Intervista a Dj Argento e Torbi (10/05/2022)

Dopo l’uscita di “Identità/Oscurità”, nel 2020, il quartetto formato da Dj Argento, Torbi, Tecà e Marcialledda ha realizzato l’EP “!#%&$!!!”, fuori lo scorso aprile in digitale e nel catalogo Aldebaran Records in vinile. Un’uscita che guarda con orgoglio alla tradizione Hip-Hop, ma capace comunque di adottare un linguaggio proprio, frutto di quattro identità artistiche ben definite e pienamente mature. Abbiamo chiesto ai primi due di raccontarci in dettaglio di questa nuova esperienza, forse un inizio di qualcosa che ascolteremo solo in futuro…

Bra: ci sono quattro artisti, Dj Argento, Torbi, Tecà e Marcialledda, e un titolo, anzi un grawlix, “!#%&$!!!”. Manca il nome del gruppo: il progetto va inteso come un episodio a sé, o si tratta di un tassello che avrà un successivo e più largo sviluppo?
Torbi: volutamente abbiamo deciso di tenere le nostre singole identità e non racchiudere il tutto in un unico nome, ci riteniamo un gruppo non gruppo, ma alla fine un’unica entità. Nel 2020 avevamo già lavorato assieme trovandoci in piena sintonia tra noi, ci eravamo prefissati di lavorare ancora e sono nati, direi in maniera del tutto naturale, diversi brani che poi abbiamo racchiuso in questo EP. Il titolo del progetto è una provocazione, non voglio dire che volevamo andare controcorrente, ma quasi: in un’era in cui tutto viene indicizzato e catalogato, ci sembrava del tutto particolare identificare l’intero progetto con dei segni tipografici, come a complicarci la vita perché di difficile comprensione e fruizione. L’intento era anche quello di spostare l’attenzione dell’ascoltatore verso il significato dei brani. Ci abbiamo preso gusto, stiamo pianificando la realizzazione di un nuovo progetto, anche se al momento è ancora nella sua fase embrionale. Vedremo col passare del tempo cosa succederà.

B: siete tutti pugliesi e, più o meno, della medesima generazione; a parte ciò, cosa vi unisce e cosa ha condotto alla realizzazione dell’EP?
T: sì, grosso modo siamo della stessa generazione e ci conosciamo da tanti anni, ma per assurdo non c’era mai stata occasione di lavorare assieme in maniera concreta per la realizzazione di musica inedita. Come dicevo prima, lo si è fatto in primis per il gusto di farlo. La nostra maturità ci ha spinto a strutturare brani che andassero oltre gli stereotipi dei classici pezzi Rap. La scelta delle musiche e delle tematiche non è mai casuale, ci piace lasciare un messaggio concreto che rimanga nel tempo. Quindi cosa ci unisce? Sicuramente la stima reciproca, i nostri percorsi artistici sono simili, sotto l’aspetto musicale e anche per l’attitudine che ci contraddistingue, legata anche al concetto di cultura Hip-Hop.

B: tra gli ospiti abbiamo Danno, Sha-One e Ice One, a loro volta – sebbene tutti in attività – esponenti di una scuola che ha radici negli anni ottanta, e in “Ragione chiama odio” anche gli scratch guardano in quella direzione (da Lou X a Kaos). Implicitamente, “!#%&$!!!” nasce nel solco della tradizione, pur non volendosi esaurire in questa: vi ritenete dei nostalgici, nell’ambito musicale?
T: proveniamo tutti dagli anni novanta, abbiamo vissuto in pieno la golden age del Rap italiano e per forza di cose ci sono dei rimandi a quel periodo. Le jam sono state il nostro pane quotidiano, era lì che trovavi il modo e l’occasione per stare assieme condividendo con gli altri la tua passione. Siamo dei nostalgici? Non direi; o meglio, non siamo di certo tra quelli che dicono era meglio prima e che oggi tutto fa schifo. Ogni periodo storico ha le sue peculiarità, ci sono aspetti positivi e negativi che poi rimandano alla vita vissuta. E’ indubbio che abbiamo avuto dei riferimenti, Lou X, Kaos, Sangue Misto, Colle der Fomento, La Famiglia, Dj Lugi… Sono stati e sono ancora per noi fonte di ispirazione.
Dj Argento: per quel che mi riguarda, mentirei se dicessi che non sono un nostalgico per natura. Per qualche strano motivo a me del tutto ignoto, mi ritrovo sempre a scavare indietro nel tempo in qualsiasi cosa faccia e qualsiasi genere musicale ascolti. Non sono così cieco da definire migliore il vecchio a prescindere, ma ritengo che in molti casi, almeno nella musica, si sperimenti sempre attingendo da qualcosa che è già stato fatto, da cliché già ben collaudati, per cui sono in un perenne stato di deja vù musicale… C’è però tanta musica moderna davvero ottima, tantissimi generi a me sconosciuti, ben realizzati e con una carica energetica esplosiva, solo che tutti hanno una base solida già ben ricalcata e formule collaudate da altri prima di loro. Riguardo la scelta, invece, di featuring golden age, be’ per noi loro sono dei punti di riferimento, come ha già detto Torbi: oltre a essere un vero privilegio poter continuare a lavorare con loro, è anche una questione di linguaggio, poter arrivare al risultato desiderato senza doversi spiegare più del dovuto.

B: parliamo in dettaglio dei tre brani in scaletta. Si comincia con “Vino”, fuori anche in video, che omaggia Piero Ciampi e, non a caso, ha un po’ l’andatura e il mood di uno stornello. Si percepiscono un senso di disperazione e malinconia, smorzati appunto dal tono un po’ ubriaco delle liriche e del ritornello: quella raccontata è un po’ la storia di tutti noi, che sbandiamo tra desideri e sconfitte?
DjA: decisamente sì… Nella vita ci ritroviamo sempre a fare delle scelte amare ed è giusto che sia così, altrimenti non impareremmo mai a vivere. Dover fare i conti tra ciò che ti fa sentire vivo e ciò che ti ammazza, tra una gioia irresponsabile o una noiosissima sobrietà. Quella sensazione di volersi lasciar andare… Personalmente, di recente mi trovo spesso a dover fare scelte del genere, con ogni probabilità è il mio lato più giovane che scalcia, che mi fa notare che la vita è una e va celebrata in ogni secondo della giornata, che va goduta anche con un pizzico di sana incoscienza, pur mantenendo attivo il proprio lato più vigile e attento. Difficile gestire entrambe le pulsioni, specie quando si hanno responsabilità importanti, ed è qui che si imparano ad accettare anche le sconfitte, ingoiando forzatamente quelle scelte doverose che non potrai mai cambiare.

B: tra l’altro il brano è disponibile in due versioni, diverse ma entrambe riuscitissime, la tua e il remix (se non erro su sample di “These Boots Are Made For Walkin” di Nancy Sinatra) di Ice One. Come mai questa scelta e quando è stato coinvolto il produttore romano, in fase di realizzazione o una volta chiuso il lavoro?
DjA: abbiamo coinvolto Seby a lavori quasi ultimati. Gli ho proposto il remix di questo brano in particolare, oltre che per il suo vecchio legame con Danno, anche perché ero certo che mi avrebbe restituito una sua visione personalissima del mood del pezzo; e infatti così è stato. Per me Seby è un punto di riferimento, da sempre. Quindi, quando ne vale la pena, tento sempre di includerlo nei progetti che mi riguardano.

B: “Ragione chiama odio”, nove voci (si aggiungono Brisk, Siel-One, Brnà, Verso e Sentaur dei No Fang, più Zazza) e il cantato di Nikaleo nel refrain. Una posse tutta in dialetto che conferma il timbro un po’ amaro dell’EP: qual è il fil rouge dei singoli interventi?
T: l’intento era quello di realizzare una sorta di posse track che non fosse la solita traccia autoreferenziale, quindi si è deciso di scrivere le rime partendo da una tematica predefinita. Volevamo mettere in risalto le difficoltà e le controversie che caratterizzano i rapporti umani, inariditi dalla pandemia, e ognuno di noi ha dato la propria visione della cosa. Si è voluto fortemente inserire i No Fang e Zazza, in primis per l’amicizia che ci lega, ma anche per il loro talento indiscusso, soprattutto per quanto riguarda il Rap dialettale. In seguito, Nikaleo ha chiuso il cerchio arricchendo la traccia col suo cantato.

B: “Sfaccimm” ha un tiro Rock e traccia un profilo non esattamente lusinghiero dell’essere umano. Involontariamente, viene da pensare all’attualità, alle tragedie in atto e a quelle che magari abbiamo già dimenticato. La musica può aiutarci, in qualche modo?
DjA: la musica mi aiuta quasi sempre, quantomeno a rendere più digeribile certe cose che altrimenti sarebbero davvero difficoltose. E’ anche vero che l’unica cosa che può aiutarci è l’amore; e non lo dico per essere ridondante, inizio a crederci davvero. Fino a qualche tempo fa non l’avrei mai detta una roba del genere, ma credo che se avessimo avuto un po’ di amore in più in corpo, probabilmente certe carognate l’uomo non le avrebbe mai commesse…

B: dicevo di tre brani, in realtà è la strumentale “Lonely man” a chiudere il cerchio. Un solista di Dj Argento, cui quindi chiedo qualche dettaglio tecnico sulla produzione di “!#%&$!!!”.
DjA: ho lavorato alle musiche dell’EP in modo molto rilassato, attingendo da quanto suggeritomi da Tecà per “Vino”, ispirandomi a un mood quasi west coast nel synth utilizzato, poi drammatizzato dal sample e dai violini del ritornello, che completano il quadro. Riguardo “Sfaccimm”, invece, si tratta di un sample di Funk italiano, che ho notato grazie ai lavori che faccio con Gianluca 2Daze della Tava Tava, che ripropone in vinile vecchie soundtrack quasi dimenticate. Tecnicamente, il mio flusso di lavoro è rimasto invariato, uso sempre e solo Pro Tools per produrre, niente di nuovo dunque, né esoterismi vari da cui attingere.

B: a dispetto della breve durata, cogliamo un mix di suoni e sfumature che sfiorano anche generi come Reggae e Raggamuffin. E’ una tendenza che, su base regionale, lega realtà del passato (penso ai Sud Sound System) ad altre del presente (ad esempio Miss Fritty); è come se la scena pugliese avesse conservato legami che l’Hip-Hop italiano ha invece per lo più tranciato: secondo voi da cosa dipende?
DjA: storicamente, il Rap stesso nasce dal toasting giamaicano. I Sud Sound System furono fondati dal barese doc Militant P durante le sue svariate trasferte in Salento. I Sangue Misto, come Neffa, come Gopher e Isola Posse, hanno mantenuto quel legame, tutti hanno attinto dal Reggae e dal Ragga, anche i più moderni Clementino e molti altri ancora… Per cui la domanda che potrei fare io a te, è: a quale scena italiana ti riferisci? Per quella che per noi è la scena Hip-Hop italiana, questo legame non è mai venuto meno. Certo, personalmente spingo la mia musica verso altri indirizzi musicali, ma il ceppo rimane lo stesso, le radici sono le medesime. Poi può piacere o meno, ma non si può far finta che non sia così.

B: “Identità/Oscurità” è stato pubblicato in 10’’, “!#%&$!!!” in 12’’. Il vinile – tornato di moda a dispetto di ogni logica commerciale – per voi è un plus dedicato ai collezionisti, o ritenete sia comunque la modalità più efficace per ascoltare della (buona) musica?
DjA: il vinile è prepotentemente tornato di moda già da alcuni anni e ritengo sia un bene per i fruitori della musica. Forse mi sbaglio, ma l’ascolto che si dedica a un vinile è più attento rispetto alla musica liquida sulle piattaforme, in cui sei tempestato da suggerimenti non richiesti frutto di algoritmi che vogliono venderti di tutto pur di far guadagnare centesimi ai più indicizzati o ai più sponsorizzati. Un vinile necessita di cura, attenzione, delicatezza. Tutto questo non si può pretendere su Spotify. Un vinile non lo ascolti dal cellulare, ma ha bisogno di un’adeguata tecnologia, è sicuramente uno step superiore. Capisco però la comodità della musica liquida, ho anche io il mio account Spotify, ma ci sono frangenti in cui è deleteria. Nel caso specifico, il nostro ultimo lavoro uscirà su vinile 180 gr in edizione limitata di soli 350 esemplari, con una cover che ho personalmente aerografato pezzo dopo pezzo con lo spray e che abbiamo serigrafato a mano da AsattLab di Mola Di Bari, una serigrafia piccola ma molto attiva. Poi il disco conterrà un inserto con i testi delle canzoni, tradotti lì dove serve. Fatto in casa per voi!

B: guardando all’immediato futuro, avete in programma dei live con questa formazione al completo?
DjA: vedremo, se ci arriveranno proposte interessanti potremmo valutarlo seriamente. Ognuno di noi ha un suo repertorio più o meno vasto, che se mettessimo assieme sarebbe davvero una bella mole da portare live, può uscirne qualcosa di interessante…

B: spazio libero per raccontarci tutto ciò che non vi abbiamo chiesto…
T: il progetto è stato prodotto da Aldebaran Records, una piccola etichetta discografica che si è sempre contraddistinta per le sue pubblicazioni raffinate e di qualità, tra le tante ricordo Casino Royale, Gente Guasta, Primo e Squarta… Ci teniamo a spingere queste realtà, ci siamo quasi sempre autoprodotti nella musica e crediamo fortemente che si debba partire dal basso per dare una valida alternativa al mainstream che ci propina prodotti preconfezionati e adatti per la massa, fatte naturalmente le dovute eccezioni. Il nostro EP, oltre a essere uscito in digitale sulle diverse piattaforme, si può già pre-ordinare sul sito di Aldebaran.
DjA: esatto, è doveroso menzionare la Aldebaran di Michael “Deva” Converso, una delle piccole realtà che sono rimaste in piedi in Italia e che, nonostante i costi e i rischi legati nell’investire sui prodotti, tutt’ora ci credono seriamente.

Foto: Fabio Colonna.