: quindi sei d’accordo sulla diffusione della musica via Internet, MySpace o iTunes? Non più CD e vinili, l’importante non è il mezzo ma che la tua musica arrivi alla gente, si può dire così?
O: il mio obiettivo è far arrivare la mia musica a più gente possibile. E se Internet è la via più facile e rapida perché ciò avvenga, va bene. Se un domani, per qualche motivo, la gente cominciasse a passarsi la musica via cellulare, allora la mia musica sarebbe diffusa anche tra i cellulari. Se il mezzo cambia, lo cambio anch’io.

B: il tuo ultimo album è mixato da Jazzy Jeff. Com’è andata con lui?
O: mi conosce da molto tempo. La mia prima canzone in assoluto era sull’album di Jeff, “Music Lounge” su “The Magnificent”. Io e Jeff ci siamo conosciuti in quell’occasione, lui è stata la prima persona a introdurmi nel mondo della musica. Non è che io l’abbia chiamato dal nulla chiedendogli di mixare la mia roba.
B: non credo sia facile riuscire a lavorare così a stretto contatto con un personaggio così grosso…
O: è vero, per questo ho apprezzato tantissimo che ci sia un’amicizia con lui pari a quella che ho con altre persone, tanto da potermi permettere di chiamarlo e mettermi d’accordo su quando lavorare insieme. E’ un amico soprattutto, oltre a essere un maestro. Posso andare a casa sua e farmi mixare il CD.

B: sei abbastanza legato in generale a personaggi storici del passato? Quanto credi che siano importanti oggi le radici dell’Hip-Hop, la mentalità Zulu Nation?
O: non ci devo neanche ragionare, fa parte di me. Si sente nelle mie rime, nella mia musica, lo si vede ai miei show, nel mio stile di vita, non è qualcosa di cui devo ricordarmi, sta sempre lì, non l’ho mai abbandonata. Penso sia importante per i ragazzini che stanno crescendo, che non sono più in quel periodo storico, avere qualcuno che gli insegni com’è nato l’Hip-Hop. E credo sia importante per la gente della mia generazione non far mai morire l’Hip-Hop. Penso anche che troppa gente sia bloccata nel passato, fissati con l’old school, così come troppa gente pensa solo al futuro: nessuno dà la giusta importanza a entrambe le cose.

B: appunto, cosa pensi diventerà l’Hip-Hop in futuro? Più Elettronica, un ritorno al classico…
O: penso che l’Hip-Hop continuerà a essere Hip-Hop. Niente di quello che esiste oggi è nuovo, niente. Usano suoni elettronici? Negli anni ’70 c’erano i Parliament/Funkadelic e molti altri gruppi da acustici diventavano elettronici. Tutto torna, non c’è niente di nuovo. Non sono uno che dice oh, questo stile di Elettronica è proprio nuovo, è che col tempo uno se l’aspetta che si ritorni a un certo tipo di sound. L’Hip-Hop è ciclico, adesso è il periodo dell’Elettronica, poi la gente si stancherà e tornerà al suono classico e poi si stancheranno ancora e troveranno qualcos’altro. L’Hip-Hop riflette sempre quello che va al momento ed è una cosa bellissima, perché non è prevedibile. Puoi prevedere cosa succederà nell’Hip-Hop così come puoi prevedere quale sarà il nuovo Presidente, che Governo capiterà, che moda arriverà… Una volta che hai azzeccato tutte queste cose, allora potrai dire quello che capiterà nell’Hip-Hop. Perché l’Hip-Hop è tutto, capisci?

B: sei metà sudanese e metà americano. Le senti le tue radici africane?
O: sì, davvero tanto. La musica africana riesce a farti muovere sempre, quella occidentale solo se è bella ritmata. Le batterie che scelgo io sono poco occidentali, molto sudanesi, le mescolo all’Hip-Hop. Nella maggior parte dei casi non si muove la testa sulla mia musica, le mie batterie sono più fluide, diciamo così.

B: quindi cosa pensi di gruppi come gli Arrested Development, che usano tantissimo sonorità africane quasi tribali?
O: ancora una volta, non mi stupisce, è sempre black music. In un modo o nell’altro, prendiamo degli elementi per crearne di nuovi. Tutto influenza tutto, la black music viene dalla musica degli schiavi e quella arriva dall’Africa. Nella black music non mi sorprende niente!

B: e nell’Hip-Hop da chi ti senti più influenzato?
O: J Dilla, sicuramente J Dilla, lui è il motivo per cui voglio continuare a fare beat. Quando ho sentito che rappava e faceva beat, mi sono detto che era la stessa cosa che volevo fare anch’io. Jay-Z è uno dei miei mc’s preferiti, A Tribe Called Quest… Ora sono anche un grande fan di Kanye West, credo sia uno dei pochissimi che fa ancora tutti i generi di Hip-Hop, non solo uno stile: uptempo, girls songs, party songs, story songs… Fa tutto e non ce ne sono molti che oggi lo fanno, per questo mi piace Kanye.

B: com’è far parte della Low Budget Crew?
O: è incredibile, riuscire a viaggiare per il mondo coi tuoi amici, quelli con cui hai iniziato a fare musica in casa di tua madre e adesso portare questa musica in giro, senza che il business interferisca nell’amicizia. Non sentirai mai nessuno della Low Budget dire ne sono uscito per colpa dei soldi. Fare musica coi miei fratelli, vedere il mondo… E’ la cosa migliore che potesse capitarmi!
B: viaggiate per il mondo, ma siete una crew Low Budget. Scherzando: è un po’ contraddittorio…
O: il nome Low Budget è nato dalle apparecchiature che usavamo in studio. Normalmente la gente spende migliaia e migliaia di dollari per comprarsi tastiere e tutta quella roba lì, mentre noi avevamo soltanto bobine e microfoni ma facevamo buona musica comunque. Il punto non è cosa usi, ma come lo usi.

B: come ultimissima domanda vorremmo sapere in anteprima di qualche tua nuova uscita.
O: vediamo se me le ricordo… Sono su tre tracce del CD di J-Live che esce a febbraio, ho fatto un intero album con Freddie Foxxx, dovrebbe uscire un album Jazz che ho fatto con due ragazzi chiamati Avenue 2, sarà Hip-Hop con Jazz. Dal mio blog poi potete scaricare “101”, il mixtape. Il mio primo album solista sarà pronto per dicembre, poi c’è un EP di Bossa Nova brasiliana che ho chiamato “Viva Brazil”… Rimo e produco un po’ ovunque, troppa roba!

Intervista a Kaimbr

B: prima di tutto: sei soddisfatto del pubblico italiano? E’ la prima volta che ti esibisci qui in Italia?
Kaimbr: sì, è la mia primissima volta in Italia e finora è uno dei migliori live che abbia mai fatto.

B: se non sbaglio sei nato a Guantanamo Bay, a Cuba. Ti senti più cubano o americano?
K: mi sento decisamente più americano, ma la cultura ispanica e latina ha molta importanza nella mia vita. Ho ricevuto molto amore da entrambe le parti. Adoro tutto ciò ed è una gran cosa vedere che ovunque ci sono persone che apprezzano la tua musica. L’influenza si sente ovunque, credo sia l’Hip-Hop che unisca tutto.
B: e l’influenza cubana di cui parli è presente anche nella musica che fai?
K: sì, sicuramente anche nella musica che faccio. Ascolto un sacco di dischi di musica cubana, brasiliana… E’ una cultura unica, anche se sembrano cose separate. Non si può negare che in quella musica ci siano delle belle percussioni e altri suoni. Di solito si campiona Soul, io cerco di campionare tutto ciò che abbia del sentimento, cose che apprezzo molto. Tutta la musica mi influenza, da quella cubana al Pop fino al Rock, si può cavare qualcosa di buono da tutto.

B: quindi credi in un concetto universale di musica, senza limitarsi all’Hip-Hop?
K: sì… Se è Natale non vuoi sentire del Punk Rock, vuoi sentire le canzoni di Natale! Dipende dal momento, dall’atmosfera… Che musica è giusta in quel momento. Quando le vibrazioni si congiungono, non puoi far altro che goderti quel momento, spero che capiti anche alla gente che ascolta la mia musica.

B: tu nasci come rapper ma successivamente ti sei dato anche al beatmaking. Puoi spiegarci questa scelta?
K: è una domanda buffa, perché come mc avevo cominciato prima di entrare nella Low Budget. Ho girato parecchio e lavorato con tanti produttori e ho sempre avuto la passione di fare musica perché è una cosa che mi ha sempre influenzato. Sono cresciuto suonando la batteria nella chiesa di mia nonna con la band e tutto il resto. Ho sempre avuto la passione per la musica, ma non sapevo come realizzarla: Dio benedica Kev Brown e Oddisee, mi hanno insegnato loro a fare beat, come strutturarli, come far sentire bene le batterie. So, big ups to those cats right there, non avrei mai imparato a fare beat se non ci fossero stati loro. E’ una cosa bellissima e adesso che sono in grado di produrre, non mi devo più preoccupare se Kev è occupato o lo è Odissee: vado in studio e provo a far qualcosa di buono che piaccia alla gente. Posso andare avanti senza dovermi preoccupare delle tabelle di marcia altrui. Posso lavorare coi miei tempi, che è una cosa molto comoda per realizzare musica.

B: cosa significa per te far parte della Low Budget?
K: per me è tutto. Perché di tutte le crew che ci sono in giro che fanno musica, prima che entrassi a farne parte, ero un fan della Low Budget! E ancora adesso lo sono. A volte, quando siamo in tour e c’è Odissee che si sta esibendo, mi ritrovo al lato del palco a cantare le sue rime, ascolto ancora Kev Brown come farebbe un fan. E far parte della loro stessa crew è grandioso, perché sento che c’è un vero, autentico sound Hip-Hop, il vero movimento che viene portato avanti in modo potente. Sono onorato di far parte della Low Budget Crew, non vorrei far parte di nessun’altra crew al momento.

B: sei anche nella Rawkus 50, puoi spiegarci un po’ cos’è? Perché chissà se e quando arriverà in Italia…
K: la Rawkus 50 è una collaborazione tra dj, rapper e produttori. Siamo tutti online, quindi potrete scaricare il mio album e il resto della Rawkus 50 online. Big ups to Cy Young and Dj Roddy Rod, che sono della Low Budget e fanno anche parte della Rawkus 50. Adesso, come Low Budget, siamo sotto la Rawkus Records. Il nome del mio album è “Why Be Somebody Else”, procuratevelo, prendetevi l’album di Roddy Rod, “The Blunt Park Sessions”, l’album “Exactly!” di Cy Young… Magari vi arrivano con mesi di ritardo nonostante le stampe europee, ma al limite chiedeteceli sul MySpace, preordinateli.
B: la Rawkus è un po’ scomparsa per qualche anno, ma nell’ultimo periodo stanno uscendo delle cose molto interessanti. Cos’era successo?
K: onestamente, non ne facevo parte per cui non so cosa fosse successo. So solo che i proprietari dell’etichetta sono dei grandi, hanno un gran gusto musicale, hanno tirato su artisti come Hezekiah – è appena uscito il suo album, prendetevelo! E’ bello vedere che sta tornando un po’ di vero Hip-Hop, non che prima non ci fosse, è che ce n’era poco. Ora sento che sta tornando il vero Hip-Hop e credo che la Rawkus sia responsabile di questo fenomeno, online e nei negozi.

B: e tu che cosa farai, nel prossimo futuro?
K: sto lavorando a un album con Awthentik, rimiamo entrambi. Io faccio la maggior parte dei beat, sta venendo benissimo, l’abbiamo quasi finito e dovrebbe uscire in primavera. Poi io, Cy Young e I.Q. stiamo lavorando a un album, è una prova, Nu System è il nome del progetto, vogliamo portare delle nuove onde sonore, fare la musica che ci piace fare. Questi sono i progetti che vi potete aspettare da Kaimbr! Ah, sicuramente un altro album strumentale, ogni anno cerco di fare qualcosa di diverso da proporre alla gente, sperando che piaccia.

B: ok, grazie!
K: thank you guys so much! RapManiacZ!
B: …dot com!
K: word!

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Blema